13 Uno della folla gli disse: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». 14 Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». 15 E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
16 Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. 17 Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? 18 Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19 Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. 20 Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. 21 Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
16 Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. 17 Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? 18 Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19 Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. 20 Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. 21 Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
E’ molto interessante la differenza radicale che oggi la Parola segnala tra l’etica classica – ampiamente adottata dal cristianesimo – e l’etica propriamente evangelica. Da una questione come quella segnalata ai vers.13-15, molto importante per la morale razionale, Gesù si stacca completamente, e mostra come il vero problema e il reale pericolo stiano nell’esposizione all’idolatria del possesso. Quella che potrebbe sembrare una seria questione di giustizia Gesù la smonta e la smaschera mostrando come si tratti di ben altro, e cioè appunto di sete di ricchezza.
La parabola che Egli racconta ai vers.16-21 conferma e amplia il suo insegnamento riportandoci al tema centrale, e cioè alla primaria importanza della nostra comunione con il Signore della nostra vita. L’uomo ricco della parabola si pensa e si costituisce signore di sé e della sua vita. E lo fa confidando nel suo idolo di ricchezza e di possesso: la sua vita dipende da ciò! Prima di essere un peccato, questa è stoltezza (ver.20)! La parabola non vuole porsi come esortazione a convertirsi, ma è semplicemente l’immagine della follia idolatrica per la ricchezza e per il suo possesso. Dio stesso è personaggio della parabola. Ed è Lui stesso a porre la domanda sul senso della cupidigia (ver.20). Volersi arricchire non è di per sé cosa cattiva, anzi! Si tratta di vedere per chi e per che cosa lo si fa: così il ver.21. Ci sarà ampiamente insegnato, se Dio vorrà, nei testi successivi, in che cosa consista l’arricchimento vero e buono.
Mi permetto di sottolineare che qui non si tratta di un disprezzo delle cose e di una loro demonizzazione, ma della responsabilità circa la concezione e l’uso che di esse l’uomo si fa.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Quanti litigi e rancori provocano (anche nelle nostre famiglie) le eredità! Gesù non accoglie la richiesta di questo fratello e ne approfitta per darci la giusta visione delle cose: “…Non è per il fatto che un uomo è ricco che la sua vita è garantita dai suoi beni” (trad. TOB); né la sua vita, né un po’ di felicità. – Quanto alla parabola del ricco stolto, ricordo una “irriverente” osservazione di p. Alberto M., che diceva: Chi adopererebbe oggi l’attributo “stolto”? Noi diremmo sicuramente “scemo!”. E trovava bello questo umorismo sarcastico, attribuito a Dio, con l’uso di tale parola: “Povero scemo, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita…”.