17 Fratelli, fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi. 18 Perché molti – ve l’ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto – si comportano da nemici della croce di Cristo. 19 La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra. 20 La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, 21 il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose.
1 Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!
Mi accosto con un certo timore alla Parola che oggi il Signore ci regala perchè le osservazioni che vi sono espresse chiedono molta delicatezza, sapienza e discernimento…tutte cose di cui sono privo. Proviamo a fare qualche piccolo passo insieme.
Ci vengono innanzi tutto segnalate alcune persone: Paolo stesso, e con lui altri “che si comportano secondo l’esempio che avete in noi”(ver.17). Grande è il contrasto tra loro e quei “nemici della croce di Cristo” di cui con dolore parla l’Apostolo: “piangendo!”. Il dolore di Paolo è dovuto al fatto che essi confidano in un’osservanza e in una pratica apparentemente virtuose ed esigenti, ma che avranno come esito finale la loro perdizione. Infatti tutte queste regole consegnano la sorte della vita alle opere dell’uomo e non al dono di Dio. Quando dice che “il ventre è il loro Dio” egli fa riferimento alla complessa precettistica alimentare osservata dai cristiani “giudaizzanti” di cui ci ha parlato al cap.3,2-11. Secondo alcune note delle bibbie, è la circoncisione quello di cui “dovrebbero vergognarsi”, perchè tutto questo fa parte di “cose della terra”, cioè di opere nostre che non portano alla salvezza.
La salvezza ci è donata invece dalla “croce di Cristo”(ver.18) e da quella “cittadinanza nei cieli” che il suo sacrificio d’amore offre a tutta l’umanità. Dalla croce e dalla gloriosa risurrezione di Gesù noi aspettiamo la salvezza: “di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo”(ver.20). E Paolo sembra qui mirabilmente delineare un rapporto tra la croce di Gesù e “il nostro misero corpo”(ver.21) – alla lettera “il corpo della nostra umiliazione” – che Egli “trasfigurerà per conformarlo al suo corpo glorioso”. La Pasqua di Gesù, e non le nostre opere: da qui la nostra salvezza!
Il ver.4,1 conclude questa capitale osservazione di Paolo con l’intensa manifestazione del suo affetto per i discepoli di Filippi: “fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona…”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.