26 Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; 27 e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
1 Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. 2 Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. 3 E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. 4 Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto.
Giovanni 15,26-16,4a

Il cap.15 ci congeda con la promessa della presenza di Gesù mediante la testimonianza dello Spirito. Questa testimonianza sarà data innanzi tutto ai discepoli. “Egli darà testimonianza di me”. E’ un’esperienza che ci è regalata nella preghiera e nella quotidiana nostra “conversazione” sulla Parola di Dio: un regalo meraviglioso che suscita in noi lo stupore, la commozione e la gioia della verità. Non una verità astratta, ma l’evidenza di quello che ascoltiamo. In questa evidenza c’è in certo modo proprio il “vedere”, perché ci viene regalata la possibilità di dire “è veramente così”. E questa non è una considerazione ovvia e posseduta. Al contrario: è sempre un appello alla conversione, un annuncio di liberazione dal male e la prospettiva di potersi incamminare nella via sempre nuova e luminosa del Vangelo di Gesù. Nel Vangelo che è Gesù. Nel cammino con Lui e dietro a Lui.
Da qui, al ver.27, l’annuncio di una testimonianza che anche noi possiamo dare, per la lunga consuetudine del nostro quotidiano ascolto di Lui: “perché siete con me fin dal principio”. Questa Parola Gesù la dice in termini privilegiati per i suoi primi discepoli, ma oggi la dice a noi. Questa testimonianza mi sembra non vada colta solo in gesti e parole specifici e particolari, ma nella persona stessa e nella sua vita ordinaria. Infatti è la testimonianza di Dio che in Gesù si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi.
Come abbiamo ascoltato in tutto questo capitolo, il dono della fede e della testimonianza espone i discepoli a prove e difficoltà … fino allo scandalo! Lo scandalo è, nel suo più diretto significato, un inciampo, un ostacolo, una difficoltà. Si tratta quindi di una prova che mette in questione la testimonianza stessa. Questo “scandalo” è grave, perché non proviene dal “mondo”, ma dall’ambito stesso della fede religiosa! I vers.2-3 lo esprimono in termini drammatici. Questo oggi lo dobbiamo ricevere come un interrogativo molto profondo: la testimonianza di Gesù suscita oggi questa reazione? Perché essa non perde mai la sua attualità. Non sarà oggi l’orizzonte della sinagoga, ma è forse nella nostra stessa persona interiore, e magari nell’ambito “religioso” in cui viviamo che tale scandalo deve riprodursi. Altrimenti è necessario che ci chiediamo se abbiamo custodito fedelmente in noi la testimonianza dello Spirito Santo.
Per questo, è molto importante, al ver.4, quel “ve ne ricordiate”. La nostra quotidiana memoria della Pasqua di Gesù nella celebrazione della Divina Liturgia, è la grazia che riceviamo proprio nella prospettiva dello “scandalo” che la luminosa presenza di Gesù e del Padre nella nostra storia potrà provocare. Ogni giorno ascoltiamo il Signore – “perché io ve l’ho detto” – e lo ascoltiamo nella precarietà talvolta drammatica della vicenda umana, per custodire nell’ora della prova la serena certezza dell’amore di Dio nella nostra piccola vita.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.