27 Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! 28 Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». 29 La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». 30 Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. 31 Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori.
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Il “turbamento”invade la persona di Gesù in alcuni passaggi caratteristici del Vangelo secondo Giovanni. L’abbiamo trovato in Gv.11,33 davanti alla morte di Lazzaro, ora qui, iin una condizione interiore che ricorda da vicino la sua preghiera e la sua angoscia nell’orto degli ulivi, episodio che manca nel testo giovanneo, e che viene quindi come dilatato nel suo rapporto con il mistero della morte. Lo ritroveremo ancora mentre parlerà del tradimento di Giuda ormai vicino in Gv.13,21, e infine in Gv.14,1.27 come esortazione ai discepoli a non farsi sommergere dal turbamento per la sua morte. Mi riesce difficile cogliere, in questo, un “lato umano” del Figlio di Dio, quanto piuttosto mi pare di vedervi la rivelazione dell’animo di Dio stesso di fronte al male e alla morte. Un divino turbamento, dunque. L’esperienza di questo “turbamento” è nell’uomo esperienza di un sentimento divino, e quindi, in certo senso, “troppo grande” per l’uomo. Come lo sono, ovviamente le esperienze dell’amore, della gioia, della meraviglia, del dolore….Concludendo, ognuno davanti alla morte è “turbato”, ma nessuno come Dio stesso, che davanti ad essa non è “tranquillo” perchè la morte non c’è o non c’è più, ma perchè la morte con il suo carico di turbamento – di dolore! – è diventata via della vita per la Pasqua del Figlio di Dio. Immagino la vostra contrariata perplessità e vi chiedo scusa. E provo a proseguire.
Tale turbamento non oscura ma illumina il cuore di Gesù che ci rivela il mistero della salvezza non come esenzione dall’esperienza della morte, ma come orizzonte della gloria del Padre. E quindi il riscatto assoluto della morte completamente liberata dal suo legame con la morte e divenuta via della pienezza dell’amore! “Proprio per questo sono giunto a quest’ora!”(ver.27): è un’affermazione “folle”. Vuoi dire che la morte è il motivo e lo scopo della vita? No! Vuole dire che lo scopo della vita è il dono e l’offerta della vita, perchè il senso e lo scopo della vita sono il mistero supremo dell’Amore di Dio. La morte di Gesù diventa allora la piena glorificazione – cioè la rivelazione gloriosa – del Padre, che già è stato rivelato – “L’ho glorificato e lo glorificherò ancora”(ver.28) – dai segni e dalle Parole che Gesù in nome del Padre ci ha donato, e lo sarà ancora e pienamente dalla sua Pasqua!
L’alternativa tra ora della morte e ora della gloria ha un suo parallelo nella percezione-recezione della folla: per alcuni la “voce dal cielo”(ver.28) è “un tuono”; per altri è “un angelo che gli ha parlato”, che ha parlato a Gesù, è Parola donata dal Padre al Figlio. Ma Gesù precisa che la Parola – Lui stesso è il Verbo di Dio! – “non è venuta per me, ma per voi”(ver.30). E questo mi sembra non voglia dire solo che si tratta di una illuminazione perchè essi possano comprendere, ma che quello che sta compiendosi è grazia e dono per loro! Quale dono e quale grazia? Gesù rivela al ver.31 che la sua Pasqua “è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori”, e quindi la morte non solo del Figlio di Dio, ma, per la potenza salvifica della sua morte d’amore, la morte di ogni umana creatura sarà offerta d’amore, sarà offerta della vita, e quindi, propriamente, morte della morte. Sconfitta del principe di questo mondo e gloria dei figli di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Ieri Gesù aveva detto che se il chicco di grano caduto in terra muore porta molto frutto. Oggi siamo stupiti ascoltando che anche Gesù prova timore e angoscia davanti alla morte, perchè siamo abituati a pensare che Dio (e Gesù è Dio) non si possa nè angosciare nè spaventare. E Gesù si rivolge al Padre e gli parla dicendogli cosa sta provando in quel momento. E’ anche per noi importante rivolgerci a Dio nei momenti di difficoltà per avere da lui una parola di incoraggiamento. In Gesù vediamo oggi uniti il turbamento davanti alla morte e la sua obbedienza e adesione alla volontà del Padre, quest’ultima resa ancora più preziosa da quell’istintiva e umana paura della morte. A questo Gesù risponde con una preghiera molto precisa al padre: “Sia glorificato il tuo nome!”. E a questa preghiera la voce del Padre risponde: “l’ho glorificato e ancora lo glorificherò!”. E Gesù ricevuta la conferma dalla risposta di DIo Padre, può dunque dichiarare con certezza che ormai il principe di questo mondo viene gettato fuori, e che la sua offerta della vita sulla croce sarà salvezza per il mondo intero. La certezza della sconfitta del nemico ci viene dunque contemporaneamente per la obbedienza alla volontà del Padre, e ancor più per la sua risposta che ci conferma della attualità della sua azione di glorificazione. Ieri Gesù aveva detto: “E’ giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo!” e oggi dice: “Sia glorificato il tuo nome!” Questo dice che sono come una unica cosa: la glorificazione del figlio dell’uomo è gloria di Dio. E noi, che ogni giorno nella preghiera del Padre nostro diciamo “Sia santificato/glorificato il tuo nome” ci uniamo a questa preghiera di Gesù, consapevoli che se non si tratta solo di una azione di Dio, ma è un fatto che coinvolge anche la nostra vita, come la Sua: Gesù vuole fare la volontà di Dio, e in questo modo vuole glorificare il nome di Dio, e anche noi attraverso l’offerta della nostra vita.
L’anima di Gesù, il suo essere è turbato: per indicare questo turbamento l’autore adopera un verbo che imita il “battere dei denti”, “tetàractai”. Quanto è profondo, dunque, questo turbamento: come l’angoscia che i sinottici descrivono nell’orto degli ulivi. Eppure, come sappiamo, in Giovanni Gesù è presentato come il protagonista, attivo e libero, della sua vicenda di passione e morte. – “Padre, glorifica il tuo nome!”: come dice Mapanda, è l’equivalente del “Sia santificato il tuo nome”: Mostra il tuo volto di padre! E Dio lo fa comunicando vita (non mortificandola), una vita della stessa qualità della sua.