41 Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: 42 «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. 43 Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; 44 abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».
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Il pianto di Gesù su Gerusalemme mi è sembrato davvero una splendida rivelazione di Lui e dell’amore di Dio per noi e di quanto desideri che noi un po’ comprendiamo, sentiamo questo legame.
Ho visto gli altri tre versetti molto legati al Benedictus. La ‘via della pace’, che è lo stesso Gesù, i nemici da cui veniamo salvati, la visitazione’. Mi sembra molto bello il collegamento tra il primo capitolo e questo momento dell’ingresso a Gerusalemme, come unità del Vangelo nella vita, morte e resurrezione di Gesù.
Ho visto due belle notizie quindi oggi, nel Vangelo. Il Signore ci ama e soffre per noi, per il nostro peccato e vuole la nostra salvezza. E come Zaccaria, con il dono dello Spirito Santo, possiamo riconoscere di essere stati visitati (anche dalle parole del Vangelo) ogni giorno, a cominciare da questo. Da oggi!
‘Con il Lume celeste Signore, previenici sempre e dovunque affinché contempliamo con sguardo puro e accogliamo con degno affetto il Mistero di cui Tu ci hai voluti partecipi.’
Con la speranza che il Signore abbia smesso di soffrire per noi sulla Croce.
“Quando fu vicino… “: ieri eravamo a Betania, Betfage e sul monte degli Ulivi, oggi Gesù e i suoi hanno davanti agli occhi Gerusalemme; il viaggio, descritto particolarmente dal vangelo di Luca con tanta attenzione, specialmente dal cap. 9, quando si parla del volto di Gesù diretto con fermezza verso la santa città, ormai volge al termine. Si può dire con San Paolo che “il tempo si è fatto breve”: il farsi vicino di Gesù a Gerusalemme rappresenta il compiersi del cammino della sua vita, della sua obbedienza al Padre fino al dono totale di sè; la pasqua di Gesù e dei discepoli con lui è vicina!
“Alla vista della città pianse su di essa”: un’altra volta solamente si dice nei vangeli che Gesù piange ed è quando egli vede piangere Maria, la sorella dell’amico Lazzaro, prima malato e poi morto, e piangere anche i Giudei che erano con lei (Gv 11,35); allora quel pianto di Gesù veniva commentato dai Giudei: “Vedi come lo amava!”; era dunque un pianto di amore e tale sembra anche quello di oggi su Gerusalemme e quanti la abitano: un pianto di amore, di dolore, cioè di compassione. Questo pianto, posto all’inizio del brano evangelico di oggi, dà un tono diverso a tutto quanto segue: non si tratta di una lamentela del Signore, ma più propriamente di una “lamentazione”, come quelle dell’Antico Testamento, cioè di un canto di dolore e di compassione per le sventure del popolo amato. Non è assente la critica, la denuncia delle colpe: certo, Gerusalemme non ha conosciuto “le vie della pace” e “il tempo della sua visita”, ma tutto questo è inserito nel pianto addolorato di Dio stesso nel suo Figlio e da esso riceve speranza.
Dio ci benedica tutti. Francesco
IL pianto di oggi si collega ai grandi testi profetici; “i miei occhi grondano lacrime…”. Analogamente le parole di Gesù su Gerusalemme hanno molti riferimenti nell’antico testamento, ad es. nei libri dei re e delle cronache che stiamo leggendo; Gerusalemme è forte, inespugnabile se confida nel Signore e nella sua forza; lasciata a sè è fragilissima di fronte ai suoi nemici. Anche sulla base dei testi profetici, si può vedere nella distruzione prospettata oggi la necessità di “ripartire da zero”, il tornare all’ultimo posto per una ulteriore opportunità, seppure dolorosa, per quell’incontro dapprima mancato.
Il verbo “comprendere del v. 42 e “riconoscere del v.44 sono in realtà lo stesso verbo; a sottolineatura del parallelismo tra il conoscere ciò che è per la pace e il conoscere il tempo della visita. Ieri la folla dei discepoli che erano con Gesù aveva proclamato “Benedetto colui che viene nel nome del Signore” e “Pace in cielo”. Ciò che manca a Gerusalemme appare dunque il suo non unirsi alla folla dei discepoli/piccoli/peccatori festante che segue il suo Signore.
Gesù, di fronte a Gerusalemme, non rimprovera nè esorta, ma piange. E’ il tempo del pianto. Se si fa riferimento al pianto di Gesù sulla tomba di Lazzaro, si può cogliere in questo pianto che concerne la distruzione di Gerusalemme, anche già un principio di resurrezione. (vedi anche lo sviluppo i Romani 9-11) .
Io che abito a Gerusalemme ogni tanto la guardo dall’alto e mi chiedo chi sia Gerusalemme, cosa capisca, cosa speri, cosa si aspetti…
In lei abitano tanti popoli, tutti diversi. Ieri sera per esempio intreccio festoso e brulicante tra gli ebrei nella festa di shavuot e i mussulmani nella festa del Ramadan.
Il Signore piange davanti alla morte: quella di Lazzaro in Gv11, la sua nel Getsemani, quella della città del suo popolo qui.
Penso che il pianto di Gesù sia inevitabile. Piangerebbe anche oggi? Forse si. Ma l’avvenimento dirompente che solo può far cambiare il corso della storia, smuovere l’inerzia passiva e violenta della città santa, liberare i nostri cuori peccatori è la Pasqua di Gesù.
Mi sono ricordato del profeta Isaia
al cap.52: 14 Come molti si stupirono di lui – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo – 15 così si meraviglieranno di lui molte genti; i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai ad essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito. 53:1 Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? (da leggere tutto!).
Il segno del piccolo re umile che muore e risorge è presentissimo nella nostra vita qui e ovunque. A quello dobbiamo convertirci!
CIAO BRUTTI..!
BENITO