32 Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33 Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. 34 E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Giovanni 1,32-34

Siamo all’ultimo passo della testimonianza di Giovanni. La sua persona è collocata al confine tra il “non lo conoscevo” (ver.33) e l’ “ho visto e ho testimoniato”(ver.34). La testimonianza del Battista ha al suo centro “lo Spirito Santo”. L’elezione divina è piena, e gli consente di portare a pienezza la sua testimonianza: “io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio”. Per la prima volta viene proclamato il termine proprio per riconoscere e indicare Gesù. Egli nei versetti precedenti era indicato come “l’Agnello di Dio”, ora viene riconosciuto nella pienezza del suo mistero: il Figlio di Dio!
Al ver.33 compare un soggetto di cui non si dice il nome: “colui che mi ha inviato a battezzare”. Non può essere che Dio stesso, e il suo non essere esplicitamente nominato forse richiama la proibizione mosaica di nominare il nome di Dio. E’ in ogni modo Dio stesso che ha guidato tutta la storia del suo popolo verso l’evento che ora Giovanni, figura di tutto l’Israele della promessa e della profezia, contempla e proclama. In lui il “non conoscevo” di Israele diventa l’ingresso nella conoscenza del Messia del Signore. Ma il Messia assume qui il titolo pieno, appunto quello di Figlio di Dio. E con questo, viene anche proclamata la sua azione: “E’ lui che battezza nello Spirito Santo”(ver.33). Ma questo ci riporta al Prologo e a quello che veniva detto ai vers.12-13: “A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati”. Viene così svelato il senso pieno di quel “battezzare nello Spirito Santo” che è proprio del Figlio di Dio. In Lui vengono generati da Dio i figli di Dio. Nel Figlio di Dio essi diventano partecipi della paternità di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Lo Spirito di Dio, la sua forza, il suo amore scendono su Gesù. La colomba, per gli ebrei, era il simbolo dell’attaccamento al nido; anche se lo si toglie o si sposta, lei tornerà lì. Significa quindi che lo Spirito ha ora la sua abitazione stabile e perenne in quest’uomo, Gesù. Dalla sfera divina (il cielo) alla presenza nella piena umanità del Messia e Figlio. Lo Spirito che si immerge in Gesù – dice p. Maggi – non è “santo”, perché Gesù non ha bisogno di essere separato da alcun male; per noi sarà “Spirito Santo”, che ci separa da ogni male e ogni tenebra.