20 Interrogato dai farisei: «Quando verrà il regno di Dio?», rispose: 21 «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!».
6 Commenti
maurizio
il 17 Settembre 2007 alle 06:09
Ho trovato molto bello il passaggio che il Signore ci fa fare oggi dai due verbi al futuro ‘verrà’ e ‘dirà’ al verbo essere al presente: ‘il regno di Dio è in mezzo a voi!’. Come se il tempo delle profezie sia giunto a compimento perché il Re è finalmente arrivato. Il fatto che nessuno possa dire ‘eccolo..’, che il regno ‘non si lascia osservare’, mi è sembrato un richiamo piuttosto forte ai passaggi passati nei capitoli indietro dove siamo perduti e ritrovati non per una nostra lucida e consapevole iniziativa ma per la misericordia del Padre. Così il Regno ci è tutto sempre donato e mai raggiunto individualmente. Mi ha colpito anche che il Regno sia già ‘in mezzo’ a noi. Sicuramente nella Parola e nell’Eucarestia. Poi ho visto anche un richiamo all’amore tra i fratelli come segno di presenza del Regno. Come quel passaggio della Regola che dice: ‘la carità che è lo stesso Spirito Santo’. Personalmente oggi Vangelo davvero entusiasmante.
giovanni nicolini
il 17 Settembre 2007 alle 06:37
Le poche parole affidate oggi alla nostra preghiera sono probabilmente molto più rilevanti di quello che io riesco a percepire. Del resto questo va detto per ogni versetto della Bibbia! Ma quando le parole del Signore si presentano con tanta concisione – tra l’altro solo Luca tra gli evangelisti le riporta con questa precisione – sembrano racchiudere spazi enormi d sapienza e di esperienza. In più bisogna dire che il ver.21 porta un’espressione che il traduttore italiano ha reso con “in modo da attirare l’attenzione” che è presente solo qui nel Nuovo Testamento, ed è assente nell’Antico Testamento in lingua greca. Ed è forse il termine più forte del nostro testo. Notiamo innanzitutto che alla domanda dei farisei Gesù sembra non rispondere. Loro gli chiedono “quando verrà..” il regno di Dio e Lui risponde sul “modo” della sua presenza. Questo sembra voler suggerire che “il regno di Dio” è già presente, e ciò viene confermato esplicitamente dalle parole di Gesù “…il regno di Dio è in mezzo a voi”. Mi permetto di suggerire una piccola via per cercare di entrare nelle parole di Gesù, e cioè di ripercorrere quanto abbiamo ascoltato in questo cap.17: il grande tema del perdono ai vers.1-10, dove dicevamo che la parabola del servo dei vers.7-10 si può forse intendere come affermazione della doverosità assoluta e senza fine di questa diaconìa della misericordia. I vers.11-19 ci hanno parlato del rendimento di grazie al Signore per la sua opera di salvezza. Perdono e rendimento di grazie come fisionomie privilegiate della nuova umanità nata dall’incontro con il Figlio di Dio. Penso che che queste siano tra le grande manifestazioni del regno di Dio. Il regno di Dio dunque si manifesta attraverso gli atteggiamenti profondi dei discepoli del Signore. Vi riporto una frase difficile che ho trovato e che tenterebbe di spiegare in questa linea il significato di quell’ “in modo da attirare l’attenzione” di cui prima facevo cenno. Secondo questo suggerimento il regno di Dio “è presentemente operante, ma non è constatabile come oggettivamente presente nè come necessariamente veniente”. Dunque il regno c’è ed è qui, ma non è verificabile secondo i criteri razionali, o scientifici, o politici…che verificano la presenza e la rilevanza delle realtà mondane. Come tale il regno di Dio non si può proporre o imporre come le altre realtà. Lo si può annunciare e lo si può testimoniare. Ma è pericoloso e in genere del tutto sbagliato mondanizzare la sua sostanza facendone il luogo di una “religione civile” che i credenti possano pretendere di veder prevalere su ogni altra interpretazione della vita umana personale e collettiva. Questo non vuol dire che esso è irrilevante, nè che è chiuso nella sfera intimo personale o riservato ai soli membri della comunità credente. Infatti un altro problema del nostro testo è quello di rendere con esattezza ed efficacia l’espressione resa in italiano con quell’ “in mezzo a voi” del ver.21. Una sapienza del perdono e del rendimento di grazie, che è poi una sapienza della carità, è certamente visibile e potente, ma non ha la visibilità e la potenza delle realtà mondane. E’ testimonianza, nella storia personale e comune, del mistero di Dio. Penso di avervi profondamente delusi. Non vogliatemene troppo. Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
