28 Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29 Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30 Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31 Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. 32 Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33 Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34 domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35 Gesù scoppiò in pianto. 36 Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37 Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
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Tutto è molto delicato e chiedo anticipatamente scusa se sembrerò invadente nei confronti del testo. Dico questo perchè mi è sembrato di vedere una relazione importante tra le parole precedenti che ci dicevano di Marta e quelle di oggi per Maria. E mi sembra profondo il legame tra loro. Marta può forse rappresentare Israele, la sua vicenda e il suo compito storico, e Maria essere il segno della chiesa, della nuova umanità, della sposa. Se vale tale premessa, mi pare bellissimo questo andare Marta a chiamare Maria. Mi chiedo perchè la comunicazione avviene “di nascosto”, ma si può ritenere che Israele abbia il compito di annunciare con la preziosità di un segreto il proposito nuziale di Dio nei confronti dell’umanità. L’immagine nuziale è molto presente nella Prima Alleanza, quanto è assente in tutte le altre credenze religiose. Ed è degno di nota il fatto che Marta chiami Maria, per dirle che il Signore si è reso presente e la chiama! Così il ver.28.
Ascoltato questo annuncio, Maria si alza: è la prospettiva di una “risurrezione” in una vita nuova! E si alza per andare da Lui! E’ molto interessante l’osservazione del ver.31, secondo la quale i giudei che la seguono lo fanno “pensando che andasse a piangere al sepolcro”. Ma ormai non ci si può più accostare al dramma e al mistero della morte, senza la potenza e la speranza del nostro vincolo d’amore con lo Sposo Gesù. Per questo nel testo di oggi Lazzaro rimane come nell’ombra perchè la sua salvezza deve passare attraverso la relazione di Gesù con le sue sorelle, e cioè, secondo la nostra ipotesi, con la grande diaconìa dell’Israele della Prima Alleanza espressa da Marta – e a questo proposito si può per un momento ritornare al prezioso dialogo “teologico” tra lei e Gesù – e con l’incontro insieme luminoso e doloroso – nuziale! – tra Gesù e Maria. Per questo è preziosa anche l’osservazione del ver.30, secondo la quale Gesù incontra Maria nel luogo “dove Marta gli era andata incontro”. E’ infatti la relazione tra Dio e Israele che apre la strada della salvezza per tutte le genti.
Quello che al ver.32 Maria dice al Signore è uguale a quello che gli ha detto Marta al ver.21. Ma tutto è diverso, perchè con Maria la relazione è nello stesso tempo molto più profonda e insieme molto più capace di rappresentare il dramma dell’intera umanità. La parola di Maria è accompagnata e offerta a Gesù con il pianto:il pianto di Maria che ha coinvolto anche coloro che l’accompagnano. E’ quello che Gesù vede rimanendone commosso e turbato (ver.33). Sono espressioni forti che tendono a descrivere un radicale sommovimento della persona. Osiamo dire in termini rozzi che “Dio non è più se stesso”. La sua domanda sul luogo della sepoltura di Lazzaro riceve la risposta uguale – e diametralmente opposta – a quella che in Gv.1,46 riceveva Natanaele: “Vieni e vedi”. L’umanità è stata invitata e accolta nella luce divina, come ora il Figlio di Dio viene portato nel fondo del dramma dell’uomo.
Ed ecco allora Gesù piangere! L’Evangelista usa per il pianto di Gesù un verbo diverso da quello che diceva il pianto di Maria e dei giudei. “Lacrimò” sarebbe il verbo del ver.35: come se fosse non solo il dolore, ma anche una “celebrazione” del dolore. Ma quello che è più forte è l’interpretazione-rivelazione della fonte e del contenuto di questo pianto: “Guarda come lo amava”. Chiediamo al Signore la grazia sublime di poter piangere sempre per amore! Che il nostro pianto e il pianto di tutta l’umanità possa diventare un pianto d’amore. Questa è la prospettiva della speranza che in Gesù visita la vicenda dell’uomo. Anche la più dolorosa.
