Sento ancora una volta parlare di emergenza freddo e di piano freddo. Mi sembra strano, e anche un po’ umiliante, che una stagione possa rimanere sempre un’emergenza. Una città come Bologna non potrebbe essere più attrezzata?

Le devo dire, caro amico lettore, che questo problema è comune a tutte le grandi città del mondo. E lo è ovviamente, in termini sempre più gravi, quanto più è esteso e popolato il territorio. Ma c’è di più: lo è tanto più quanto più il problema si pone in città ricche, e dotate di ogni mezzo. Proprio in queste città cresce ogni anno il fenomeno drammatico di povertà “nascoste”, immerse e un po’ disperse nella vita frenetica e apparentemente organizzata della metropoli. Il povero è anche un “disperso”, senza neppure quell’evidenza che caratterizza la persona in difficoltà. Bologna non è grande, ma i suoi problemi sono quelli della metropoli. È ormai normale trovarsi davanti a situazioni e condizioni che “apparentemente” non esprimono niente di particolare, ma che portano un grande “segreto” di povertà, di angoscia e di bisogno. In ogni modo, quindi, l’”emergenza” freddo, o di qualcos’altro, resta. Ci sono le grandi povertà di moltitudini diseredate, ma c’è anche la povertà di casa nostra: più vergognosa e vergognata. Spesso, molto rattristata. Quando, camminando nella Parola di Dio, incontro lo sguardo del Signore, quasi sempre lo trovo coinvolto nella pena di chi io non ho saputo guardare che con superficiale indifferenza. Allora, almeno per un momento, mi rendo conto della banalità dei miei giudizi e della grande responsabilità che porto come cristiano e per giunta come prete. In quel momento, mentre mi rattristo per come non ho saputo far fiorire in me il dono di Dio, mi sento anch’io un poveretto. E questo mi invoglia a sedermi accanto al mio fratello che aspetta un’ “emergenza freddo” che pensavo non mi coinvolgesse. Ma anch’io ho bisogno dell’abbraccio e del calore della misericordia divina.
Buona Domenica a tutti.

d. Giovanni.

Domenica 11 novembre 2012