11 Non sparlate gli uni degli altri, fratelli. Chi sparla del fratello o giudica il fratello, parla contro la legge e giudica la legge. E se tu giudichi la legge non sei più uno che osserva la legge, ma uno che la giudica. 12 Ora, uno solo è legislatore e giudice, Colui che può salvare e rovinare; ma chi sei tu che ti fai giudice del tuo prossimo?
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Chiediamo al Signore di poter accogliere molto profondamente le parole che oggi ci dona. L’affermazione di Giacomo è, mi sembra, unica, e non riguarda solo il comportamento e la carità, ma il volto stesso della legge e le sue finalità.
Osserviamo innanzi tutto l’accostamento forte tra lo sparlare e il giudicare: un verbo scopertamente negativo, sparlare, e uno molto impegnativo e delicato, il giudicare. Si potrebbe subito concludere che il giudizio è solo di Dio, e che quindi non è mai bene giudicare. Ma in realtà il nostro testo ci porta a due considerazioni: la prima è che in realtà la capacità e la possibilità, anzi il dovere, di giudicare, non solo non è assente nell’insegnamento di Gesù, ma è, nella sua giusta interpretazione, esigito. La seconda è che quindi bisogna paensare che esista un significato positivo del giudizio che ci è affidato e che dobbiamo accogliere ed esercitare con piena responsabilità.
Il punto forte di queste parole mi sembra quello che il ver.11 esprime quando fa coincidere l’atteggiamento verso il fratello con quello nei confronti della legge stessa: sparlare e giudicare il fratello “è”(!!) sparlare e giudicare la legge stessa! Sembra di dover dedurre che la legge è stata donata da Dio non per il giudizio – e quindi la condanna – del fratello, ma per la sua salvezza! La Legge come giudizio per la salvezza! Siamo all’opposto del grande Diritto romano che compare sulla bocca di Pilato quando afferma di non riuscire a trovare in Gesù nessuna infrazione alla Legge che consenta di ucciderlo. Il senso profondo e lo scopo della legge sono il perdono e la salvezza dell’uomo. Tale è infatti lo splendore della Parola di Dio, anche quando sembra esprimere solo l’inflessibilità della norma e della condanna che vi è collegata: tutto è sempre per muovere il cuore a conversione e a speranza.
Ed è meravigliosa l’ulteriore connessione: quella tra giudizio del fratello e giudizio della legge stessa. Che cosa significa “giudicare la legge”? Significa mettere allo scoperto quello che sarebbe il volto “ingiusto” della legge! Se si pensa che la legge sia posta per il giudizio e la condanna del fratello, si evidenzia l’ “ingiustizia” della legge, perchè Dio l’ha posta e l’ha donata non per la condanna ma per la salvezza! E’ il fallimento, lo smacco della legge. Ma non così è la legge di Dio. Chi pensa e si muove in questo modo si fa giudice della legge e non suo facitore! A noi è chiesto di essere facitori della legge e non accusatori del fratello stravolgendo il senso profondo e la finalità vera della legge stessa.
Giudizio di salvezza e di condanna è solo nelle mani di Dio (ver.12). Dunque, non che la legge venga in questo modo svuotata e resa inutile. Al contrario! Essa viene sottratta all’uso deviato degli uomini e finalmente definita come giudizio divino. Nel concreto della storia e nell’accoglienza che siamo chiamati a darle, la Legge di Dio è solo strumento di salvezza. Il nostro anticipare e il nostrro appropriarci del giudizio di Dio è assolutamente condannato. E’ volersi collocare, volersi impadronire, voler “rubare” quello che è solo di Dio. E pensate: non solamente il giudizio, ma anche il solo sparlare del fratello!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Domandiamo al Signore di comprendere e di mettere in pratica ogni giorno i Suoi Santi Insegnamenti.
L’insegnamento del Signore é sempre semplice e diretto.
NON SPARLARE DEGLI ALTRI.
Sparlare vuol dire denigrare in assenza dell’interessato/a attraverso una comunicazione faziosa che non tiene conto dell’intero insieme.
Cosa significa questo insegnamento?
Non dovrò riferirmi mai a terze persone in loro assenza?
Non potrò mai esprimere un pare su altri chiunque essi siano?
Nella nostra società sarebbe impossibile, anche perché alcune professioni e funzioni necessitano di trattare di terzi assenti.
Lo SPARLARE però non é un atto di giudizio equilibrato, leale e sincero, ma é uno strumento per indebolire o danneggiare un avversario od un contraddittorio.
Ma di per sé, in realtà, lo sparlare é come gettare immondizia su una tavola imbandita, chi ne mangerebbe se non dei porci che al contrario calpestano le perle della corretta analisi e sintesi giudiziosa?
Colpevole é chi accoglie lo sparlare cento volte di più di chi sparla.
Preghiamo quindi, fratelli e sorelle, per chi sparla e ancor di più per chi accoglie l’immondizia dentro di sé portandola dalle orecchie al cuore inquinato.