17 Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18 Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19 e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20 Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21 Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22 Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23 Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24 Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25 Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26 chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27 Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
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Mi sono fatta l’ipotesi, e forse è mia fantasia, che Marta possa rappresentare l’itinerario di accostamento di Israele a Gesù il Figlio di Dio. E Maria, forse, la relazione più intima con Lui e quindi anche più rappresentativa del coinvolgimento dell’intera umanità nella Persona e nell’opera del Signore.
In questo incontro tra Marta e Gesù sembra assistiamo al raccogliersi nella persona del Signore delle due categorie dello spazio e del tempo: è Gesù il luogo; ed è Gesù il tempo della salvezza! Tutto in ogni modo parte dalla inevitabile violenza della morte: Lazzaro è già da quattro giorni nel sepolcro (quindi oltre i tre della Pasqua di Gesù?), condizione assolutamente negativa che Marta citerà anche al ver.39.
La distanza nello spazio viene evidenziata dalla “strana” osservazione circa la distanza tra Betania e Gerusalemme: indica forse la distanza dal Tempio, luogo della “presenza” di Dio in mezzo al suo popolo? Tale “distanza” è confermata dal fatto che Marta “va incontro” a Gesù. In questo senso può essere significativo il fatto che “Maria invece stava seduta in casa”(ver.20). Poi anch’ella si muoverà, ma, come vedremo più avanti, non per coprire una distanza, ma per rispondere ad una chiamata: “Il Maestro è qui e ti chiama” dirà Marta a Maria al ver.28. E, ancora, lo “spazio” citato al ver.21: “…se tu fossi stato qui…”. Però, al ver.22, la Parola come luogo, e quindi come presenza di Dio in ogni luogo dove Gesù parla e chiede al Padre. Non più solo nel Tempio di Gerusalemme, perchè Gesù è il nuovo Tempio di Dio! La Parola di Dio ne afferma la presenza, non solo l’attesa.
E come è superata nella Persona di Gesù la categoria dello spazio, così lo è quella del tempo. All’annuncio di Gesù: “Tuo fratello risorgerà”(ver.23), Marta risponde citando la “risurrezione dell’ultimo giorno”(ver.24). Ma, appunto, Gesù raccoglie il tempo, e quindi “l’ultimo giorno”, nella sua persona: “Io sono la risurrezione e la vita”. In certo modo il tempo è finito. E’ finito infatti il tempo che segnava un’assenza e un’attesa. In Gesù tutto si rende presente, sia nello spazio sia nel tempo. Per questo “chi crede in me, anche se muore vivrà” e chi “vive e crede in me, non morirà in eterno”, perchè vive fin d’ora la vita eterna. E la vita eterna non è più tanto e solamente la vita che non finisce mai, ma la vita stessa di Dio. Marta crede e lo riconosce. Penso di non essere riuscito ad esprimermi se non in modo molto confuso. Scusatemi!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Colpisce il modo in cui viene detto al v. 17 che Gesù arriva presso Lazzaro: “Gesù lo trovò!” Lo trova già da quattro giorni nel sepolcro: “Lo trovò”. E’ così ricca questa espressione, che questa mattina abbiamo potuto anche cantare nel cantico del Deuteronomio, dove si dice che Dio trovò il suo popolo schiavo in Egitto, in una terra desolata… In Giovanni questo verbo non è presente molte volte, però c’è nelle due grandi guarigioni che Gesù opera: Gesù “trova” il paralitico guarito; e “trova” anche il cieco nato dopo che lo avevavo cacciato dalla sinagoga. E oggi Gesù “trova” Lazzaro in questa situazione ultima, e in questo modo indica che la morte non è la situazione ultima, e non solo perchè c’è la risurrezione “nell’ultimo giorno”, ma perchè c’è il Signore che è il primo e l’ultimo. E anche la morte non solo viene superata nella risurrezione finale, ma è già tutta relativizzata dalla fede e dalla vita che scaturisce dalla fede. In questi vv. Marta mostra un cammino di fede che la avvicina sempre di più alla piena comprensione del mistero di Gesù, figlio di Dio. Dapprima, appena saputo che Gesù sta arrivando “gli va incontro”. Poi mostra la rassegnazione per il fratello morto, ma nello stesso tempo la fede che Gesù, se fosse stato li, avrebbe potuto fare qualcosa per lui. E infine la fede piena nella resurrezione finale: “So che risusciterà nell’ultimo giorno”. E la affermazione finale “Io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo”, rivela come il suo cammino di fede ha raggiunto la pienezza, nella fede in Gesù datore di vita, presente lì vicino a lei e al fratello.
Come mai l’insistenza sui “quattro giorni” dalla morte di Lazzaro? Gli ebrei ritenevano che lo spirito, l’anima del defunto rimanesse accanto al corpo… finché non verificava che era iniziato il processo di corruzione e non c’era più possibilità di recupero; così, al quarto giorno, abbandonava definitivamente il corpo esanime. Quindi – ci dice il nostro testo – non ci sono dubbi: Lazzaro è morto indubitabilmente e irrimediabilmente. – Nelle parole di Maria, invece, compare un dato della fede di Israele: la risurrezione nell’ultimo giorno (v. 24). Ma per Maria questa prospettiva non è una consolazione sufficiente. Gesù le risponde con quelle parole straordinarie: Io sono (afferma la condizione divina) la risurrezione e la vita… Chi crede in me – possiamo parafrasare – anche se muore biologicamente, non farà l’esperienza della morte! – Abbiamo già ora una vita di una qualità tale, chela morte fisica non potrà intaccarla o interromperla.