mapanda
il 17 Settembre 2007 alle 06:46
Il testo di oggi riprende evidentemente tante sollecitazioni provenienti dai testi precedenti, a cominciare dal versetto che immediatamente precede sulla fede del lebbroso samaritano. In particolare abbiamo citato la parabola del granello di senape gettato nel campo e del lievito nascosto nella farina. Inoltre la richiesta dei farisei di segni dal cielo e la risposta di Gesù che rimanda al segno di Giona. Ancora la domanda se sono molti quelli che si salvano e la risposta di Gesù sulla porta stretta; e l’esclamazione di uno dei commensali “Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio” e la risposta di Gesù con la parabola del servo inviato agli invitati a dire che è pronto e il loro rifiuto, e l’ulteriore invio in ogni dove a raccogliere chi non sarebbe nella condizione di essere invitato. Tutti questi testi e altri portano a pensare che anche oggi Gesù sposta l’attenzione sul presente e sulla sua presenza, sul suo essere profondamente in mezzo e dentro all’umanità come quel seme di senape e quel lievito, e che non si tratta di cercare o aspettare altro, anche dal cielo, ma di credere che nella piccolezza di Gesù c’è già tutta la potenza del regno di Dio.
andrea bergamini
il 17 Settembre 2007 alle 07:27
Condivido l’entusiasmo di Maurizio che ci precede sempre con i suoi illuminanti commenti! Grazie.
Del regno di Dio nessuno dirà eccolo qui o eccolo là. Non attira l’attenzione, non si nota… non si vede. Mi hanno incuriosito due paralleli della Bibbia. Il primo Gv 3, il dialogo tra Gesù e Nicodemo. Al v.3 dice: “In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio”. Per vedere il Regno è necessario diventare creature nuove, rinnovate dal Battesimo, dallo Spirito Santo, dal perdono. L’altro parallelo è Gv 18 il lungo dialogo tra Pilato e Gesù: “tu sei il re dei Giudei?”. Qui scopriamo che questo Regno è speciale, non è di quaggiù, non ha milizie… E di questo Regno il re è Gesù, che muore crocefisso.
Se “il regno di Dio è già tra noi”, vuol dire che Egli – in quanto nostro Signore e sovrano – è responsabile delle nostre vite, del nostro benessere: ha cura di noi fin nei più piccoli aspetti… Ma è anche vero che tutto ciò (spesso) “non si fa osservare”; è come la pianticella di senape (l’abbiamo vista in Palestina: non ha niente a che fare con un albero grande e imponente); è il lievito disperso nella pasta…, come hanno indicato i precedenti commenti. Che vuoto, a volte, per noi, così legati a ciò che ha un’evidenza materiale, tangibile, così vincolati alle leggi della fisica e alla razionalità… Ci aiutano, allora, la risposta di fede del lebbroso samaritano e la preghiera che abbiamo fatto qualche giorno fa: Signore, aumenta in noi la fede!
massimo masini
il 17 Settembre 2007 alle 12:51
Gesù non risponde (non sta a noi sapere i tempi e i momenti), ma pone in noi stessi il problema. Siamo noi che non ci accorgiamo della sua presenza, magari come i 9 lebbrosi che continuano il loro cammino tranquilli e irriconoscenti. Il Regno di Dio è Gesù stesso, che opera in maniera nascosta ma incessante, non statica, come il seme (che non si può vedere sotto terra)o il lievito (nascosto nella pasta). Gli atteggiamenti di gratitudine del lebbroso, o dell’umiltà del servo inutile (meglio semplice) o del perdono illimitato, sono vie scelte da Gesù per manifestare la sua presenza
Ho trovato molto bello il passaggio che il Signore ci fa fare oggi dai due verbi al futuro ‘verrà’ e ‘dirà’ al verbo essere al presente: ‘il regno di Dio è in mezzo a voi!’. Come se il tempo delle profezie sia giunto a compimento perché il Re è finalmente arrivato.
