Non ve l’ho detto dal principio, perché ero con voi. 5 Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. 6 Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. 7 Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. 8 E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. 9 Riguardo al peccato, perché non credono in me; 10 riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; 11 riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato. 12 Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13 Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14 Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15 Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
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La “testimonianza” dello Spirito che veniva annunciata nei precedenti vers.26-27 del cap.15 ora viene descritta da Gesù con il riferimento privilegiato alla sua Pasqua. Senza questo atto supremo lo Spirito non verrebbe dato e mancherebbe la rivelazione della persona, dell’insegnamento e dell’opera di Gesù. Possiamo dire infatti che il Vangelo di Gesù è sempre illuminato e esplicitato proprio dalla sua Pasqua. Senza questo, nè Cana, nè i “segni” del cieco nato e di Lazzaro si potrebbero cogliere nel loro significato profondo. Già più volte abbiamo constatato che per la nostra fede cristiana tutto è sempre Pasqua, è sempre liberazione dal male e dalla morte, è sempre passaggio dal male e dalla morte alla vita nuova in Gesù! E’ questa centralità che il nostro brano vuole annunciare come l’opera dello Spirito.
Adesso, dicono i vers.5-7, i discepoli sono esposti solo al dolore per la sua partenza. Ma è proprio questa partenza e questo andare di Gesù al Padre che consente la venuta dello Spirito e quindi la presenza profonda e feconda del Signore Gesù nella vita umana. La Pasqua dunque, cioè la morte e la risurrezione di Gesù sono il dono supremo di Dio a tutta l’umanità! Noi siamo dei poveretti, eppure mi sembra che oggi ci sia chiesto di cercare e di scoprire dentro di noi questa “presenza” del Signore!
I vers.8-11 spiegano quale sarà l’opera dello Spirito Santo. Ho sempre avuto paura di questo passaggio, perchè sono certo di non saper esprimere che banalità rispetto a quello che il il Signore ci vuole regalare. Mi affido quindi alla vostra preghiera e alle vostre riflessioni e vi chiedo di mandarmi qualche vostra scoperta certamente ben più profonda e ricca di quello che adesso provo a balbettare. Dunque Gesù dice che lo Spirito “dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio”(ver.8). I vers.9-11 spiegano tale opera. L’espressione “riguardo al peccato” mi fa pensare che la morte dell’Innocente metterà allo scoperto il peccato dell’uomo togliendogli ogni possibilità di giustificazione. Anche ieri per dire una parola alla benedizione di un riparto di pediatria mi era spontaneo collegare strettamente l’assurdità della morte dei bambini con la morte innocente di Gesù. Davanti alla morte dei bambini io non sono in grado di dire niente se non ricordare che Gesù è morto come loro: questa “ingiustizia” assoluta brucia tutte le nostre pretese di spiegare e di “assolvere” i nostri misfatti, perchè siamo noi gli uccisori dell’Innocente. “Riguardo alla giustizia” mi fa pensare alla gloria di Gesù presso il Padre e quindi al mistero meraviglioso della destinazione di tutta l’umanità verso Dio. Non verso la morte annientante, ma verso la pienezza della vita dei figli di Dio. E’ così che io penso e vedo tutti quelli che ci hanno lasciato e che, come dice di Gesù il ver.10, non vediamo più. E infine la morte-risurrezione dell’Innocente mi sembra il giudizio definitivo contro “il principe di questo mondo”: dalla potenza del sacrificio d’amore dell’Innocente “il principe di questo mondo è già condannato”. Qualche volta il principe del mondo mi sembra del tutto vivo e vegeto, ma quando posso guardare ogni vicenda e tutta la vicenda umana alla luce della Pasqua del mio Signore, vedo chiaramente che il principe di questo mondo è già condannato.
