41 Egli poi disse loro: «Come mai dicono che il Cristo è figlio di Davide, 42 se Davide stesso nel libro dei Salmi dice:
Ha detto il Signore al mio Signore:
siedi alla mia destra,
43 finché io ponga i tuoi nemici
come sgabello ai tuoi piedi?
44 Davide dunque lo chiama Signore; perciò come può essere suo figlio?».
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Mi accosto con tremore alle parole che oggi il Signore ci regala! Le indicazioni che trovo qua e là da parte degli esperti mi lasciano perplesso. Chiedo aiuto al Signore, e a voi chiedo pazienza, perchè queste sono le occasioni in cui più fortemente avverto dentro di me un’obiezione circa questo mio assurdo tentativo di comunicare qualcosa della Parola di Dio. In realtà dentro di me tutto è così fragile, e banale, e provvisorio…
Scelgo la strada di connettere ancora una volta le parole del nostro testo a quelle che abbiamo ricevuto prima. Così vi invito a riconsiderare i vers.35-40 di questo capitolo, dove, anche per la preghiera e la riflessione che si è aggiunta a quello che ieri scrivevo, mi sembra di poter dire che Gesù ci ha annunciato con potenza il mistero della nostra vita in Lui. Egli ci ha reso degni – o meglio, adatti – di accogliere la potenza del suo Spirito, e quindi di essere chiamati – e di essere veramente – “figli della risurrezione, nati cioè dalla sua Pasqua , dalla sua morte e risurrezione, dal suo sacrificio d’amore. In tal modo la nostra piccola, povera e fragile esistenza è stata invasa dal mistero di Dio! Penso a quello che al principio del Vangelo secondo Luca abbiamo ascoltato di Maria di Nazaret…ma poi anche di Elisabetta…
Tutto questo sembra oggi essere confermato da Gesù che ci annuncia che siamo stati coinvolti nel mistero stesso della sua Persona, di Lui, Figlio dell’ Uomo e Figlio di Dio. Anche noi, dunque, come figli della risurrezione, figli di Dio (ver.36)!! Anche la nostra piccola vita assunta nel mistero del Figlio di Dio. E quindi ci troviamo oggi in questo suo prenderci per mano perchè possiamo affacciarci un momento a quel mistero che essendo il Mistero della sua persona, è anche il nostro; è ormai il mistero impresso in ogni creatura umana, perchè per tutta l’umanità il Signore è venuto ed ha offerto Sè stesso al Padre.
Il Figlio di Davide è il Figlio di Dio. Per questo Davide lo chiama Signore, o meglio lo sente chiamare così da Dio stesso:”Ha detto il Signore al mio Signore…”(Sal.109(110),1). Per spiegarmi un pochino, mi chiedo per assurdo con voi: davanti al suo bambino, un papà può pensarlo così? Può, in certo modo e con molta prudenza, dire del suo bambino quello che Davide dice di quel suo figlio che è in realtà il suo Signore? E’ questa la domana stupefatta che Davide trasmette a tutte le generazioni che ascoltano questo Salmo.
Forse è meglio che la pianti! Per questo termino chiedendomi insieme a voi se non sia più prudente tenere il testo più aperto e più semplicemente interrogativo, come forse appare nella versione originale di Luca. Allora è meglio togliere quel “mai” del ver.41 per lasciare semplicemente “Come dicono che il Cristo…”. E al ver.42 tradurre più letteralmente “lo stesso Davide infatti…”. E al ver.44 lasciar perdere quel “perciò come può essere suo figlio”, per tenere semplicemente, alla lettera “come è suo figlio”. In questo modo le domande sono meno “retoriche”, sono più reali e drammaticamente sempre attuali in ogni spirito e nella comunità credente nel suo insieme. E diventa importantissimo considerare come proprio in forma di domanda – domanda incessante, perennemente incalzante – il Signore ponga il mistero davanti ad ogni generazione e ad ogni credente.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Fin da ragazzo, la lettura di questa pagina mi appariva piuttosto oscura: Gesù che chiede…, la citazione del Salmo con quella “complicazione”: “Disse il Signore al mio Signore…”. – Don Giovanni ci ha dato qualche bel suggerimento, sempre in positivo, com’è sua abitudine e metodo. Io aggiungerei che Gesù sembra voler correggere, ancora una volta, l’idea e l’aspettativa di un messia “davidico”, forte della sua potenza e regalità. Il messia di Gesù – se così si può dire – è invece quello dell’asinello, è quello che va nella vigna per esservi estromesso e ucciso… Però è un messia che appartiene all'”ordine” di Dio, che ha la condizione divina…, ed è messia per tutti.
v. 44: “Davide dunque lo chiama Signore; perciò come può essere suo figlio?”. Gesù è il Signore. Gesù è il figlio. Mi viene in mente l’annunciazione. Gesù, il Signore, è il figlio di Maria. E tutti noi ci ritroviamo in lei, a generare al mondo il Cristo. E ancora in Lc 11, 27-28 leggiamo “Mentre diceva questo, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: “Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!”. Ma egli disse: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”” Ascoltare la parola e osservarla, custodirla, viverla, questo ci rende beati, più dell’aver generato e allattato il Cristo. Far nascere al mondo la parola incarnata, nutrirla, farla crescere. Questo è il dono di Dio per ognuno di noi. Questo è il compito. Tutti siamo chiamati ad essere madre per Gesù. Gesù è il Signore. Ma è anche il figlio. Gesù può venire nel mondo solo se noi lo portiamo alla luce. E quel Gesù che cerchiamo di portare alla luce è il Signore. Infinitamente ci supera. E’ nostro come un figlio ed è più grande di noi. Forse ci si può accostare al Mistero solo così: non facendo una semplice affermazione ma un’affermazione e il suo contrario. Solo così ci rendiamo conto di non poter mai abbracciare con la nostra mente il mistero di Dio, ma solo di poterne avere una pallida e fuggevole intuizione.