10 Ma quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. 11 I Giudei intanto lo cercavano durante la festa e dicevano: «Dov’è quel tale?». 12 E la folla, sottovoce, faceva un gran parlare di lui. Alcuni infatti dicevano: «È buono!». Altri invece dicevano: «No, inganna la gente!». 13 Nessuno però parlava di lui in pubblico, per paura dei Giudei.
14 Quando ormai si era a metà della festa, Gesù salì al tempio e si mise a insegnare. 15 I Giudei ne erano meravigliati e dicevano: «Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?».
Giovanni 7,10-15

Riflettendo un momento sulla Parola che oggi ascoltiamo dal Signore, avverto come sia sempre importante considerare ogni affermazione in tutta la sua presenza in quello che abbiamo ascoltato fin dall’inizio e magari gettare uno sguardo su quello che ci aspetta. Vediamo così che questo tema della “segretezza” accompagna tutto il quarto Vangelo. Per quello che riguarda il rapporto con Lui abbiamo visto fin dal cap.1 come si tratti sempre di dono e non di conquista il trovarlo e lo stare con Lui: tale è la vicenda di coloro che sono diventati suoi discepoli (Gv.1). E così anche per quello che riguarda la sua opera: è rimasto “segreto” a Cana (Gv.2), dove del vino buono “tenuto da parte finora” è stato considerato responsabile lo sposo, e in Gv.5 dove l’uomo sanato da Gesù non lo conosce, e dove anche gli oppositori che pensano di conoscerlo, in realtà sono ben lontani dal poter cogliere il senso profondo di quella guarigione di sabato. Il miracolo dei pani del cap.6 provocherà addirittura l’allontanarsi di molti discepoli, che non riescono ad accogliere la sua rivelazione.
Anche dunque nel nostro brano, così dedicato al tema della ricerca e del riconoscimento di Gesù, emerge il fatto che la sua persona, la sua opera e la sua parola, più che dare delle risposte e portare a delle scoperte, generano domande sempre più delicate e complesse. Sembra qui di poter individuare due “gruppi” di persone: da una parte “i Giudei”, e dall’altra “la folla”, che entrambi non sono in grado di definire la persona del Signore. E proprio “i Giudei” più enfaticamente mettono in evidenza come Gesù non possa essere conosciuto e capito con i consueti criteri. Così si sottolinea la diversità delle opinioni su di Lui, opinioni che peraltro non si esprimono pubblicamente, per paura dei Giudei, i quali, a loro volta, sono costretti a meravigliarsi – “come mai costui conosce le Scritture, senza aver studiato?” – più che a poter capire.
Se mai è ancora una volta solo Gesù a condurre la sua avventura, passando da una presenza nascosta (ver.10) all’insegnamento nel Tempio del ver.14. Ma anche il suo insegnamento non è decifrabile con i normali criteri che governano la conoscenza e l’insegnamento delle Scritture (ver.15).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Che clima strano e angosciante ci rendono questi versetti! Gesù che opera di nascosto, la gente che ne parla ma sommessamente, sottovoce, e i capi, i dirigenti religiosi che incutono paura, terrore… Chi considerava le azioni di Gesù e la bellezza di alcune sue parole concludeva: “E’ buono”. Chi guardava l’ortodossia concludeva: “Inganna il popolo”. Inganna o seduce perché fa deviare dalle tradizioni, dall’insegnamento tradizionale dei dottori e degli scribi. E difatti costoro si chiedono: Come mai conosce le Scritture? Quel “senza aver studiato” andrebbe più giustamente tradotto – secondo p. Maggi – con “non essendo stato discepolo di nessuno”: Gesù non ripete l’insegnamento ricevuto da altri maestri; la sua dottrina, come vedremo domani, viene da Dio (v.17).