5Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccaria, della classe di Abia, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta.
6Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. 7Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
6Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. 7Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
L’ambiente famigliare di Giovanni Battista ci offre un’immagine preziosa del Popolo di Dio della Prima Alleanza, profezia e preparazione – e attesa! – del Messia del Signore. E’ quell’Israele fedele, così diverso da quello che conosciamo dall’ambiente ufficiale e dalle classi dominanti del popolo. Le bibbie tendono a “categorizzare” nelle loro note questa parte del popolo del Signore qualificandolo come “i poveri del Signore”. A me sembra che in ogni modo, appartenenti o no ad una categoria definita di Israele, le figure che incontriamo in questi primi capitoli rappresentino profondamente la vera “anima” del popolo di Dio. Sono i genuini figli di Israele che attendono e riconoscono il Messia. La povertà è elemento essenziale della fede stessa!
Così veniamo a incontrare un sacerdozio molto luminoso e puro, legato alla tradizione profonda della storia della salvezza. Qui sacerdozio e profezia non sono in contradizione, come invece vedremo intorno e dentro il tempio. In questi personaggi e in altri che incontreremo Israele è presentato nello splendore della sua fedeltà. Il ver.6 esprime questa luminosa fedeltà, che rappresenta appunto la condizione profonda del popolo dei “giusti davanti a Dio”, osservanti irreprensibili (si può qui pensare ad un termine che voglia enfatizzare l’innocenza!) di “tutte le leggi e prescrizioni del Signore”.
La nostra attuale traduzione corregge la precedente al ver.7, e non inserisce un “ma” che non esiste nel testo originale, e che pone la mancanza di figli come una condizione di speciale privazione. Invece, la sterilità e la vecchiaia caratterizzano molto sovente la storia di Israele, che non vive secondo leggi puramente naturali, ma sempre tutto nel dono di Dio, che dona quello che la natura e il tempo non saprebbero realizzare. E, soprattutto, Israele, come dicevamo, è essenzialmente “povero”, e tutto riceve dalla bontà e dall’amore di Dio. Tale povertà caratterizza anche la vicenda cristiana, che certamente è tutta illuminata dal dono del Signore, che è Gesù, ma che proprio per questo vive e testimonia la povertà della condizione umana che Dio ama fino alla Pasqua di Gesù! Così, possiamo oggi cogliere con gioia commossa come questa umile vicenda dei genitori del Battista sia descrittiva non solo di una condizione di non pienezza, ma anche dell’incontro sempre più forte tra la miseria dell’uomo e la bontà di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.