31 Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. 32 Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. 33 Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. 34 Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. 35 Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. 36 Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.
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Questi ultimi versetti del capitolo non si sa a chi attribuirli, se all’Evangelista o a Giovanni il battezzatore. Penso che entrambi le ipotesi siano possibili. In ogni modo quello che caratterizza questa Parola è da una parte l’assoluta separazione tra cielo e terra. E dall’altra il fatto che il solo Gesù può comunicare alla terra le cose del cielo. Persino la divina tradizione dei padri ebrei sembra debba cogliere la sua pienezza e la sua piena illuminazione nell’ebreo Gesù.
Certo, però, non si può più pensare ad un’elezione d’Israele come escludente le nazioni. Proprio la profezia di Israele contempla questa dilatazione universale alla fine dei tempi del dono divino della salvezza. Il ver.32 sembra gettare un’ombra di drammatico rifiuto di tale dono. Però questo mi sembra accentui il fatto che anche l’accoglienza di Gesù è dono. L’avevamo già colto nel Prologo. E qui il ver.33 afferma che in realtà qualcuno “accetta la testimonianza”. E di più! Tale accettazione non è solo bene per chi lo fa, ma è anche “conferma che Dio è veritiero”. Questo “confermare” è espresso con un verbo di grande forza, di solito attribuito alla potenza stessa dello Spirito Santo. Il che da una parte ribadisce che non si tratta di opera umana, e dall’altra proclama che l’umano viene coinvolto nel mistero di Dio.
Quando i Vangeli ci parlano di una “porta stretta” che conduce alla vita, mi sembra si debba pensare proprio alla potenza di questa elezione di Gesù, del Figlio che “il Padre ama”, e al quale “ha dato in mano ogni cosa”. Molte grandi spiritualità, soprattutto dell’Oriente, sono nemiche di questa elezione, così contraria alle loro vie sincretistiche. Noi abbiamo la serena certezza che solo la massima concentrazione sulla Persona di Gesù può promuovere il respiro universale della fede e della salvezza.
L’ultimo versetto ribadisce quello che in questi giorni abbiamo appreso, e cioè che il “giudizio” non è un evento speciale, ma coincide con il dono di Dio. Chi l’accoglie “ha la vita eterna”. “Chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui”. Non si tratta di una “condanna”, ma del fatto che solo il Signore può liberare dal male e dalla morte, e quindi dalla condizione di “ira” nella quale giace l’umanità divorziata da Dio, e alla quale Dio vuole donare la sua vita.
Dio ti benedica, E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Oggi mi tengo stretto il v.34 “Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito”.
Tutto il cap.3 ci ha parlato dell’importanza di rinascere dall’alto per incontrare, credere, ascoltare questo inviato di Dio, il suo Figlio unigenito, il nostro sposo per avere la vita eterna, per essere salvati, per venire alla luce…
Il v.34 ci rivela che Lui “dice le parole di Dio”, “parla le parole di Dio”, parla la sua lingua, rivela il suo pensiero, usa le sue espressioni, i suoi modi di dire, i suoi concetti, proprio come quando, guardando e ascoltando una persona, riconosciamo in lui suo padre!
E in più “da senza misura lo Spirito”. Un fiume di Spirito! Con immensa larghezza, senza fine, prende e dà a noi lo Spirito stesso del Padre!