5 Se qualcuno di voi manca di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti generosamente e senza rinfacciare, e gli sarà data. 6 La domandi però con fede, senza esitare, perché chi esita somiglia all’onda del mare mossa e agitata dal vento; 7 e non pensi di ricevere qualcosa dal Signore 8 un uomo che ha l’animo oscillante e instabile in tutte le sue azioni.
Il ver. 4 chiedeva diceva essere bene per il cristiano “non mancare di nulla”. Ora, al ver. 5, riprende lo stesso verbo per dire di quello che non può mancare: la sapienza. La sapienza non è solo il contenuto letterale della Parola e della dottrina; non è solo la chiarezza della legge morale che da quella Parola scaturisce. La sapienza è la capacità di cogliere la presenza e l’esigenza della Parola nella storia. Sia nella storia di ciascuno sia nella vita della comunità ecclesiale, come anche nella vicenda dei popoli. Possiamo dire essere la sapienza il “sapore di Dio” nella vicenda umana. Il poter cogliere come la Parola visita una persona o una vicenda, quali ne siano le mancanze e gli appelli, le luci e le prospettive. Una persona sapiente può quindi essere veramente considerata un uomo di Dio! Tutto questo è “dono”. Per questo Giacomo dice che deve essere a lui domandato.
E qui egli segnala due elementi fondamentali di tale richiesta. Il primo, sempre al ver. 5, è la volontà assoluta di Dio di comunicare tale dono. Una volontà semplice e forte, senza esitazioni, che non chiede condizioni speciali e non esige particolari condizioni. È proprio del Dio di Israele e del Padre di Gesù e Padre nostro, la potenza straordinaria del suo desiderio di comunicare i suoi doni, potremmo dire di “comunicarsi” alla sua creatura amata.
L’altro elemento, da parte nostra, è descritto al ver. 6, e sembra essere un animo in qualche modo corrispondente a quanto prima dicevamo di Dio stesso. Una semplicità e una forza della richiesta che dicano la grande sete della fede, e quindi la semplicità, la risolutezza e lo slancio di questa preghiera. Tale esigenza sembra quindi voler segnalare il rischio di un certo atteggiamento “doppio”, che da una parte desidera e dall’altra teme o dubita. Un atteggiamento oscillante che l’apostolo paragona all’onda del mare.
Questa precisazione è molto bella e forte perché fa capire che per entrare nella sapienza di Dio non sono necessarie particolari doti intellettuali o culturali; e neppure livelli specialmente alti di rigore morale, ma semplicemente la forza di un desiderio e di uno slancio che possa rispondere adeguatamente al desiderio divino di comunicare il suo dono.
“Domandi senza esitare”: ricordiamo volentieri tante figure della Scrittura e della storia che ci hanno commosso e convinto proprio per lo slancio del loro pieno abbandono di fede alla sapienza e alla potenza del Signore. Persone anche umilissime per la fisionomia della loro vita, ma potenti nella loro capacità di cogliere il mistero di Dio nella storia piccola e grande. Persone che abbiamo conosciuto e che sono state per noi preziosi angeli del Signore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
L’oggetto della preghiera a cui la lettera di Giacomo oggi ci invita è la sapienza, che come dice Salomone è la madre di tutto il resto. È importante chiedere la sapienza, perché da essa tutto deriva. La Sapienza è Dio, che come ci viene detto nei v. successivi, dona a tutti senza rimproverare. Dio è amore, e non può fare altro che donare continuamente. Diversamente da noi che sempre facciamo calcoli e abbiamo doppiezza nel cuore, la quale non avvicina a Dio, e quindi non riceve.
Ieri leggevamo che la prova della fede produce la perseveranza. Oggi ci viene detto di chiedere la sapienza con fede. Chiediamo la sapienza per avere una guida per la nostra vita, sapere dove andare e cosa fare nella nostra vita. Temere Dio è principio di sapienza.
Chi ha l’animo oscillante non pensi di ricevere da Dio. Come dice anche il Salmo 118 (119),113: “Detesto gli animi incostanti; amo la tua Legge”.Il principio della sapienza, o la via per acquistarla, è la parola di Dio, così come questo salmo in tanti modi suggerisce.
Le parole di ieri ci invitavano a vivere con fede nella prova e nella tentazione, affinché la perseveranza così ottenuta completi l’opera di Dio in noi, affinché siamo perfetti e integri “senza mancare di nulla”. Questa “perfezione” è partecipazione alla passione del Signore in ogni sofferenza vissuta con fede. E il brano di oggi, si riallaccia a quelle parole dicendo: “Se qualcuno manca di sapienza…”. Nella vita, nelle prove, c’è un crescere nella somiglianza con il Signore morto e risorto, e quindi c’è anche un cammino nella supplica per ottenere la sapienza, per accogliere con fede le prove della vita. La sapienza è questo dono continuo dello Spirito che porta tutto a compimento.