25 Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26 Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. 27 Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28 Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29 Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. 30 Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; contro di me non può nulla, 31 ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco. Alzatevi, andiamo via di qui».

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I vers.25-26 ci confermano circa il legame strettissimo tra l’insegnamento di Gesù e quello dello Spirito Santo, al punto che lo Spirito è il Cristo stesso nel cuore e nella vita del credente. Questo per noi è di importanza decisiva, perchè impedisce la “riduzione” della parola e dell’opera di Gesù ad una dottrina teologica e ad un codice morale. E non perchè quello che Gesù dice e compie non abbia un significato teologico, cioè non esprima la realtà divina. O perchè non ci siano conseguenze profonde sul volto e la prassi della nostra vita. Ma perchè la sua persona e la sua opera sono sempre presenti nella vita dei discepoli di tutti i luoghi e di tutti i tempi per l’opera dello Spirito, e dunque nulla di Lui è “fisso”, statico, ma incessantemente “cresce” nella vita della comunità cristiana, e quindi dell’intera umanità. Questo non significa che lo Spirito aggiunge fatti e notizie diverse da quelle che Gesù ha dato mentre era con noi, ma perchè l’orizzonte e la portata della fede si ampliano incessantemente e quindi si amplia la conoscenza del mistero. Per questo Gesù può dire che lo Spirito “vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto”(ver,26). A proposito del “ricordare” non bisogna pensare ad un problema “mnemonico”, ma alla potenza e alla sapienza dello Spirito che rende incessantemente e perfettamente attuale la Parola di Dio nella vicenda del singolo, come della comunità ecclesiale, come dell’intera storia umana.
Il ver.27 ci regala la grande luce del Cristo sul tema e sul significato della pace! Il Signore afferma l’assoluta unicità della pace che Egli annuncia e dona: “Non come la dà il mondo..”. E a questo pounto, ecco un rinnovato invito a non lasciarsi turbare. Perchè? Penso perchè il volto e il contenuto della pace di Cristo potrebbero sembrare…non pace! Qui possiamo solo accennare alla radicale divaricazione tra la pace del mondo e la pace di Gesù. La pace mondana è una pace “imperiale”, cioè imposta e controllata da un vincitore, da un superiore, da un più grande di potere, di pensiero e magari di meriti…e la sua egemonia tiene per qualche tempo fermo il conflitto. La pace cristiana è la pienezza della presenza e dell’amore del Figlio di Dio nella vicenda dell’uomo. Uno dei prefazi della Messa afferma che Egli “annientò Se stesso, e col sangue versato sulla croce pacificò il cielo e la terra”. Per questo è necessario il suo invito a non turbarsi e a non avere timore!
La “partenza” del Signore non deve quindi essere motivo di tristezza e dolore, ma principio di allegrezza, perchè la gloria della comunione tra il Padre e il Figlio porta a pienezza la luce della vita nuova dell’umanità. Dice che il Padre è più grande di Lui, perchè quello che Lui ha detto e compiuto ha nella gloria del Padre e del Figlio nello Spirito Santo la pienezza della sua rivelazione e del suo compimento. Il ver.29, con il suo “ve l’ho detto prima”, è affermazione che riguarda tutto il nostro rapporto con la Parola di Dio, che è sempre in certo modo un “detto prima” da parte di Dio. Un annuncio perchè si possa vivere fin d’ora la vita nuova, entrando con la luce e la potenza d’amore del Vangelo in ogni vecchia vicenda della storia povera dell’umanità. Tutto riscattato. Tutto illluminato. Tutto fatto nuovo. Persino, e in modo glorioso, la morte, che diventa grembo della Vita.
I vers.30-31 collegano tutto questo all’ora della passione e della morte del Signore. Il “principio del mondo”, il signore del male e della morte, in realtà non può nulla contro il Figlio di Dio. Perciò, tutto quello che avviene non sarà subìto, ma sarà pienezza dell’obbedienza di Gesù al Padre. Ci chiederemo in seguito, se Dio vorrà, il significato di quel “Alzatevi, andiamo via di qua”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
v. 30 “Viene il principe di questo mondo, ma non ha potere su di me” (lett. non ha niente in me). Ma questo “principe” non ha niente in Gesù, non c’è niente in Gesù che quel principe possa pretendere come sua, e che corrisponda a lui, cioè alla morte. In questo cap. Gesù aveva detto a Filippo: “Io sono nel Padre e il Padre è in me”: in Gesù c’è il Padre stesso, l’amore di Dio è perfetto in Lui, e quindi non c’è nulla che il principe di questo mondo possa dire che è suo. Ma ieri Gesù aveva anche detto: “In questo coprenderete che io sono nel padre, che il Padre è in me, e che voi siete in me e io in voi”. Perciò anche noi siamo “dentro a Gesù”. E perciò anche noi siamo tra quelle cose che il principe di questo mondo non può esigere o pretendere siano sue. “E io in voi!”: perciò tanto quanto camminiamo in queste parole, in qualche modo, anche a noi è concesso dire queste parole che Gesù dice oggi. E se in noi spesso riconosciamo esserci del male, invidie, gelosie, arroganza, però dobbiamo credere che questa presenza di Gesù in noi è potente, e dire con Lui: “Il principe di questo mondo non ha nulla in me!”. E’ quello che anche Paolo ricorda dicendoci: uccidete nel vostro corpo le cose antiche e rivestitevi dell’uomo nuovo”. “Non ha niente in me” ci ricorda anche l’esito della guerra in cielo tra Michele e i suoi angeli, e il drago e i suoi angeli: “Il drago fu sconfitto e non ci fu più posto per lui in cielo”. Il principe di questo mondo non ha nulla in Gesù, nè ha più posto in cielo, perchè è stato vinto da Gesù. v. 25 “Lo Spirito santo che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa, e vi ricorderà ciò che io vi ho detto”: La presenza dello Spirito presso di noi è collegata alle parole che Gesù ci ha detto e insegnato; sarà lo Spirito a ricordarcele, e tutto ciò che ci insegna sarà fondato su quelle parole. Non sono cose nuove, o strane e meravigliose, quelle che lo Spirito suggerirà nel nostro cuore, ma la memoria delle parole del Vangelo, e la possibilità per noi di intenderle nella luce vera. v. 31 “Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e che faccio ciò che il Padre mi ha comandato”. Queste parole risultano essere quasi una risposta alla perplessità di Giuda (non Iscariota) di cui leggevamo ieri: “Come mai devi manifestarti a noi e non al mondo?”. La manifestazione di Gesù al mondo sarà data nel momento della sua passione e morte sulla croce, non in manifestazione di potenza mondana (come pensavano i parenti di Gesù, e forse lo stesso Giuda, con la sua domanda), ma con la potenza del suo amore per il Padre e per gli uomini, nel dono della vita.