E il bello che mi riempie di stupore e di allegrezza malgrado tanti guai è cheGesù ci dica oggi: “Molte cose ho ancora da dirvi”. Sono contento persino di non essere capace oggi di “portarne il peso” come ascolto al ver.12. Mi dà gioia pensarmi come un bambino che tante cose non le può portare. Il tempo che abbiamo davanti è così tutta requisito da questa opera dello Spirito che ci “guiderà a tutta la verità”(ver.13). Mi ricordo che il mio vecchio prete degli scouts diceva che è come mettere un topolino in una sconfinata forma di parmigiano: un delizioso viaggio senza fine. Perdonate: quando ci si sente imbranati ci si butta in corner.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
C’è come un ritornello in questi versetti e in questi capitoli: “Vado al Padre…”. L’andare di Gesù al Padre è il prototipo del cammino che ognuno di noi sta facendo: un cammino senza fine, perché continuerà – dopo la nostra morte biologica – nella vita stessa di Dio. A questo alludeva Gesù, io credo, quando disse di Lazzaro “Lasciatelo andare…”. – Quanto ai difficili vv. 8-11, sottolineo l’aspetto che più attira: lo Spirito evidenzierà la cecità del “mondo” riguardo alla “giustizia”. Non si tratta della giustizia come noi la intendiamo: Dio è giusto, già nell’A.T., perché è fedele alle sue promesse; nonostante tutto quello che l’uomo combina, rispetta la parola data. E infatti aggiunge Gesù: “Vado al Padre e non mi vedrete più” (v.10): si compie il mistero della sua vita donata, il mistero della Pasqua (di cui ci ha detto don Giovanni).
v. 7 “Conviene a voi…”: Si può ricordare anche oggi quello che Gesù aveva detto a proposito del chicco: “Se caduto in terra non muore rimane solo, se invece muore porta molto frutto.” v. 8 Lo Spirito viene mandato ai discepoli: “a voi”, viene ripetuto per due volte. E poi si parla di un rimprovero al mondo. Si può intendere in due modi. Questo rimprovero passa attraverso la testimonianza dei discepoli, ai quali lo Spirito è inviato; ma anche che questa opera viene fatta anche all’interno dei discepoli stessi: è un’opera interiore. Lo Spirito guida a tutta la verità. A Pietro, Gesù risorto dirà: “Un altro ti cingerà e ti porterà dove tu non vuoi”. Sembra che qui non si parli tanto di una conoscenza solo intellettuale, ma di una conduzione dello Spirito della vita dei discepoli che li porta a una comunione con il Signore e attraverso di Lui al Padre, per questa glorificazione che avviene con il dono della vita. Lo Spirito ha le stesse caratteristiche del Figlio, in quanto “non parla da sè” nè ha qualcosa di proprio, ma tutto ciò che ha e che fa è nella comunione con il Figlio e il Padre. In sintesi, Gesù nelle parole di oggi spinge i suoi a vedere che tutto ciò che avviene per la sua Pasqua è il compimento del mistero di amore e comunione, a cui i discepoli parteciperanno in maniera piena per il dono dello Spirito. I discepoli vengono inseriti nel mistero e nella realtà della comunione della Santa Trinità: per due volte il brano di oggi sembra volere insistentemente convincerci di questo. I vv. 7-8 dicono i viaggi e le visite che realizzano questa comunione: Il Figlio se ne va, e torna al Padre; e manderà lo Spirito, che verrà ad abitare nei discepoli. E alla fine del brano, i vv. 14-15 ancora insistono su questo: “Lo Spirito prenderà del mio e ve lo annuncerà; tutto quello che il Padre possiede è mio”. Lo Spirito rende partecipi i discepoli di ciò che Gesù ha, e che ha ricevuto dal Padre. In queste parole sembra annunciatala misteriosa divinizzazione dell’uomo, reso partecipe per puro dono della vita stessa d’amore e comunione della Trinità, quasi da non essere più tre ma quattro, con l’uomo. E per tutto questo “conviene a noi” che Gesù se ne vada, come “conviene a noi che un uomo solo muoia per il popolo”, diceva minaccioso il sommo sacerdote Caifa, profetizzando inconsapevolmente della “riunione in uno” dei Figli di Dio dispersi: raccolti appunto nell’unità di Dio e nella sua comunione dallo Spirito Santo donato agli uomini.