45 Entrato poi nel tempio, cominciò a cacciare i venditori, 46 dicendo: «Sta scritto:
La mia casa sarà casa di preghiera.
Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!».
47 Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo; 48 ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole.
Mi ha colpito la prontezza di Gesù, che appena entrato nel tempio caccia i venditori.
La Sua casa non è una ‘spelonca’, intanto, dove per esempio nella Genesi ci seppellivano i morti. Non è un posto di morte.
E non è nemmeno un posto per i ladri. Ho visto nell’accusa di furto una certa avidità, rapacità nel prendere per sé le bellezze,le preziosità del Regno. Ladri perché si tengono per sé doni e tesori che sono da mettere al servizio di tutti. Mi è venuta in mente la mina riposta nel fazzoletto.
‘Ogni giorno insegnava’ mi è sembrato molto bello per il nostro cammino nel Vangelo di Luca, come se non abbia mai smesso di insegnare ogni giorno.
Molto importante anche l’ultimo versetto in cui i sacerdoti, gli scribi e i notabili non riescono a farlo morire perché ‘tutto il popolo pendeva dalle sue labbra’. Vuol dire forse che l’ascolto della Parola ostacola la morte e genera vita?
Mai come in questi giorni la presenza di Gesù a Gerusalemme mi è sembrata così avvolta da debolezza. Avverto fortissima l’opposizione dei suoi avversari e la loro determinazione negativa nei suoi confronti. Sarei quasi tentato di vedere tutto nella prospettiva di “gesti disperati”, se non avessi una modesta percezione che in tutto questo si manifesta la regalità di Dio, ben diversa da quella del mondo! E’ dunque la mitezza del suo ingresso come re umile e il suo pianto sulla città quello che ci introduce nel suo gesto contro i venditori del tempio. Un gesto di assoluta inefficacia reale, che quindi va colto e collocato nella grande tradizione dei gesti profetici, potentissimi per manifestare la volontà e il disegno di Dio, quanto del tutto impotenti nell’ambito dei criteri e dei giudizi del potere mondano.
In questa prospettiva mi sembra si debba collocare la memoria che Gesù fa della profezia di Isaia e di quella di Geremia, accompagnandola con la cacciata dei venditori del tempio, che penso già ritornati al loro posto in un quarto d’ora, e in un clima di ancor più forte avversione nei confronti del Signore. Oggi noi magari sporgeremmo denuncia in questura, Lui preferisce compiere un gesto che sfiora il grottesco e il ridicolo! Per questo appare grottesco e ridicolo l’utilizzo del nostro testo per giustificare la violenza contro le persone! Sarebbe come pensare che lo scapaccione di una mamma a suo figlio evidenzia il suo non amore per lui. E’ proprio l’amore che muove Gesù in questa occasione. Se stacchiamo la cacciata dei venditori dal pianto sulla città ne perdiamo il significato più profondo.
In questo senso Gesù vede il tempio ridotto ad una spelonca di ladri non perchè questi venditori frodano i loro clienti, ma per la frode che globalmente viene commessa nei confronti di Dio. Questo Dio diverso da tutti gli altri dèi, e quindi non corruttibile e non comperabile con sacrifici, ma solo con il sacrificio del cuore. Una volta che il segno esterno non celebra la condizione interiore tutto diventa vuoto e ipocrita.
Ecco perchè i vers.47-48 sono strettamente collegati alla cacciata dei venditori anche se ne possono sembrare lontani! E’ l’insegnamento quotidiano di Gesù nel tempio la vera sferza, e non contro i venditori del tempio, ma contro coloro che del tempio si sono impadroniti, i veri “ladri”, i sommi sacerdoti, gli scribi e i notabili del tempio (ver.47). In contrasto con loro sta questo popolo! Si fa sempre notare come presto si avventerà contro Colui che ora ascoltano con tanta intensità. Ma questo, mi sembra, ancor più enfatizza una certa “innocenza” della povera gente, così facilmente ingannata e deviata da chi tiene il potere. Questo mi sembra ancor più confermato da quel verbo “pendere” – “il popolo pendeva dalle sue parole”(ver.48) – che ha il suo impiego diretto nel pendere dei corpi dalla croce! Direi che non si può mettere in dubbio il fatto che questo ascolto delle parole del Signore sia molto serio!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Wow, che bei commenti!
Leggendo i paralleli degli altri evangelisti si nota come Lc sia molto più essenziale nel raccontare questo episodio. Non parla di fruste, rovesciamenti di tavole, cambiamonete, pecore, buoi… Per questo il v.47 mi sembra molto significativo: Gesù riempie, qualifica, rinnova la sua casa semplicemente con il suo insegnare nel tempio. Ogni giorno!
I capi religiosi sono disorientati: prima “facevano” della casa del Padre una spelonca di ladri, ora non “trovano”, non sanno cosa fare.
Ricordate Gesù piccolino trovato nel tempio tra i dottori? Ora al posto dei dottori c’è tutto il popolo che appassionatissimo lo ascolta e non riesce a staccarsi da Lui.
Dopo aver pianto alla vista della città, Gesù è entrato in essa: è finalmente arrivato a quella meta cui aveva puntato con decisione, con determinazione “indurendo il suo volto”. Ora, non va in giro per la città: Gerusalemme, per lui, è la spianata del Tempio, il luogo di convergenza di tutto Israele all’incontro con Dio. Gesù vuole che ridiventi “luogo di preghiera”; poi, ogni giorno è lì per insegnare (nel versetto successivo si ripete che “istruiva il popolo nel Tempio e annunciava il Vangelo”). Il Signore, però, non vuole “restaurare” il Tempio e la sua economia: Egli porta una novità radicale. Il Tempio di Dio è ormai il suo corpo, come dice il passo parallelo di Giovanni. E’ in Lui che incontriamo il Padre, e nella comunità di quanti credono in Lui.
Nella messa di oggi, memoria di S. Petronio, abbiamo letto gli ultimi due versetti del cap. 19. Per la prima volta celebriamo messa anche con Lucia. I giorni scorsi è nata la bimba della Mamma Claudia (13°!).
L’avversione violenta dei capi nei confronti di Gesù non è estemporanea, ma come chiarirà l’inizio del cap.20 ha radici profonde e lontane, già rintracciabili nel rapporto con Giovanni Battista (7,33-35 e 20,1-9), e in tutta la storia di Israele nel rapporto con i profeti (lc 6,23 Lc 20, 9 e seguenti).
Al v. 48 colpisce l’annotazione “tutto il popolo”; tutto, anche se nel v. precedente si diceva del rifiuto di alcuni (i capi). In un certo senso si può dire che questi non sono più popolo. Al contrario il v.48 pone come carattere proprio di tutto il popolo l’ascolto, con quel carattere forte espresso dal verbo pendere. Già al cap 8 Gesù aveva messo in relazione la familarità con lui con l’ascolto (mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la fanno). Inoltre Atti 3,19 cita: “Il Signore vostro Dio vi fara sorgere un profeta come me in mezzo ai vostri fratelli, voi lo ascolterete in tutto quello che vi dirà. E chiunque non ascolterà quel profeta sarà estirpato di mezzo al popoloGesù insegna nel tempio ogni giorno; segno prezioso dell’opportunità data ogni giorno di ascoltare la sua parola.
Anche se in seguito dovrà adempiersi quanto è stato scritto, e quindi il mistero dell’uccisione di Gesù, per la vittoria definitiva sull’inimicizia, qui però si può contemplare la bellezza di questo rapporto del popolo con Gesù, che diventa impedimento ai pensieri e ai progetti violenti nei suoi confronti.