34 Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». 35 Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! 36 Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. 37 Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, 38 perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. 39 E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. 40 Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno». 41 Allora i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». 42 E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». 43 Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. 44 Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 45 Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 46 Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47 In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
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Come in Gv.4,15 la donna di Samaria chiedeva l’acqua, così ora i giudei chiedono il pane. La loro richiesta ci porta all’annuncio di Gesù: “Io sono il pane della vita”(ver.35). E ancora si può osservare il confronto stretto con l’acqua di Gv.4,13-14. Mi permetto di fare una considerazione circa l’importanza di questo annuncio. Affermando di essere Lui il “pane dell vita” Gesù ci regala una prospettiva molto profonda, perchè poteva fare riferimento ad una prospettiva più strettamente eucaristica. Invece Egli pone tutta la sua Persona nel mistero e nella realtà del pane della vita. Senza negare quindi il significato eucaristico, lo arricchisce annunciando che Egli, la sua persona e la sua opera, è il pane della vita. Quando noi ci nutriamo del pane della vita ci nutriamo di Lui, del suo insegnamento e della sua Pasqua. Anche la Messa che oggi avremo il dono di celebrare ci farà gustare un Pane che si caratterizzerà con le Parole divine che in questa celebrazione ascolteremo. La riforma liturgica regalata alla Chiesa dal Concilio Vaticano Secondo ha donato in questo senso all’assemblea cristiana uno straordinario arricchimento dell’esperienza del pane della vita. Spero di essermi fatto capire.
Questo pane possiamo chiederlo, ma non possiamo comperarlo, nè meritarlo, nè conquistarlo…Il significato profondo del nostro brano è quello del dono. I giudei hanno visto, ma non credono (ver.36). Solo il dono della fede consente di credere, e quindi di vedere. Il credente è donato dal Padre al Figlio. E per questo non sarà cacciato (mi chiedo: qualunque sia la sua condizione? Penso di sì!), perchè la volontà del Padre che ha mandato il Figlio è che egli non perda nulla di quanto il Padre gli ha dato! Dunque, la fede nel Figlio è l’ingresso nella salvezza, ma solo Dio può donarla! Così i vers.37-40. E qui mi permetto di dare un piccolo suggerimento di fronte al rischio che ci sentiamo un po’ “persi” davanti a tutto questo. Vorrei cioè incoraggiare ognuno a considerare che il semplice trovarsi davanti a queste parole con trepidazione e desiderio è già segno del dono di Dio. Infatti, solo chi riceve il dono della fede, vive tale dono sempre davanti alla prospettiva di non averlo o di perderlo. Solo il credente sa che cosa sia l’incredulità, e sperimenta inevitabilmente la fede anche come dubbio e persino come “assenza”. L’ateo, se è veramente tale, e in questo senso tra ateo e non credente c’è una certa differenza, non ha dubbi. Ma neppure ha l’angoscia del suo non credere, perchè per lui non c’è nessuno in cui credere o non credere.
I giudei mormorano contro Gesù come i loro padri mormoravano nel deserto contro Dio, e come noi mormoriamo nella nostra incredulità. La radicalità della fede e del pensiero di Gesù è tale che Egli neppure entra nella loro obiezione – non può essere “disceso dal cielo”, perchè è una persona come tutte le altre, con il papà e la mamma – e ai vers.43-44 ribadisce la nota essenziale della fede come grazia, come dono di Dio: “Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre”.
Il ver.45 è molto importante perchè ricorda che anche la fede di Israele è dono divino, e chi ora viene a Gesù “ha ascoltato il Padre e ha imparato da Lui”. E la conclusione: chi crede ha la vita eterna. La vita eterna è la vita stessa di Dio, e la fede è il dono che Dio fa di Sè e della sua vita all’umanità che vuole salvare e attrarre nella sua paternità.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Che pagine dense di vita e di salvezza! Qui è spiegata bene “la volontà del Padre”: “…che io non perda nulla…”, che tutti abbiano una vita eterna “ed io lo risusciti nell’ultimo giorno”. Siamo stati abituati a dire, con rassegnazione:”Sia fatta la volontà di Dio!” quando le cose non vanno bene, di fronte a una sciagura, una prova… Invece la volontà di Dio, nei Vangeli, è una sola: che siamo ripieni della sua vita. Anche la risurrezione dell’ultimo giorno siamo abituati a pensarla come una cosa della fine dei tempi: in realtà, l’ultimo giorno è quello della croce di Gesù, quando Egli trasmette a noi il suo Spirito vivificante; e, per noi, è il giorno in cui aderiamo a Lui nella fede. Quindi, già ora siamo partecipi della risurrezione e di una vita indistruttibile.