25 Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. 26 Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». 27 Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
28 Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». 29 Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30 Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Desidero con voi volgere indietro per un momento lo sguardo al cammino percorso lungo questi capitoli 18-19, per osservare che il grande preannuncio della nuova vita nella Pasqua del Signore si sta ora compiendo nell’evento culminante della Croce. Dall’episodio dell’orto sino alla sua condanna alla morte in croce, Gesù, percorrendo il suo cammino pasquale ha annunziato la pienezza della signorìa di Dio nella sua Persona: la storia della salvezza giunge al suo culmine e l’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio è profezia che finalmente si compie nel Verbo fatto carne e nel mistero del Figlio dell’Uomo Figlio di Dio e nella sua divina regalità. Paolo insegna che il primo uomo era anima vivente e l’ultimo, Gesù Cristo, è Spirito datore di vita.
Il Signore, che al cap.13 ha lavato i piedi ai suoi discepoli, ora svela nel suo essere crocifisso in mezzo a due malfattori – per la verità Giovanni non li chiama “malfattori” e parla semplicemente i “altri due” con lui, facendone quindi il simbolo di tutti gli altri e di tutti gli altri noi! – la sua potenza di salvezza dell’umanità intera.
Ora nel nostro brano è bello osservare al ver.25 le donne insieme a quella madre che a Cana aveva protestato la mancanza del vino per le nozze. Ora, nel sacricio d’amore dello Sposo, che la spiritualità dell’oriente chiama “Sposo di sangue”, le grandi nozze si compiono, esaltazione suprema della comunione nuziale tra Dio e l’umanità. Nuzialià misteriosamente impreziosita dai segni della maternità e della figliolanza. Al punto che non si può separare l’immagine nuziale che la memoria evangelica coglie ai piedi della Croce, dall’affidamento che Gesù fa dell’uno all’altra reciprocamente nel segno della madre e del figlio.
Siamo passati dall’antico albero della conoscenza del bene e del male e dal suo frutto proibito, alla Croce, “albero della vita” profetizzato insieme all’albero della conoscenza in Genesi 2,9. Da esso pende il frutto prezioso che dà la vita, il Cristo crocifisso. Come l’albero della conoscenza aveva segnato la grande frattura delle nozze tra Dio e l’uomo e l’ingresso della fatica e della violenza nella stessa comunione tra l’uomo e la donna, sotto l’albero della croce si compiono nel sangue di Gesù le grandi nozze. E si compiono, come dicevamo, nell’affidamento del discepolo come figlio alla Madre, e della Madre al discepolo.
In tre passaggi viene allora descritta la morte di Gesù. Prima di tutto come “sete”: è quella sete dell’umanità che in Gv.4 Gesù preannunciava chiedendo da bere alla donna di Samaria. Ed è assunzione del calice dell’obbedienza al Padre ai vers.28-29. E, sempre al vr.29, è consegna dello spirito. Tale consegna suona addirittura come un’anticipazione della Pentecoste: la morte del Signore come dono del suo Spirito.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.