"Mi ha fatto piacere vederti al funerale di d.Giuseppe Nozzi. Mi pareva che ci fossimo proprio tutti. Quanta gente. Un dispiacere, ma anche una festa a questo piccolo uomo pieno di carità, amico e fratello anche di gente come me, gente senza fede e senza morale" . Messaggio mail firmato

Carissimo Guido, trovo il tuo messaggio mentre rispondo a una lettera che tengo nel cassetto da molti mesi, ma mi lascio prendere dalle tue parole. Sì, anche per me è stata una grande vicenda, culminata ieri con il ritrovamento tra le mie disordinatissime cose di due righe scritte su un quadernino di memorie, proprio alla data di ieri, il quattordici febbraio, ma del millenovecentosessantotto – quarant’anni fa! – dove, diacono a Corticella da pochi mesi, scrivevo:"oggi, una normale giornata a Corticella. Ma bisogna che dica a Giuseppe di scappare meno dall’omelia della messa che alla Casa la gente aspetta da lui e non da me". E dalla Casa della Carità le suore, il giorno prima, mi avevano avvertito gentilmente che lui era da loro. L’ho trovato già debolisissimo e pieno di dolcezza. Mi ha chiesto di benedirlo. In un istante mi si è ripresentata davanti tutta la storia di quarant’anni, cominciata vicino a lui e poi riapprodata vicino a Corticella, e , adesso, vicina a lui che veniva qui per la sua ultima Pasqua. Alla sera ho mandato un messaggio al Cardinale Arcivescovo per dirgli che era la Sua benedizione quella che era bene portare a don Giuseppe. E come sempre, con la sua sollecitudine affettuosa verso chi patisce, ci è andato e l’ha consolato. E ieri, questa straordinaria liturgia, con la chiesa, la canonica e il cortile invasi da una marea di gente. Tutti intorno a questo piccolo grande uomo così capace di trasformare in bene anche i torti subiti. Un grande, affettuoso riconoscimento ad una grandezza di fede e di amore che non gli ha dato riconoscimenti terreni, ma che, in questa sua radiosa pasqua verso il Signore, risplendeva lietamente. Ieri mattina, mentre si compivano i segni liturgici del suo commiato, mi sono accorto che sulla bara era rimasto un fiore un po’ appassito in una piccola confezione di cattivo gusto. Ti racconto questa storia. La sera prima, mercoledì, mi hanno invitato a presiedere una veglia per lui nella chiesa di S.Savino dove la salma era stata portata dalla Casa della Carità. Era rosso il semaforo tra i Pompieri e Corticella. Mentre aspetto ascoltando musica, si avvicina un ragazzino straniero molto miope o molto ingannato circa le mie possibilità romantiche, e mi offre un fiore da regalare per la festa di S.Valentino. Senza pensarci metto in mano al ragazzino due euro per evitare l’acquisto, ma lui mi fa notare che bisogna aggiungere ancora qualcosa per avere il mazzolino. Allora lo compero. Che cosa me ne faccio? E scopro che mi sto facendo questa domanda mentre corro per le strade di Corticella, la grande innamorata di Giuseppe. Ecco dove porterò i fiori. Ho appoggiato il fiore sulla bara e ho raccontato il fatto alla gente che ne ha sorriso. E, gentile, ha lasciato quel fiore per le nozze del giorno dopo. Un saluto affettuoso. Giovanni.