45 E mentre tutto il popolo ascoltava, disse ai discepoli: 46 «Guardatevi dagli scribi che amano passeggiare in lunghe vesti e hanno piacere di esser salutati nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei conviti; 47 divorano le case delle vedove, e in apparenza fanno lunghe preghiere. Essi riceveranno una condanna più severa».
21,1 Alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro. 2 Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli 3 e disse: «In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti. 4 Tutti costoro, infatti, han deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere».
La conclusione del cap.24 e l’inizio del cap.25 mettono davanti all’attenzione dei nostri cuori due figure a contrasto, anzi, in certo senso tre figure: da una parte gli scribi di cui Gesù parla al ver.46, insieme ai ricchi che gettano le loro offerte nel tesoro al ver.1; dall’altra sta la vedova povera che rappresenta bene i veri discepoli, così diversi dagli scribi. Mi sembra importante notare che non si tratta di un contrasto tra buoni e cattivi, tra santi e peccatori. Il contrasto che Gesù sottolinea è tra chi vive consegnato alla bontà e alla misericordia di Dio, e chi…è dio a se stesso. Questo insegnamento Gesù lo rivolge a “tutto il popolo”(ver.45), che quindi viene visto in una prospettiva positiva, orientato appunto ad essere interpretato dalla vedova povera.
L’atteggiamento negativo degli scribi sembra avere un’origine precisa quindi nel loro reale “ateismo”, mentre “in apparenza”(“simulant” dice la versione latina) fanno lunghe preghiere. In realtà, proprio a causa di questa loro “solitudine” rispetto a Dio, la loro vita è segnata non solo dai loro atteggiamenti autoreferenziali, ma anche dal male che provocano. Quel “divorano le case delle vedove” non è necessariamente da interpretare come un malaffare, ma può essere colto come segno e conseguenza del loro rigorismo verso gli altri, mentre in loro la devozione è solo apparenza (la vedova povera può essere tra le vittime di questo modo distorto di proporre la volontà di Dio agli altri?).
La vedova povera viene ad assumere però non solo il ruolo di figura di contrasto nei confronti degli scribi, ma anche quello positivo di un’umanità che diventa misteriosamente capace di muoversi secondo Dio, cioè secondo quello che di Dio ci rivela il suo Figlio Gesù Cristo con l’offerta della sua vita. Ella è povera, ma in realtà e ricchissima; dice Gesù:”..ha messo più di tutti gli altri”(ver.3), perchè vi ha messo “tutto quanto aveva per vivere” (alla lettera, “tutta la sua vita”), e in questo modo ha celebrato in se stessa il mistero del Signore che ha datto Sè stesso per noi. La vedova povera diventa quindi figura della Chiesa stessa, cioè di questa umanità nuova secondo Dio. Mentre gli scribi appaiono prigionieri della vecchia condizione rapinatrice descritta dal peccato dei progenitori, che in Caino diventa addirittura omicida e fratricida, lei splende per il mistero dell’Amore che è dono di sè.
L’apice dello splendore di questa figura di donna è che tutto questo ella lo trae dalla sua miseria! Così infatti dice il ver.4, e cioè che i due spiccioli lei li ha gettati a partire “dalla sua miseria”, dove compare un termine che non significa solo povertà, ma addirittura “mancanza”, cioè una condizione da “conto in rosso”, un condizione che richiede i numeri negativi dell’algebra. Sicchè non c’è nessuno che sia escluso dalla possibilità del gesto da lei compiuto.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.