1 Paolo, prigioniero di Cristo Gesù, e il fratello Timòteo al carissimo Filèmone, nostro collaboratore, 2 alla sorella Apfìa, ad Archippo nostro compagno nella lotta per la fede e alla comunità che si raduna nella tua casa: 3 grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo.
4 Rendo grazie al mio Dio, ricordandomi sempre di te nelle mie preghiere, 5 perché sento parlare della tua carità e della fede che hai nel Signore Gesù e verso tutti i santi. 6 La tua partecipazione alla fede diventi operante, per far conoscere tutto il bene che c’è tra noi per Cristo. 7 La tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione, fratello, perché per opera tua i santi sono stati profondamente confortati.
Seleziona Pagina
E’ di grande rilievo che, all’inizio di questa piccola lettera dedicata al tema-problema della liberazione di uno schiavo, Paolo si qualifichi come “prigioniero di Cristo Gesù”! Vedremo infatti come proprio questa “prigionìa” sia la fonte e la potenza di ogni liberazione e insieme di ogni profonda comunione.
Paolo scrive a Filemone, nella cui casa sembra si raduni la comunità ecclesiale, e insieme a Timoteo egli saluta, oltre al padrone di casa, segnalato come “collaboratore”, parola più significativa di come appare nell’uso della lingua italiana, perchè si tratta di un’opera comune più che di una funzione accessoria, anche la sorella Apfia e Archippo, compagno di lotta per la fede, e tutta la comunità cristiana che in casa di Filemone si raduna.
Paolo rinnova la sua gratitudine al Signore per questo fratello, di cui sente parlare per la sua carità e la sua fede, fonte di bene “verso tutti i santi”, cioè verso tutti i membri della chiesa. Ne approfitto per ricordare con voi che la preghiera ebraico cristiana ha sempre un forte riferimento alla categoria del tempo: si ricorda il passato, come qui viene ricordato il bene che il Signore ha operato attraverso la fede e la carità di Filemone. Si parlerà del presente e del futuro.
Al ver.6 si guarda già a questo futuro, come prospettiva di una esperienza ancora più forte di fede e di bene. E al ver.7 Paolo riconferma il bene che a lui stesso è arrivato proprio dalla vita di fede e carità di Filemone.
Vedremo che tutto questo introduce ad un argomento delicato che Paolo deve e vuole affrontare, e che merita questo preambolo. Noi ci fermiamo qui, rispettando la “suspence” di questo umile “giallo” del Nuovo Testamento.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.