24 Vedete che l`uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede. 25 Così anche Raab, la meretrice, non venne forse giustificata in base alle opere per aver dato ospitalità agli esploratori e averli rimandati per altra via? 26 Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.
Come Abramo è stato “giustificato”, cioè visitato dalla giustizia divina e proclamato e fatto “giusto”, per la sua “opera di fede”, così lo è stata “anche Raab, la meretrice”! Il confronto tra i due personaggi è clamoroso. Lo sottolinea l’attributo di meretrice che sembra voler qualificare la donna di Gerico. Ma soprattutto lo qualifica il fatto che si tratti di una pagana – così mi pare si debba concludere dai luoghi biblici che parlano di lei, anche se una nota dice che i giudei la consideravano tra i proseliti, cioè tra i pagani che erano entrati nella fede di Israele – e quindi una persona che solo nella sua “opera” nei confronti degli esploratori mandati da Giosuè manifesta la presenza in se stessa della fede.
Se dunque in Abramo la sua opera scaturisce dalla sua fede, non altrettanto si potrebbe dire per questa donna. D’altra parte, anche il rimando a Ebrei 11, se si ascolta ampiamente il capitolo, anche oltre la citazione di Raab, si ha l’impressione che la “fede”, che è nativamente, come dicevamo, dono di Dio, non sempre pare esigere una chiarezza esplicita sul piano intellettuale. Sembra quindi che anche per Raab la fede venga svelata e riconosciuta dalla luminosità del suo comportamento. Di tale comportamento sembra si voglia sottolineare che ella, in quel momento – è interessante il legame linguistico che la versione latina sottolinea tra come li ha “accolti” e li ha “sciolti, prosciolti (congedati) – è stata per i due la fonte della sapienza e della volontà stessa di Dio.
Il capitolo si conclude con l’affermazione suprema del ver.26: le opere stanno alla fede come lo spirito sta al corpo! Senza lo spirito il corpo è morto, senza le opere la fede è morta! Si potrebbe pensare alla fede come all’elemento spiritualmente profondo e fondante le opere. Invece l’elemento “spirituale” sono le opere della fede, senza le quali la fede è morta! Mi viene in mente l’immagine che in Matteo 7,24-27 conclude e sigilla il “discorso della montagna”: la roccia su cui è edificata la casa capace di resistere a tutte le intemperie non è l’ascoltare le parole di Gesù, ma il fare queste stesse parole.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Come concludere questa parte della lettera – si chiede il card. Lercaro nel suo commento?
“Ancora una volta lo ripete l’Apostolo: la fede senza opere è un cadavere inerte, è morta… E, certo, una fede morta non può operare la salute eterna delle anime; né può in questo pellegrinaggio dare ai nostri cuori le sue consolazioni nobili e soavi, né intorno a noi spandere la sua luce.
Che il monito dell’Apostolo si scolpisca nelle nostre menti; inutilmente diremmo di aver fede, quando la nostra vita fosse in contrasto colla nostra professione di fede cristiana: ‘la fede senza le opere è morta!’. E beato sarà non chi ascolta e dimentica, ma chi attua nella sua vita la parola di Dio!”.
La prima parola di oggi “vedete” ci invita a vedere attraverso le scritture, ad avere uno sguardo sapiente in esse. L a lunga lettura di Basilio, che ci attesta il suo sforzo di “vedere” tutti gli aspetti a partire dalla Scrittura ci sembra un bell’esempio di obbedienza a questa esortazione di Giacomo. Dopo avere citato Abramo, adesso Giacomo cita Raab, in un certo senso all’opposto, meretrice, facente parte di un popolo nemico destinato alla distruzione, estranea all’alleanza. Il v. 24 però comincia con “allo stesso modo”, unendo così queste due situazioni opposte. Anche Paolo usa lo stesso termine riguardo a moglie e marito, padre e figlio, schiavo e libero. Con questa formula forse Giacomo vuole indicarci che quanto dice riguardo a una fede viva, non disincarnata, ha una portata assolutamente generale, riguarda tutti. .L’opera di Raab è di accogliere gli esploratori e di mandarli per un’ altra via. Il primo verbo sembra indicare una accoglienza forte, che è anche protezione. E’ inoltre lo stesso verbo che indica l’accoglienza di Gesù da parte di Marta e di Zaccheo.,Ma forse ancora di più la sua opera consiste nel mandarli per altra via, indicando loro una via nuova per cui scampare dagli inseguitori (come i magi che avvertiti in sogno tornano per altra via sfuggendo a Erode. Raab è citataanche nel cap. 11 degli Ebrei, come naturalmente anche Abramo. Là si sottolinea “per fede”; ed in effetti il racconto dell’AT mette in evidenza che lei crede, sa, ciò che ancora non è evidente, che cioè il Signore assegnerà la terra al popolo di Israele e che la vittoria sarà loro. E’ questa fede che la porta a operare così con gli esploratori. Gli esploratori, sono inviati, angeli. In questo senso Raab raccoglie tutti quelli che, come dice il Signore, danno anche solo un bicchiere d’acqua a uno dei suoi piccoli, appunto da lui inviati per promuovere queste opere della fede anche in quelli che si potrebbero considerare estranei, e che per questo non mancheranno della loro ricompensa.
Raab venne giustificata per aver “ospitato” degli angeli. Mi è piaciuto molto questo verbo che come dicono i fratelli da mapanda è usato per raccontare dell’accoglienza di Zaccheo, di Marta e Maria. Accoglienze che cambiano la vita di chi ospita, o addirittura che salvano chi ospita! Raab sarebbe morta sterminata come i suoi concittadini di Gerico, Zaccheo sarebbe rimasto nella sua solitudine.
E’ illuminante il v.26 “Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.” Lo spirito sono le opere! E’ facendo, è vivendo, che si dà l’anima alla fede, e non viceversa, come forse siamo stati educati a pensare. “Tutto quanto il signore ha detto noi lo faremo e lo ascolteremo” (Es 24,7). Così il popolo risponde all’alleanza. Sembra un errore logico. Ma è nel fare, nel vivere oggi la parola, che la si ascolta veramente, che la si comprende, che la si riscopre ogni giorno nella sua sorprendente attualità.