BOLOGNA – Pubblichiamo due brevi memorie di Albino Vaccari, ritornato alla casa del Padre il 24 ottobre 2012, una di suo figlio Gabriele e l’altra di Giovanni Nicolini. Alla fine del post qualche fotografia.

Il babbo se ne è andato in pace nella notte fra il 23 – 24 ottobre 2012 dopo avermi mandato l’ultimo sms nella mattinata del 23 scrivendomi “Sto bene” (in effetti aveva solo una gran tosse ed il dottore gli aveva dato l’antibiotico e consigliato di stare a letto). Dovevo andare da lui la mattinata del 24 ottobre. Nella notte mi hanno chiamato dicendomi che non stava bene ma ….. in realtà era già andato alla casa del Padre non prima di avere messo a posto il calendario contenente detti del vangelo di cui ti mando foto!!

Ma nelle sue carte una mia sorella ha anche trovato l’ultimo saluto di ZOBIA (giovedì) come lo chiamavamo da molto tempo perchè ci diceva per carnevale  
che incù (oggi) è “zobia grasa” cioè in dialetto bolognese “giovedì grasso”!

Tante altre cose si potrebbero raccontare di una vita molto lunga che io vedevo già tranquillamente proiettata verso i 100 … ma lui diceva di essere stanco di seppellire tanti suoi amici più giovani (vedi per esempio il suo amico don Saverio poco più di un anno fa) e di essere pronto ad andarsene. Nel frattempo però gli sms mi chiedevano di rifornirlo di tabacco per fumare la pipa …. non ha fatto in tempo a finire l’ultima abbondante fornitura di due buste di tabacco Clan che gli avevo portato non molto tempo fa.

Gabriele Vaccari

Qui di seguito pubblichiamo l’articolo scritto da Giovanni, apparso su Avvenire – Bologna 7 del 28 ottobre 2012

«Sto bene!»: è il messaggio che Albino ha mandato a suo figlio poche ore prima di congedarsi da noi per presentarsi al giudizio e alla pace del Signore. Un servo buono e fedele, il nostro fratello Albino. La preziosa moneta della fede, della speranza e dell’amore che Gesù gli ha affidato, ha portato frutto sin dalla giovinezza.

Ho avuto il privilegio di guidare la preghiera di un antico gruppo che a San Procolo, negli anni trenta del secolo scorso, si era riunito intorno ad un prete di grande levatura spirituale e culturale, don Messieri, che aveva regalato ai suoi ragazzi – Albino allora non aveva vent’anni! – un’esperienza di tale rilievo da promuoverne un vincolo di comunione che ancora li radunava a fine secolo, provenienti da città e percorsi di vita molto diversi.

Il felice e fecondo matrimonio con Rossana, la gioia di cinque figli, quattro femmine e un maschio, il lavoro in ferrovia…in mezzo alle vicende grandi e drammatiche del «secolo breve», tutto è sempre avvolto dal mantello di una fede che si approfondisce per l’incontro profondo che nel suo spirito hanno tra loro la Parola del Vangelo e la complessità della storia. In Albino tutto è vissuto con la sapienza di una fedeltà rigorosa quanto sorridente.

Lo scorrere del tempo fa di lui un fratello e un servitore della Chiesa sempre più impegnato: verrà molto più tardi quell’ordinazione diaconale che sarà sigillo supremo della sua fedeltà e della sua carità. Ma lo spirito del servizio è presente in lui fin dalla giovinezza come un carisma originale per un laico del pre-Concilio. E questo servizio, offerto nel tempo a condizioni e vicende le più varie, lo vede sempre straordinariamente originale nell’interpretazione della sua «parte» e dei modi per attuarla.

Sarà la sapienza e la vivacità spirituale di un uomo di Dio, il vescovo Marco Cè, ausiliare dell’Arcivescovo di Bologna, a incoraggiare e a far pienamente fiorire la ministerialità di Albino. Parlandomi del Patriarca Emerito di Venezia diceva di essere stato richiesto da lui come un «laico» che lo prendesse per mano nella città e nella Chiesa di Bologna. Quando Marco Cè lascerà Bologna per Roma dove è nominato Assistente dell’Azione Cattolica, gli raccomanda: «Rimani laico!». Albino infatti ha amato essere e vivere sempre come un semplice cristiano, e anche da Diacono, come un «cristiano semplice».

La sua fedele, geniale collaborazione con «Insieme Notizie» fluisce poi nella «diaconìa» di Gabbiano, e nella forte e dolcissima diaconia verso la sua sposa, da lui condotta e accompagnata nella sua malattia fino all’ultima Pasqua vissuta insieme. E poi il lungo corso degli anni, senza mai «andare in pensione», ma dappertutto trovando il modo e la grazia di un servizio che è prima di tutto affettuosa simpatia e sorriso di una fede sempre più semplice e profonda. Se mi chiedo oggi chi è e chi è stato per me Albino, la risposta più più vera, non credo solo per me, ma per molti altri, è semplice e diretta: è un padre.

Giovanni Nicolini