Il fatto che nessuno possa dire ‘eccolo..’, che il regno ‘non si lascia osservare’, mi è sembrato un richiamo piuttosto forte ai passaggi passati nei capitoli indietro dove siamo perduti e ritrovati non per una nostra lucida e consapevole iniziativa ma per la misericordia del Padre. Così il Regno ci è tutto sempre donato e mai raggiunto individualmente.
Mi ha colpito anche che il Regno sia già ‘in mezzo’ a noi. Sicuramente nella Parola e nell’Eucarestia. Poi ho visto anche un richiamo all’amore tra i fratelli come segno di presenza del Regno. Come quel passaggio della Regola che dice: ‘la carità che è lo stesso Spirito Santo’.
Personalmente oggi Vangelo davvero entusiasmante.
Le poche parole affidate oggi alla nostra preghiera sono probabilmente molto più rilevanti di quello che io riesco a percepire. Del resto questo va detto per ogni versetto della Bibbia! Ma quando le parole del Signore si presentano con tanta concisione – tra l’altro solo Luca tra gli evangelisti le riporta con questa precisione – sembrano racchiudere spazi enormi d sapienza e di esperienza. In più bisogna dire che il ver.21 porta un’espressione che il traduttore italiano ha reso con “in modo da attirare l’attenzione” che è presente solo qui nel Nuovo Testamento, ed è assente nell’Antico Testamento in lingua greca. Ed è forse il termine più forte del nostro testo.
Notiamo innanzitutto che alla domanda dei farisei Gesù sembra non rispondere. Loro gli chiedono “quando verrà..” il regno di Dio e Lui risponde sul “modo” della sua presenza. Questo sembra voler suggerire che “il regno di Dio” è già presente, e ciò viene confermato esplicitamente dalle parole di Gesù “…il regno di Dio è in mezzo a voi”.
Mi permetto di suggerire una piccola via per cercare di entrare nelle parole di Gesù, e cioè di ripercorrere quanto abbiamo ascoltato in questo cap.17: il grande tema del perdono ai vers.1-10, dove dicevamo che la parabola del servo dei vers.7-10 si può forse intendere come affermazione della doverosità assoluta e senza fine di questa diaconìa della misericordia. I vers.11-19 ci hanno parlato del rendimento di grazie al Signore per la sua opera di salvezza. Perdono e rendimento di grazie come fisionomie privilegiate della nuova umanità nata dall’incontro con il Figlio di Dio. Penso che che queste siano tra le grande manifestazioni del regno di Dio.
Il regno di Dio dunque si manifesta attraverso gli atteggiamenti profondi dei discepoli del Signore. Vi riporto una frase difficile che ho trovato e che tenterebbe di spiegare in questa linea il significato di quell’ “in modo da attirare l’attenzione” di cui prima facevo cenno. Secondo questo suggerimento il regno di Dio “è presentemente operante, ma non è constatabile come oggettivamente presente nè come necessariamente veniente”. Dunque il regno c’è ed è qui, ma non è verificabile secondo i criteri razionali, o scientifici, o politici…che verificano la presenza e la rilevanza delle realtà mondane. Come tale il regno di Dio non si può proporre o imporre come le altre realtà. Lo si può annunciare e lo si può testimoniare. Ma è pericoloso e in genere del tutto sbagliato mondanizzare la sua sostanza facendone il luogo di una “religione civile” che i credenti possano pretendere di veder prevalere su ogni altra interpretazione della vita umana personale e collettiva.
