17 E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. 18 Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me». 19 Gli dissero allora: «Dov’è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio». 20 Gesù pronunciò queste parole nel luogo del tesoro, mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora venuta la sua ora.
Giovanni 8,17-20

Mi chiedo quale sia la ragione di quel “vostra Legge”: una risposta forse possibile è che la legge della testimonianza cambia radicalmente il suo significato con queste parole di Gesù. Infatti, e sarà così anche nel processo contro Gesù, la testimonianza è per accusare e condannare. Qui invece tutto assume un significato completamente diverso. Date un rapido sguardo a Deuteronomio 17,6 e 19,15, dove la testimonianza di due persone è richiesta come salvaguardia davanti all’uccisione del colpevole: devono essere almeno in due a testimoniare contro di lui!
La testimonianza reciproca del Figlio e del Padre non è più una garanzia esterna, ma è la profonda “presenza” di uno nell’altro: così il ver.18. Questo provoca l’obiezione del ver.19: “Dov’è tuo padre?”, perché gli interlocutori vedono il solo Gesù. La risposta di Gesù è radicale: non possono conoscere il Padre perché in realtà non conoscono Lui, Gesù! Se lo conoscessero veramente, in lui conoscerebbero il Padre. Infatti il Figlio è la perfetta rivelazione del Padre. Possiamo utilmente andare al dialogo meraviglioso di Gv.14,8-14, e l’affermazione forte del Signore: “Chi ha visto me, ha visto il Padre”. La testimonianza è dunque pienezza della relazione d’amore. Pienezza della dedicazione reciproca. Il Padre e il Figlio sono piena rivelazione l’uno dell’altro. Contrariamente alla prassi che nel tempo si affermerà nelle Chiese, Gesù non si fa mai chiamare Padre e stabilisce che nessuno si faccia chiamare padre. E questo, perché se uno è veramente “figlio”, è veramente piena rivelazione del Padre. Per questo, solo Gesù è la perfetta e piena rivelazione del Padre, perché è totalmente riversato in lui, come il Padre è in lui riversato.
Forse è per questo che l’evangelista indica il “luogo del tesoro”, come luogo dove Gesù dice queste parole!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Nemmeno gli amici intimi, i discepoli assidui di Gesù hanno conosciuto il Padre. Egli lo dirà a Filippo (cap.14): “Da tanto tempo sono con voi, e non mi hai conosciuto? Chi ha visto me, ha visto il Padre…” E forse anche noi, che “frequentiamo” Gesù ogni giorno, non abbiamo conosciuto in verità né lui né il Padre. A maggior ragione scribi e farisei e sacerdoti: troppo importante per loro il dio denaro, il tesoro del tempio di cui si parla al v.20. Era come una grande banca, che raccoglieva non solo le offerte dei devoti ma anche le riserve dei ricchi del tempo. Chi ha come ideale il dio mammona (e il prestigio, il privilegio, l’ambizione di essere superiore agli altri…) come potrà conoscere il Figlio dell’uomo e il Padre che in lui si manifesta?