10 Ma quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. 11 I Giudei intanto lo cercavano durante la festa e dicevano: «Dov’è quel tale?». 12 E la folla, sottovoce, faceva un gran parlare di lui. Alcuni infatti dicevano: «È buono!». Altri invece dicevano: «No, inganna la gente!». 13 Nessuno però parlava di lui in pubblico, per paura dei Giudei.
14 Quando ormai si era a metà della festa, Gesù salì al tempio e si mise a insegnare. 15 I Giudei ne erano meravigliati e dicevano: «Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?».
Merita attenzione un termine che ascolitamo dal versetto 10, dove si dice che Gesù alla festa ci va “di nascosto”. Abbiamo già trovato questa parola al v.4 quando i suoi fratelli gli dicevano che chi vuole essere riconosciuto pubblicamente non deve agire “di nascosto”. E’ una parola che nel vangelo secondo Gv compare una sola volta ancora in 18,20 quando Gesù dirà di “non avere mai detto nulla di nascosto”. Dunque, questo “segreto” si deve intendere come forse Gesù parla in Mt 6 quando dice che il Padre “vede nel segreto”. Si tratta dunque della relazione unica e misteriosa tra il Figlio e il Padre, relazione che viene donata anche a coloro che entrano nella fede di Gesù.
Questo caratterizza tutto il capitolo settimo e molto fortemente anche i versetti che oggi sono regalati alla nostra preghiera, versetti pieni di contraddizione che vogliono sottolineare come la fede e la relazione con il Signore Gesù siano sempre e assolutamente un dono, una grazia, e quindi nulla che si possa capire o conquistare con le nostre forze.
Possiamo individuare nel nostro testo quattro passaggi in cui Gesù si pone come mistero e contraddizione. Al centro di essi ci sono sempre “i Giudei”.
Il v.11 dice che i Giude lo cercano “nella festa” e si chiedono dov’è. Questo è interessante perché la festa, ogni festa della fede ebraica, è certamente profezia di Gesù, ma non si può passare dal segno profetico alla realtà del Signore senza un dono di Dio.
La seconda annotazione sul mistero di Gesù la troviamo nella stessa disparità di pensiero della folla. Di lui qualcuno dice “è buono”; altri invece dicono “no, inganna la gente”.
La terza nota di contraddizione la possiamo cogliere al v.13. Qui i Giudei compaiono come elemento di ostacolo alla fede: “nessuno parlava di lui in pubblico, per paura dei Giudei”.
L’ultimo passaggio di questa ricerca senza frutto è segnalata al v.15 nella meraviglia senza risposta da parte dei Giudei: “come mai costui conosce le Scritture, senza aver studiato?”.
Tale sarà l’andamento di tutto il capitolo 7. Gesù si pone come un ineludibile e inevitabile segno di contraddizione al quale umanamente non si trova risposta se non nel dono della fede che solo il Padre può dare.
Dio ti benedica e tu benedicimi. Tuo Giovanni.
“Di nascosto”: Gesù non ha avuto una vita pubblica tranquilla, pacifica…; ha dovuto fuggire, sottrarsi, nascondersi per salvarsi, fino all'”ora” stabilita. Parlano di Lui con disprezzo: non lo nominano, ma lo indicano come “quel tale”. La gente ha paura a parlare di lui: per cui “sussurra…”. Poi Gesù decide e sale con determinazione a Gerusalemme: va subito al tempio, ma non per pregare (mi pare che non si dica mai nei Vangeli che sia andato al tempio a pregare); va a insegnare, a spiegare le Scritture…, e in questo era Maestro!