9 Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10 Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. 11 Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? 12 O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13 Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!».

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Stiamo passando per un luogo di grande rilievo della rivelazione e della fede ebraico-cristiana, perchè il Signore ci invita pressantemente alla preghiera, e nello stesso tempo ci ha portati lontano e al riparo da concezioni religiose estranee alla fede di Gesù. Nessuno di noi, infatti, pensa alla preghiera come ad una “formula magica” alla quale la “divinità” è costretta a cedere; nè ai gesti della liturgia come a delle “tecniche” religiose per piegare la divinità ai nostri voleri e ai nostri progetti. La fede non è magìa! E soprattutto abbiamo visto fin da principio che le cose non si rubano a Dio (tale era la tentazione subìta dai nostri progenitori da parte del serpente diabolico). Tutto è dono!
Si pone allora una domanda: perchè dunque il Signore chiede con tanta insistenza la nostra preghiera? Se tutto è dono suo, che bisogno c’è che noi lo chiediamo? Tutto nasce dalla realtà assolutamente straodinaria della creatura umana, che si rivela pienamente in Gesù, come profeticamente ed embrionalmente si era rivelata in Adamo: l’essere fatto l’uomo a immagine e somiglianza di Dio! Questo si compie e si svela in Gesù Cristo, Figlio di Dio e Figlio dell’Uomo. In Gesù, e per la sua opera pasquale Dio è nostro Padre! Non è un “dio” lontano da conquistare e costringere ma è il Dio dell’Amore, Colui che vuole stabilire con noi tutti e con ciascuno di noi il vincolo dell’Amore. Colui che ci dona il suo Spirito. In questo Spirito noi ci rivolgiamo a Lui, come nello Spirito Egli si comunica a noi. La preghiera è allora l’evento supremo della comunione che Egli ha stabilito con noi, e che noi viviamo con Lui. Diversamente da ogni altra creatura, che tutto riceve da Dio, ma come “passivamente”, noi giungiamo alla vetta della nostra condizione di creature e di figli di Dio quando nella preghiera tutto riceviamo e tutto restituiamo.
Il “Padre nostro” posto all’inizio del cap.11 viene “spiegato” nel suo mistero di comunione e di potenza. Il nostro rapporto con Dio è insieme figliale e nuziale. Egli parla al nostro cuore e alla nostra vita. E noi rispondiamo. Noi non subiamo la volontà di Dio, ma la cerchiamo, la chiediamo, e la riceviamo. Per questo la preghiera non può essere che “nello Spirito Santo”, cioè nella comunione con Lui, e nella piena ispirazione da parte sua, e nella piena adesione nostra al suo dono.
Questo spiega l’audacia di quello che in questi giorni, sulla preghiera, Gesù ci sta dicendo. L’analogia con la nostra paternità terrena, che pure sa dare cose buone ai propri figli, è umile parabola della ricchezza e della fecondità della nostra comunione con il Padre, nello Spirito del suo Figlio Gesù.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Anche a proposito della preghiera, a me viene un moto di scoramento per non esserne capace, nonostante le ricche indicazioni del Signore stesso in queste pagine di Luca e i ricchi commenti di d. Giovanni. Però mi confortano quelle altre parole di Gesù: “Il Padre sa ciò di cui avete bisogno…”. E poi la grande certezza che, se abbiamo un po’ cura degli altri, Dio avrà comunque cura di noi… Al termine del brano odierno, si può provare in un primo momento una certa delusione: mentre noi – “cattivi” – diamo ai nostri figli tutto ciò che è loro utile e ci chiedono, il Padre invece ci dà “solo” lo Spirito Santo. In realtà, lo Spirito vuol dire tutto l’amore di Dio, la comunione con lui, la vita in tutta la sua ricchezxza, la Parola, il perdono; insomma, Egli ci inonda di tutta la ricchezza di cui dispone.