Questo non vuol dire che esso è irrilevante, nè che è chiuso nella sfera intimo personale o riservato ai soli membri della comunità credente. Infatti un altro problema del nostro testo è quello di rendere con esattezza ed efficacia l’espressione resa in italiano con quell’ “in mezzo a voi” del ver.21. Una sapienza del perdono e del rendimento di grazie, che è poi una sapienza della carità, è certamente visibile e potente, ma non ha la visibilità e la potenza delle realtà mondane. E’ testimonianza, nella storia personale e comune, del mistero di Dio. Penso di avervi profondamente delusi. Non vogliatemene troppo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il testo di oggi riprende evidentemente tante sollecitazioni provenienti dai testi precedenti, a cominciare dal versetto che immediatamente precede sulla fede del lebbroso samaritano. In particolare abbiamo citato la parabola del granello di senape gettato nel campo e del lievito nascosto nella farina. Inoltre la richiesta dei farisei di segni dal cielo e la risposta di Gesù che rimanda al segno di Giona. Ancora la domanda se sono molti quelli che si salvano e la risposta di Gesù sulla porta stretta; e l’esclamazione di uno dei commensali “Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio” e la risposta di Gesù con la parabola del servo inviato agli invitati a dire che è pronto e il loro rifiuto, e l’ulteriore invio in ogni dove a raccogliere chi non sarebbe nella condizione di essere invitato.
Tutti questi testi e altri portano a pensare che anche oggi Gesù sposta l’attenzione sul presente e sulla sua presenza, sul suo essere profondamente in mezzo e dentro all’umanità come quel seme di senape e quel lievito, e che non si tratta di cercare o aspettare altro, anche dal cielo, ma di credere che nella piccolezza di Gesù c’è già tutta la potenza del regno di Dio.
Condivido l’entusiasmo di Maurizio che ci precede sempre con i suoi illuminanti commenti! Grazie.
Del regno di Dio nessuno dirà eccolo qui o eccolo là. Non attira l’attenzione, non si nota… non si vede.
Mi hanno incuriosito due paralleli della Bibbia. Il primo Gv 3, il dialogo tra Gesù e Nicodemo. Al v.3 dice: “In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio”. Per vedere il Regno è necessario diventare creature nuove, rinnovate dal Battesimo, dallo Spirito Santo, dal perdono.
L’altro parallelo è Gv 18 il lungo dialogo tra Pilato e Gesù: “tu sei il re dei Giudei?”. Qui scopriamo che questo Regno è speciale, non è di quaggiù, non ha milizie… E di questo Regno il re è Gesù, che muore crocefisso.
Se “il regno di Dio è già tra noi”, vuol dire che Egli – in quanto nostro Signore e sovrano – è responsabile delle nostre vite, del nostro benessere: ha cura di noi fin nei più piccoli aspetti… Ma è anche vero che tutto ciò (spesso) “non si fa osservare”; è come la pianticella di senape (l’abbiamo vista in Palestina: non ha niente a che fare con un albero grande e imponente); è il lievito disperso nella pasta…, come hanno indicato i precedenti commenti. Che vuoto, a volte, per noi, così legati a ciò che ha un’evidenza materiale, tangibile, così vincolati alle leggi della fisica e alla razionalità… Ci aiutano, allora, la risposta di fede del lebbroso samaritano e la preghiera che abbiamo fatto qualche giorno fa: Signore, aumenta in noi la fede!
Gesù non risponde (non sta a noi sapere i tempi e i momenti), ma pone in noi stessi il problema. Siamo noi che non ci accorgiamo della sua presenza, magari come i 9 lebbrosi che continuano il loro cammino tranquilli e irriconoscenti.
Il Regno di Dio è Gesù stesso, che opera in maniera nascosta ma incessante, non statica, come il seme (che non si può vedere sotto terra)o il lievito (nascosto nella pasta).
Gli atteggiamenti di gratitudine del lebbroso, o dell’umiltà del servo inutile (meglio semplice) o del perdono illimitato, sono vie scelte da Gesù per manifestare la sua presenza