14Profetò anche per loro Enoc, settimo dopo Adamo, dicendo: «Ecco, il Signore è venuto con migliaia e migliaia dei suoi angeli 15per sottoporre tutti a giudizio, e per dimostrare la colpa di tutti riguardo a tutte le opere malvagie che hanno commesso e a tutti gli insulti che, da empi peccatori, hanno lanciato contro di lui». 16Sono sobillatori pieni di acredine, che agiscono secondo le loro passioni; la loro bocca proferisce parole orgogliose e, per interesse, circondano le persone di adulazione.
17Ma voi, o carissimi, ricordatevi delle cose che furono predette dagli apostoli del Signore nostro Gesù Cristo. 18Essi vi dicevano: «Alla fine dei tempi vi saranno impostori, che si comporteranno secondo le loro empie passioni». 19Tali sono quelli che provocano divisioni, gente che vive di istinti, ma non ha lo Spirito.
Link alla pagina “Giuda” del nostro archivio Lectio N. T.
La Parola che oggi riceviamo dalla bontà di Dio mi pone un interrogativo: che cosa pensiamo noi della storia, e cioè del mondo, dell’umanità e della vicenda nella quale ci troviamo immersi, con alle spalle una storia che si presenta violenta e senza una reale strada di speranza, e quindi un futuro di cui sembra di non cogliere una prospettiva positiva. Di fronte a questo, mi sembra di cogliere anche nella Parola di oggi l’affermazione di un giudizio. Un giudizio divino “per sottoporre tutti a giudizio, e per dimostrare la colpa di tutti riguardo a tutte le opere malvage che hanno commesso…”. La storia, cioè, non è abbandonata a se stessa! C’è una giustizia che la giudica. Questo è un grande criterio di speranza, perché l’assenza di tale giudizio abbandonerebbe il mondo alla sua disperazione, e soprattutto sarebbero abbandonati al loro destino specialmente i più piccoli, i più poveri, quelli che in modo più duro hanno subìto la sorte comune a tutti, la sorte del male e della morte. La giustizia divina è l’atto di ribellione nei confronti di un mondo privo di guida e di direzione. Ogni minima riflessione infatti condurrebbe ad avvertire come illusione l’idea che il mondo stesso sia capace di trovare una sua strada positiva. A questo proposito non si può non tener conto della grande sfida della grande spiritualità orientale che, movendosi secondo strutture di pensiero radicalmente opposte alla tradizione ebraico-cristiana, propone e realizza un cammino di ascensione spirituale che abbandona il dramma e la fragilità della storia, al punto che chi se ne libera pienamente non dovrà finalmente più reincarnarsi in essa. Scusate questo lungo balbettare, che oggi ho avvertito di dover rimettere in attenzione. Dunque, c’è un giudizio divino, secondo la nostra fede, che svela il male della storia in nome di una giustizia che, malgrado tutto, c’è! I vers.14-15 sembrano voler affermare l’orizzonte universale di tale giudizio.
I vers.17-18 confermano quello che già prima abbiamo ascoltato dalla nostra Lettera, e cioè che in tale vicenda di male non è esente la stessa comunità credente. Anzi, più di ogni altro ambito ne viene provocata perché esplicitamente conosce tale giudizio divino.
A questo punto mi sembra importante che accogliamo con molta attenzione quello che afferma il ver.19. Quando parla di “gente che vive di istinti, ma non ha lo Spirito”, la descrive come “psichici che non hanno lo Spirito”. Lo “psichico” è, nel linguaggio della Scrittura, la creatura umana nella sua “naturalità”. Una naturalità che, secondo la rivelazione ebraico-cristiana, è ferita, perché ha perso appunto quello “Spirito” che la faceva a immagine e somiglianza di Dio”. Il Signore Gesù Cristo è venuto a donare in pienezza quello Spirito! Con questo è venuto a donare la speranza per la creazione e per la storia. Una speranza e quindi una storia nuova, generata, guidata e orientata verso la pienezza della luce e della pace. Cieli nuovi e terra nuova come dono di Dio. Liberazione dal male e dalla morte: un’ “impresa” che non è realizzazione umana ma dono di Dio. Il credente, pur nella sua esperienza del male che condivide con tutta l’umanità, è chiamato a celebrare il volto nuovo della storia. E a celebrarlo tanto più quanto più il mondo possa sembrare abbandonato a se stesso e prigioniero del suo male e della sua morte. Noi, poveri peccatori, siamo chiamati ad essere luogo e celebrazione di speranza e di pace.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Di questa gente Giuda dice che ‘agiscono secondo le loro passioni’,pochi versetti fa ‘conoscono per mezzo dei sensi’.
Un incontro con la realtà che resta come in superficie.Una vita fatta di istinti,passioni,maldicenze,orgoglio,divisioni..in balia delle proprie miserie interiori.
Oggi al versetto 19..l’alternativa dello Spirito.
Se da soli combiniamo nulla,con lo Spirito ci viene data una possibilità nuova. Il dono di una prospettiva diversa..la Sua!
Con il lume celeste..
La storia – diceva Gramsci – è l’insieme degli uomini che lavorano e lottano e migliorano se stessi… Quanto progresso, quanto bene vediamo nella successione dei secoli! Ma insieme quante negatività, quanti orrori in tante pagine del passato e del presente! “La storia però – dice don Giovanni – “non è abbandonata a se stessa! C’è una giustizia che la giudica. Questo è un grande criterio di speranza, perché l’assenza di tale giudizio abbandonerebbe il mondo alla sua disperazione, e soprattutto sarebbero abbandonati al loro destino specialmente i più piccoli, i più poveri… La giustizia divina è l’atto di ribellione nei confronti di un mondo privo di guida e di direzione”. Non si tratta dunque di un giudizio vendicativo, punitivo, ma di un giudizio che opera la giustizia e ci salva. – Il v.16 indica diversi atteggiamenti da non seguire: acredine, adulazione, parole orgogliose, agire per interesse e secondo le proprie passioni… Come operò Enoc? Egli – dice la Genesi – “camminò con Dio”, agendo in modo conforme alla sua volontà (Gen. 5,21-24).
Una delle risposte sul perchèm Giuda è così arrabbiato con questi personaggi lo si può cogliere dai versetti di oggi: è gente che divide, che fa distinzioni, che opera separazioni e che quindi minaccia l’unità e la pace della comunità dei credenti.
Ancora una volta come antidoto all’essere sorpresi e travolti dal mistero dell’empietà ancora presente negli ultimi tempi, mi sento molto interno ai credenti stessi e la lettera pone il ricordo delle parole degli Apostoli come precedentemente degli avvenimenti dell’Antica Alleanza.
Nel capitolo della risurrezione di Lc avevamo pure ascoltato: “Ricordatevi come vi parlò quando era in Galilea” e le donne che subito ricordarono dissiparono ogni dubbio e ogni ricerca del Vivente tra i morti.
La lettera di Giuda ci mostra l’unità tra i due Testamenti e tra le antiche parole e le nuove.