E siamo felici che il Signore non abbia fatto secondo quello che obiettano alcuni al ver.37! Infatti il Signore non è venuto a dare immortalità alla nostra vita ferita e prigioniera, ma è venuto a donarci la Pasqua di morte e di risurrezione per una vita nuova che si lascia alle spalle la morte e cammina in novità di vita, verso la pienezza della vita.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
«Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!».
Invece Gesù non c’era! Non ha voluto esserci. Oggi il testo parla di morte, della morte di una persona cara, molto amata. Si parla del pianto, delle lacrime, anche di quelle di Gesù.
Mi fa molta impressione il fatto che l’eventualità “non sarebbe morto se…” non è assolutamente contemplata dal Signore. La morte c’è e da essa non si può sfuggire. Nemmeno Gesù sfugge alla morte. Mi sono ricordato delle parole crudelissime di quelli che stanno intorno alla sua croce e che gli dicono: “se tu sei il Cristo, salva te stesso, scendi dalla croce”.
Il fatto nuovo, bellissimo, è che oggi il Signore-Gesù, “il Maestro, è qui!”. Piange con noi. Vive con i suoi amici questo momento drammatico, l’angoscia più nera, per aiutarli a superarla, per aiutarli a credere in Lui, che ha vinto la morte.
Aveva detto a Marta: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?”.
Marta “andò a chiamare Maria”: che bello questo naturale, spontaneo propagarsi della “buona notizia”: “Il Maestro è qui e ti chiama!” – Rivolgendosi a Gesù, le due donne – rappresentanti della comunità dei credenti – lo chiamano con l’appellativo tipico usato dai primi cristiani: “Signore…” – Al v. 33, Gesù “si commuove profondamente”; in realtà, il termine greco indica piuttosto uno “sbuffare indignato”; Egli è arrabbiato per la scenografia di morte rappresentata dai parenti del defunto e dagli amici Giudei. Egli sta per manifestare che Dio dà vita, e la manifestazione della vita è la sua gloria.
v. 32 Maria ripete a Gesù quello che sua sorella Marta già gli aveva detto: “Signore, se tu fossi stati qui mio fratello non sarebbe morto”. Questa affermazione ripetuta ci dice come sia importante per ogni uomo la presenza della persona di Gesù. Anche Gesù, che era amico di Lazzaro, è rattristato e piange davanti alla sua morte. Mostra così la sua umanità, poco prima di mostrare la potenza della sua divinità risuscitandolo da morte. Da questo cap. raccogliamo anche l’insegnamento di come sia importante andare da Gesù: così infatti fanno Marta e sua sorella Maria: il Signore ha cominciato aa avvicinarsi: e subito loro vanno verso di Lui. Oggi è il culmine del viaggio di Gesù, Figlio di Dio, verso di noi; ed è anche il culmine del viaggio di Dio alla ricerca dell’uomo di Adamo, la sua creatura amata e perduta quasi dall’inizio. Gesù ha raggiunto oggi la condizione più bassa dell’uomo, quella che manifesta in modo massimo il suo bisogno di salvezza: la condizione di morte. E’ importante la domanda che Gesù fa al v. 35: “Dove lo avete posto?” e la risposta che ne riceve: “Vieni e vedi”. Sono le parole che Lui aveva detto all’inizio ai discepoli: “Venite e vedete”. Loro infatti non sapevano dove stava Gesù; e anche Gesù ha bisogno di essere condotto là dove si trova Lazzaro/Adamo morto, perchè Dio, di per sè, non può conoscere questa condizione. A proposito delle lacrime di Gesù, leggiamo in Ebr che Gesù, ” nei giorni della sua vita terrena, egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte, e fu esaudito per la sua pietà” (Ebr 5:7). E’ la stessa preghiera fatta con lacrime, anche qui per Lazzaro: Gesù raccoglie e salva ogni nostro lutto. In Giov non troviamo la preghiera di Gesù nel Getsemani, forse queste lacrime ne sono non solo il preludio, ma anche il segno. E alla fine le lacrime di Gesù mostrano anche il sentimento di Dio, che – per mezzo delle lacrime dei profeti (specie di Geremia) – è alla ricerca del suo popolo: “i miei occhi grondano lacrime per i flagelli del mio popolo”.