6 Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. 7 Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, 8 perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
9 Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. 10 Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. 11 Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.
E’ molto bello tutto quello che Gesù oggi dice dei suoi: hanno creduto, sanno, hanno osservato la parola del Padre. E’ molto bello. E poi aggiunge una preghiera al Padre, che mostra il suo amore per loro e la sua preoccupazione per loro nel momento in cui sta per lasciare il mondo: chiede al Padre che li custodisca nel suo nome. Gesù ricorda in particolare due azioni che ha fatto per i suoi: 1. ha manifestato il nome del Padre, e 2. ha dato loro la parola del Padre. E sono due cose che anche Gesù ha ricevuto. Il Nome: è la rivelazione del Padre nella persona di Gesù: amandoli fino alla fine, come ha loro mostrato durante la Cena, così Lui ha mostrato loro il nome del Padre, che è “amore”. v. 10 “Tutte le cose mie sono tue, e tutte le cose tue sono mie…” queste parole esprimono la perfetta comunione tra Gesù e il Padre, tanto che non si può dire che ci sia qualcosa che appartiene a Gesù e non sia del Padre e viceversa. Ma poi, in modo che ci sembra stupefacente, Gesù aggiunge in modo imprevedibile: “e io sono glorificato in loro”, per dire che di questa comunione d’amore che è tra il Padre e il Figlio, ormai fanno parte anche i discepoli. La gloria che Gesù ha dato al Padre, e con cui a sua volta il Padre ha glorificato il Figlio, da ora sarà manifestata nei discepoli, nel loro volersi bene reciproco, a imitazione di Lui. Non che i discepoli vedano sempre chiaramente questa gloria, nè tanto meno che la possiedano in proprio (infatti poi Gesù pregherà affinchè il Padre perchè i suoi possano contemplare un giorno la sua gloria, v. 24), ma è nella loro vita di comunione, e nell’offerta della loro vita fino alla morte (v. Gv 21:19) che ora Gesù viene glorificato da Dio davanti al mondo.
E’ molto bello, tanto bello che suscita quasi “invidia”. Fino ad ora, ascoltando questo brano, sicuramente in maniera superficiale, ho pensato che parlasse di tutti noi, non badando che specificatamente Gesù dice, “…non prego per il mondo….”.
Subito mi rassereno però, pensando alle parole di Gesù quando parla delle pecore di “…. un altro gregge ….” che, pur non essendo altrettanto fedeli, vogliono essere salvate.
“Non prego per il mondo”: il mondo di cui si parla in questo Vangelo, è il sistema ingiusto che regge le nostre società. Ma per tutti gli altri prega Gesù, per quanto deboli e “cattivi” possano essere; fanno parte, infatti, degli “uomini che mi hai dato” (v.6). – “Io sono glorificato in loro”: come hanno già sottolineato i fratelli di Mapanda, siamo ad un vertice inimmaginabile: nella comunità dei discepoli si manifesta la gloria di Dio. E si va ancora oltre nel v.11: “…Siano una sola cosa, come noi”. Non vuol dire solo “siano uniti”; “UNO”, infatti, designava Dio stesso; dire “siano Uno” vuol dire “siano Dio come noi lo siamo”!. Dio non solo E’ NELLA comunità dei credenti, ma E’ LA comunità dei credenti. Così l’ho sentito spiegare da un ottimo biblista.