1 Da che cosa derivano le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che combattono nelle vostre membra? 2 Bramate e non riuscite a possedere e uccidete; invidiate e non riuscite ad ottenere, combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; 3 chiedete e non ottenete perché chiedete male, per spendere per i vostri piaceri.
Negli ultimi versetti del cap.3 Giacomo ha evidenziato il contrasto assoluto tra la sapienza del mondo con la sua aggressività orgogliosa e la sapienza che viene dall’alto come puro dono di Dio. Ora sviluppa questo tema affermando che è questa condizione della natura umana ferita e violenta la vera causa di tutti i conflitti, a partire da quelli che invadono e turbano la stessa comunità cristiana:”..guerre e liti che sono iin mezzo a voi”(ver.1). Le dispute e i contrasti esterni sono il frutto cattivo della condizione interiore dell’animo umano:”..vengono dalle vostre passioni che combattono nelle vostre membra”.
E’ molto interessante la sottolineatura che queste passioni si vivono peraltro esse stesse come conflitto. Tale conflitto deriva dal fatto che la violenza dello spirito umano non solo è principio di tanti mali, ma neppure riesce ad appagarsi ed a trovare una sua soddisfazione. L’animo è sempre nel turbamento perchè alla violenza del suo impeto non corrisponde l’ottenimento dei suoi obiettivi e dei suoi desideri. Questo sembra provocare una crescita della violenza, sino alla morte:”..non riuscite a possedere e uccidete”(ver.2).
Il culmine di tale situazione di sterile violenza mi sembra espresso da quel verbo “chiedere”, che nel linguaggio biblico è molto usato per la preghiera! Non si specifica a chi si chieda. Penso tuttavia che ognuno abbia visto o addirittura sperimentato che si può coinvolgere Dio stesso nelle brame cattive dello spirito. In fondo la stessa bestemmia è una volgare e violenta “protesta” nei confronti di Dio che non ha assecondato questi desideri. Siamo veramente all’opposto di quel “frutto di giustizia seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace”, di cui ascoltavamo in Giacomo 3,18!
Il nostro testo si conclude con l’ipotesi che si potrebbe trattare anche della richiesta di qualcosa di positivo (forse!), ma, dice Giacomo, “chiedete male, per spendere per i vostri piaceri”. La negatività dunque di questo “chiedere” può risiedere in ciò che viene chiesto. Ma può essere negativo per l’uso che si intende farne. Coglierei qui il dramma di una specie di “religione mondana”, che si può presentare come tentazione anche nell’orizzonte della vera fede, quando questa viene deviata e traviata dalle passioni insane dello spirito umano. Si può insomma chiedere un bene con fini di male.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Ancora qualche riga dal commento del card. Lercaro:
Ardete dal desiderio di possedere, di godere, di montare in alto e non vi vien fatto: “Concupiscitis et non habetis…” (v. 2); e allora odiate a morte chi vi fa ombra e vi appare più fortunato e vi rodete di invidia; e tutto è inutile… E vi abbandonate al litigio e scendete in lotta l’un contro l’altro… Stolti! Non ha detto Gesù che il cristiano deve poggiare più alto coi suoi desideri e porre il cuore là dov’è un tesoro che non marcisce, né teme insidia di ladro o dente di tignuola, o competizione di invidiosi? E non ha pure assicurato che il Padre Celeste veglia sui suoi figlioli con provvidente amore e, se nutre i gigli del campo e gli uccelli dell’aria, tanto più darà il necessario a chi ne lo richiede? E perché, in luogo di disputarlo con liti o conquistarlo con lotte fraterne, i cristiani non chiederanno a Dio, datore di ogni bene, il necessario alla vita?
“Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per spendere per i vostri piaceri.” (vv 2-3)
“Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!».” (Lc 11,9-13)
Chiedere male, chiedere lo Spirito Santo: sono i due poli della nostra preghiera. Chiedere per noi o chiedere di entrare nella comunione trinitaria abbandonandoci all’amore, donato, ricevuto e gratuitamente restituito?
Bisogna innanzitutto notare che la forte ammonizione di giacomo riguarda proprio quelli che sono all’interno della comunità cristiana: …le guerre e le liti che sono in mezzo a voi. Il “Da dove” ricorda l’analoga domanda della parabola “Da dove è uscita la zizzania?” La consapevolezza del da dove vengono è importante, in vista della comprensione che il Signore ci mette davanti alla realtà non per affondarci ancora di più in essa, ma per la sua volontà che ne usciamo, come ascolteremo nel seguito e come è sigillato dall’ultimo versetto della lettera stessa, dove questa volontà promuove il nostro aiuto reciproco. All’inizio e alla fine del testo di oggi c’è la stessa parola, che l’italiano traduce prima con passioni e poi con piaceri. La si ritrova anche nella parabola del seminatore, come ostacolo alla crescita e alla fruttificazione; nella lettera di Tito è quella situazione vecchia in cui eravamo prima che si manifestasse la bontà di Dio salvatore nostro e il suo amore per gli uomini. Pietro poi ci ricorda che questi piaceri sono effimeri. Accanto a questi è molto bello il testo della manna, la quale si adatta al “piacere” di ognuno, indicandoci così il vero piacere dove lo possiamo trovare, in alternativa ai piaceri vecchi a cui di nuovo siamo attirati,con tutte le conseguenze oggi indicate.,Ancora in alternativa allo spendere per i nostri piaceri, c’è il testo di 2 Cor in cui Paolo dice che volentieri spenderà e si spenderà per i suoi fratelli. Ancora una volta sembra che il problema è se al centro mettiamo noi stessi o l’altro. Impressiona che per 3 volte Giacomo mostra la vanità e la sterilità di tutto questo: non avete..non ottenete. Forse lo si può ricollegare al tentativo dell’uomo sobillato dal serpente di carpire la divinità, e si ritrova nudo. Senza la comunione di amore, si è senza nulla. Forse si può leggere anche così quel versetto “A chi ha sarà dato e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”. Paolo proclama l’alternativa: tutto è vostro…ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio; e dice che appaiono come gente che non ha nulla e invece possiedono tutto.