1 Paolo, apostolo non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti, 2 e tutti i fratelli che sono con me, alle Chiese della Galazia. 3 Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo, 4 che ha dato se stesso per i nostri peccati, per strapparci da questo mondo perverso, secondo la volontà di Dio e Padre nostro, 5 al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
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In questo inizio della lettera Paolo ci tiene tanto a sottolineare che è apostolo “non da uomo nè per mezzo di uomo” ma per mandato e grazia di Dio Padre e di Gesù Cristo. E questo perchè vuole evidenziare che ciò che lui trasmette, il Vangelo, deve essere mantenuto nella sua integrità. Non è una particolare tradizione, che si può modificare a piacimento, nè confrontare con un’altra tradizione: “Non c’è un altro Vangelo!” (dirà più avanti nella lettera. Ciò che lui trasmette va tenuto nella sua integrità, davanti alle contestazioni e sollecitazioni diverse che le comunità della Galazia subiscono. Vuole sottolineare il dono del Vangelo che queste Chiese hanno ricevuto. Questo inizio ci ricollega alla 2 lettera di Pietro e a quella di Giuda, con le gravi ammonizioni che vi abbiamo trovato. Esse si possono riferire a quanto Paolo dice al v. 4: “qual è la volontà di Dio?”. Paolo ci dice che Dio ci ha liberato dal presente mondo malvagio, dove noi spesso abbiamo la tentazione di ritornare. Anche nel saluto del v. 3 (tipico di Paolo in quasi tutte le sue lettere) troviamo vicine due parole importanti che abbiamo ascoltato anche ieri nel brano conclusivo di 2Pt: GRAZIA a voi e PACE da Dio Padre nostro e dal Signore nostro Gesù Cristo. Il v. successivo sembra volere spiegare in cosa consistano questi due doni di Dio in Gesù: la grazia è il dono della vita che Gesù ha offerto per liberarci dai nostri peccati: così Dio Padre ha voluto nel suo amore per noi, senza che noi potessimo pretenderlo o meritarlo. E’ il dono gratuito della salvezza. E la pace è la coseguenza per noi e in noi della sua azione potente che ci ha strappato via da questo mondo prerverso, è il processo di liberazione che Dio ha attuato di sua volontà e con la sua forza, che ci ha posto e ci fa essere nella nuova vita, come liberi cittadini – già da ora – del suo regno di pace e di amore. “A Lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen!” (v.5). Ricorda la conclusione di 2 Pt: “A Lui la gloria, ora e nel giorno dell’eternità. Amen!”. Buona lettura a tutti voi della Lettera della “libertà cristiana”.
Faccio precedere i miei piccoli pensieri sulle Parole che da oggi il Signore ci regala nella Lettera ai Galati, con una considerazione sulla storia della salvezza come si è manifestata nella mia vita, e, penso nella vita di altri fratelli e sorelle miei coetanei. Ricordo cioè il clima di una certa inconsistenza della Festa di Pasqua, come era vissuta e celebrata nel nostro popolo. Diversamente dalla grande solennità del Natale, ma anche da altre feste “minori”, come ad esempio le ricorrenze dei Santi Patroni o la celebrazione annunale delle Quarantore. Per Pasqua, la mattina del Sabato Santo, la mamma,quando suonavano le campane, ci chiedeva di bagnarci gli occhi! Poi c’era Pasqua, ma era di fatto una semplice Domenica, e poi, di diverso, c’era quel “lunedì di pasquetta”, di una passeggiata e di un pranzo sull’erba di primavera. Il grande regalo del Concilio ci ha restituito non solo la centralità, ma anche l’evidenza della potenza generante della Pasqua nella vita cristiana, a partire dalla stessa Parola di Dio, del Nuovo come dell’Antico Testamento. Ci sentiamo ancora molto “per strada”, eppure ormai non possiamo accogliere nessuna Parola delle Scritture, se non all’interno e nella interpretazione profonda che viene dalla Pasqua di Gesù. Così, anche nei pochi versetti che oggi il Signore offre alla nostra preghiera e alla nostra riflessione, la Pasqua è nominata due volte, ai vers.1 e 4, prima per ricordare la Pasqua di Gesù, e poi per ricordare la “nostra” Pasqua, quella per la quale il Cristo ha dato se stesso “per strapparci da questo mondo perverso” e per collocarci nella vita nuova secondo Dio, come figli di Dio.
Al ver.1 Paolo ricorda ed enfatizza il titolo di “apostolo” che gli compete, in quanto egli, pur non essendo del gruppo dei Dodici ( o degli Undici), è vermente “apostolo” – mandato da Dio e dal suo Figlio Gesù Cristo – per come la sua vicenda di conversione e di elezione si è svolta ed è stata riconosciuta da Pietro e dagli altri del gruppo apostolico. Questa considerazione di Paolo mi porta a chiedermi se di fatto la chiamata alla salvezza di ogni qualsiasi figlio di Dio non debba essere colta e riconosciuta come evento promosso e guidato da Dio, pur con tutte le mediazioni che Dio stesso ha previsto e disposto nell’economia della salvezza. E qui appunto mi piace sottolineare la presenza, nello stesso versetto, della memoria della risurrezione di Gesù, che è l’illuminazione e il paradigma anche della conversione di Paolo e della sua missione. Risuscitato dalla sua vecchia situazione Paolo è mandato dal Signore ad annunciare la Pasqua del Cristo come grembo di salvezza dell’intera umanità.
E’ molto bello che al ver.2 Paolo non voglia rivolgersi da solo ai Galati, ma insieme alla Chiesa che gli è intorno:”tutti i fratelli che sono con me”. Quanto è importtante l’assunzione della responsabilità apostolica che Paolo ha proclamato al ver.1, altrettanto è forte il suo voler essere segno e voce della comunità ecclesiale.
Ed ecco, ai vers.3-4, il saluto che viene rivolto ai Galati, ricordando loro il miracolo pasquale che li ha salvati dal “mondo perverso” e per la potenza del sacrificio d’amore di Gesù li ha fatti rinascere come figli dell’unico Padre, che così ha voluto e così ha compiuto nel suo Unigenito Figlio Gesù Cristo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Ho dato un’occhiata al verbo “strappare” del v. 4: “ha dato se stesso per i nostri peccati per strapparci da questo mondo perverso”.
E’ un’azione violenta, energica! E’ usato per ricordare la liberazione dall’Egitto (At 7,34), o la liberazione miracolosa dai soldati (At 23,17). Da soli non riusciremmo a sradicarci, a liberarci dalle grinfie di questo mondo, presente, malvagio. Ma lui, con la sua Pasqua – ha dato se stesso per i nostri peccati – può!
Mi ricorda anche la nostra Regola par.5: E’ voto di stabilità: per fede e gratitudine verso l’unica grazia che a tutti e a ciascuno è data nella comunità, per la quale siamo stati AFFERRATI da Cristo Gesù, e per la quale siamo potati e lavorati finché il corpo della nostra miseria sia fatto conforme al corpo della sua gloria.
Sembra di assistere, in questi pochi versetti, ad una azione liturgica: Paolo è riunito con “tutti i fratelli” (della ecclesia di Efeso, probabilmente) e si mette in comunione con le comunità della Galazia. Prima l’augurio: “Grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo”; poi la preghiera comune: “A Lui sia gloria nei secoli dei secoli. Amen!”. – Mi piace che in altre traduzioni, “il mondo perverso” (v. 4) sia chiamato piuttosto “il secolo” pur in tutte le sue negatività; negatività dalle quali, comunque, ci ha strappati Colui che si “è dato” per la volontà di bene del nostro Padre.