20 In quel giorno avverrà che il resto d’Israele e i superstiti della casa di Giacobbe non si appoggeranno più su chi li ha percossi, ma si appoggeranno con lealtà sul Signore, sul Santo d’Israele. 21 Tornerà il resto, il resto di Giacobbe, al Dio forte. 22 Poiché anche se il tuo popolo, o Israele, fosse come la sabbia del mare, solo un suo resto ritornerà. È decretato uno sterminio che farà traboccare la giustizia. 23 Sì, un decreto di rovina eseguirà il Signore, Dio degli eserciti, su tutta la regione. 24 Pertanto così dice il Signore, Dio degli eserciti: «Popolo mio, che abiti in Sion, non temere l’Assiria che ti percuote con la verga e alza il bastone contro di te, come già l’Egitto. 25 Perché ancora un poco, ben poco, e il mio sdegno avrà fine. La mia ira li annienterà». 26 Contro l’Assiria il Signore degli eserciti agiterà il flagello, come quando colpì Madian alla roccia di Oreb; alzerà la sua verga sul mare come fece con l’Egitto.
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Nel brano odierno vedo due gran belle notizie. Il resto di Israele, i sopravvissuti alle sventure preannunciate dal profeta, “si appoggeranno con lealtà sul Signore”: rinunciando ad appoggiarsi su altre nazioni potenti, trovano nel Signore la loro sicurezza, la garanzia di salvezza. La seconda notizia è davvero consolante: se siamo talmente stolti e malvagi da riuscire ad irritare Dio, ebbene, dice il Signore: “Ancora un poco, ben poco, e il mio sdegno avrà fine”. Egli non vede l’ora di accantonare l’ira e rifare per il suo popolo quello che fece ai tempi di Giosuè (quando 300 combattenti ebbero ragione dei Madianiti) o ai tempi dell’Esodo, quando la sua verga fermò le acque del mare.
La conversione di Israele al suo Signore lo condurrà alla comunione privilegiata con Lui, il Signore, il “Santo d’Israele”!
Questa non è solo, da parte di Israele, una “scelta” dell’alleato, ma un’interpretazione nuova e radicale della realtà e di se stessi: secondo Dio e non secondo il mondo.
Questo non implica assolutamente l’idea di un’inimicizia e un’estraneità dalla storia di tutti da parte di Dio, ma la visione nuova della creazione e della storia nella signoria e nella paternità di Dio!
Qui entra il termine “resto” che caratterizza il nostro brano di oggi.
E’ ben comprensibile che si pensi ad un resto “numerico”: Tuttavia penso di proporvi, sempre raccomandandovi che vi affidiate soprattutto al suggerimento della vostra preghiera, un’interpretazione non “quantitativa”, ma “qualitativa” del termine.
Il “resto” è quello che rimane dall’aver abbandonato tutto quello che non è secondo la fede e aver assunto profondamente quello che ci viene e dal dono del Signore e dalla comunione con Lui!
Qui tale “resto” non viene descritto, ma viene assolutamente affermato!
Ogni presunta “grandezza”, avesse anche le dimensioni della sabbia del mare, deve cadere! A questo proposito mi permetto di dire che non mi sembra convincente la traduzione italiana dei vers.22-23 e quindi i termini “sterminio” e “decreto di rovina”, dove mi pare si voglia affermare soprattutto non una strage del nemico, ma piuttosto una conversione e un’interiorizzazione!
Ai vers.25-26 mi sembra si affermi piuttosto la condanna nei confronti del potere mondano, qui rappresentato dall’Assiria.
Mi piace a questo proposito il ricordo delle passate vicende di Oreb e dell’Egitto, in quella storia della salvezza che ha avuto anche allora come protagonista e amato dal Signore il popolo di Israele.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.