1 Passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2 e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3 Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4 Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5 Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6 Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7 e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. 8 Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9 Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10 Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11 Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12 Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
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Ripeto il consiglio che ho pensato di suggerire per il nostro cammino lungo il Vangelo secondo Giovanni: quando entriamo in un nuovo capitolo, come oggi, è bene leggerlo tutto, perché in certo modo tutto il capitolo è “dedicato” all’approfondimento del suo inizio.
Questo vale assolutamente per la vicenda del cieco nato, che rimane protagonista per tutto Gv.9! Personaggio di straordinario rilievo, il cieco è, mi sembra, il segno pieno della salvezza donata dal Signore e pienamente accolta, al punto che, mentre nell’uomo guarito cresce la consapevolezza del dono ricevuto, egli si fa annunciatore e testimone presso tutti gli altri, compresi gli stessi oppositori di Gesù!
E’ molto importante la prima parte del nostro brano con la domanda se la malattia di quest’uomo dipende da una colpa, sua o dei suoi genitori. Gesù risponde con un’affermazione fondamentale: questa grave infermità non dipende da una colpa, ma c’è, affinchè in questa vicenda “siano manifestate le opere di Dio” (ver.3)!
Credo sia legittimo estendere questa Parola di Gesù, che propone di interpretare ogni evento, anche il più negativo, come occasione per la manifestazione della potenza divina della salvezza. Così diventa importante la precisazione che quest’uomo è cieco fin dalla nascita, che diventa il simbolo della salvezza divina di cui ogni persona ha bisogno: come per dire che si nasce nelle tenebre! Che dunque il bisogno della salvezza è di tutti! Siamo al contrario della filosofia che pensa che nasciamo bene e poi ci corrompiamo!
E’ importantissimo per la fede prendere atto di questo! E’ sbagliato pensare che Dio poteva farci meglio! Così non avremmo bisogno di Lui! Ma il credente, e quindi anche il nostro cieco-nato, sempre di più amerà l’azione di salvezza di Dio come manifestazione del suo amore per noi! Sarebbe stato meglio non avere bisogno della nostra mamma? Invece, tutta la nostra vita è storia della nostra salvezza, per tutto il bene che Dio ci ha fatto!
I vers.4-5 precisano che tale è il significato del tempo e della sua preziosità: “… affinchè siano manifestate le opere di Dio”. Gesù è veramente la luce del mondo!
I vers.6-7 sono la meravigliosa narrazione del miracolo! Il gesto di Gesù è la memoria preziosa dell’azione creatrice di Dio che ha formato la prima creatura umana e che ora si rivela come profezia della nuova creazione dei figli di Dio, di cui il cieco-nato diventa simbolo! Ed è per questo che Gesù chiede al cieco. “Va’ a lavarti nella piscina di Siloe”. E il Vangelo precisa che “Siloe” significa “Inviato”, e dunque indica che tutto questo si compie con il Figlio che il Padre ha mandato per la nostra salvezza!
L’obbedienza di fede dell’uomo lo conduce alla luce della salvezza! I vers.8-9 vogliono enfatizzare l’evento! Il miracolo di questa vita fatta nuova dalla luce divina è tale che l’uomo sanato si presenta proprio come una persona nuova!
Ma è di più: è la stessa vecchia umanità che ha fatto Pasqua: la vecchia creatura è morta ed risorta in Gesù! Ed è impressionante che ora anche quest’uomo si presenti anche lui con l’antico nome di Dio rivelato a Mosè. “Sono io!”.
Interrogato sul “modo” in cui egli è stato salvato, l’uomo risponde spiegandolo. Ma quando gli chiedono : “Dov’è costui?”, egli non lo sa! E anche questo è importantissimo perché è al cuore della grande tradizione ebraico-cristiana: di Dio si conoscono le opere prima di conoscere Lui! Questo è avvenuto quando Dio ha liberato i padri ebrei dall’Egitto! Ed è lontano dal catechismo tradizionale che prima ci dà la “definizione” di Dio, e poi ci spiega che cosa Egli ha fatto. Ancora una volta bisogna sottolineare l’importanza che per la nostra fede ha la concreta storia della salvezza di ciascuno e di tutti.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Un cieco era considerato un peccatore, secondo il pensiero comune a quel tempo, ed era escluso dalla frequentazione del tempio. Per Gesù non ci sono esclusi: ferma lo sguardo su di lui (“lo vide…”), uno sguardo – possiamo pensare – di compassione, amorevole. – Segue la domanda dei discepoli, domanda che a volte anche noi sentiamo ripetere: “Cosa ho fatto per meritare questo? Perché Dio mi tratta così?” Gesù ci ha detto che Dio non è vendicativo e i nostri comportamenti sbagliati non suscitano in lui ira ma misericordia e intervento di soccorso. Poiché sono così “le opere di Dio”. L’opera creatrice non si è esaurita “al principio” ma continua, e Gesù la rinnova, come indica il gesto della saliva e del fango sugli occhi del cieco. Con Gesù si rinnova la vita e si riaccende la luce: “Io sono la luce del mondo…”