Giovanni Nicolini
Dalla rubrica IL TESORO NEL CAMPO su “Jesus” di Gennaio 2014.
Oggi è morto un mio grande amico. Amico da pochi giorni, ma veramente grande amico. L’ANT, un’alleanza di straordinaria fraternità e di pari competenza medica per accompagnare chi cammina nella gravità della sua malattia, mi chiede sovente di farmi prossimo di qualcuno che desideri essere aiutato a mettere la sua mano nella mano del Signore per seguirlo nella fatica della sua Passione. Così ho conosciuto il carissimo Diego. E ho conosciuto il dramma della sua avventura di povero cristiano. Qualche decina d’anni fa, militare di leva, innamorato di una ragazza buona e bella, lei gli comunica di essere incinta. Lui le chiede di preparare tutto quello che occorre per la celebrazione del matrimonio. Compiuti i passi necessari, egli ritorna a Bologna con una licenza matrimoniale, proprio alla vigilia delle nozze. È ormai pomeriggio avanzato quando entrano in una chiesa della città per celebrare il Sacramento della riconciliazione. Ma qui succede il guaio. Il prete che li riceve e al quale chiedono di potersi confessare, venendo a sapere del loro progetto matrimoniale e della gravidanza della ragazza, li congeda bruscamente dicendo che per questo motivo non può dar loro l’assoluzione! Spero che in questa memoria che ricevo da Diego manchino passaggi, forse di una sua certa giovanile “disinvoltura “, che sia spiaciuta al prete e possano dare qualche comprensione alla sua assurda reazione. Il fatto resta enorme. Il giorno dopo i due giovani si sposano e non fanno la comunione. Ma c’è ben di più ! Diego e Anna non faranno più la comunione. Non perderanno il contatto con la comunità ecclesiale, educheranno cristianamente la loro figlia. In casa loro, insieme alle fotografie dei loro nipotini, si vedono le immagini della loro fede. Ma non finisce il loro digiuno eucaristico. È troppo facile rimproverare questa “chiusura”. La vita della città, i ritmi quotidiani del lavoro e dei molti altri adempimenti, non facilitano una riflessione e delle occasioni di incontro e di dialogo capaci di attenuare e superare ferite e ostacoli. Così passa il tempo, visitato anche dal rammarico per un incidente che in un istante ha generato conseguenze tanto gravi. Finché non arriva per Diego, all’improvviso, e appena arrivato all’età della pensione, il dramma di una malattia grave e divorante. Lui, che ha lavorato fino a ieri in un laboratorio ospedaliero, capisce subito che si tratta di una vicina conclusione di questa vita. A chi lo assiste ormai congedato dalle cure ospedaliere chiede la possibilità di un sostegno spirituale. E così, poche settimane fa, ci siamo conosciuti. Non mi è stato subito facile liquidare l’oscuro incidente del passato, ma Diego mi ha aiutato con la compostezza e la forza della sua fede. Il suo desiderio di comunione sacramentale con il Signore Gesù è stato subito molto più forte di ogni passato dispiacere e di ogni interiore protesta. Anche il lungo “digiuno eucaristico” diventavano in lui omissione non priva di orgoglio. Ma ormai quello che premeva era la festa di una comunione ritrovata. E tale festa non poteva essere se non coinvolgendo la sposa amata. Così abbiamo fatto finalmente la comunione, alla quale sembrava guardare la vecchia fotografia delle loro nozze che ci sorrideva dal mobile lì accanto. Mi hanno chiesto di lasciar loro il Libro dei Vangeli, che proprio oggi avrei dovuto sostituire con un’edizione in caratteri più grandi e più chiari. Ma questa mattina lei mi ha cercato per dirmi che Diego all’improvviso e rapidamente era stato chiamato alla grande liturgia del cielo.
Alla fine, dunque, tutto bene. Ma anche un pensiero umile e dolente sulla tremenda responsabilità che il Signore ci ha dato perché siamo tutti ministri della sua misericordia. La casa di Diego è alla periferia di Bologna, non lontano dalla mia parrocchia di periferia. Papa Francesco invita tutti noi ad uscire verso le periferie dove abitava anche il nostro Diego prima di essere convocato al centro della Gerusalemme del cielo. Abbiamo da oggi un altro protettore delle periferie della fede, la dove si potrebbe rischiare, per un banale brutto incidente di non avere la gioia di questo Pane, spezzato per la salvezza e la gioia di tutti i figli di Dio.