6 Nessuno vi inganni con vani ragionamenti: per queste cose infatti piomba l’ira di Dio sopra coloro che gli resistono. 7 Non abbiate quindi niente in comune con loro. 8 Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; 9 il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. 10 Cercate ciò che è gradito al Signore, 11 e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente, 12 poiché di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlare. 13 Tutte queste cose che vengono apertamente condannate sono rivelate dalla luce, perché tutto quello che si manifesta è luce. 14 Per questo sta scritto: «Svègliati, o tu che dormi, déstati dai morti e Cristo ti illuminerà».
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Mi sono chiesto di chi Paolo parli ai suoi fratelli di Efeso nel nostro testo. Tra l’ipotesi che si tratti di cristiani giudaizzanti che ostacolano la predicazione evangelica dell’Apostolo, o di pagani, alla fine mi è sembrato di dovermi orientare su questa seconda ipotesi. Ma non sono in grado, qui a Gerusalemme, di controllare altre ipotesi e per questo preferisco dire, come altre volte, di non fidarvi di me e di immergervi nella Parola con fede e preghiera chiedendo al Signore di essere illuminati.
I “vani ragionamenti” del ver.6 sono, alla lettera “parole vuote”, e cioè tutto quel mondo di tenebre, che si presenta anche in forme sapienziali seducenti, e che proprio per questo sono opposte alla Parola di Dio. L’ “ira di Dio” è la radicale diversità-novità della Parola evangelica che mostra la negatività di tali dottrine mondane. Mi permetto di insistere su questo, perchè è meglio non banalizzare la potenza d’inganno di tali dottrine contrarie e dei loro banditori. Se fossero evidenti banalità, Paolo non sarebbe tanto preoccupato da arrivare a chiedere una radicale separazione da chi, come dice il ver.7, le propone e le vive.
Ritornando al cuore pasquale della fede cristiana, Paolo ribadisce la novità assoluta del Vangelo con l’immagine luce- tenebre. La novità di contrasto assoluto tra la luce e le tenebre si colloca in diversi modi. Il più radicale riguarda le persone stesse e la loro esperienza di conversione e di novità della vita:”…eravate tenebra, ora siete luce nel Signore”(ver.8). E’ da questa trasformazione radicale dell’essere, che scaturisce il nuovo modo di camminare nella vita:”…come figli della luce camminate”. Sapete quanto questo sia importante per evitare inutili e pericolosi moralismi: e’ la nostra comunione con il Salvatore a consentirci il volto nuovo della nostra vita!
Il ver.9 proclama la luminosa universalità del mistero cristiano, che non è una dottrina speciale su qualcosa che venga definito come buono o doveroso in maniera speciale e magari strana. “Ogni bontà, giustizia e verità” è frutto della luce evangelica. A dire che in ogni cosa buona, giusta e vera è presente almeno un riflesso del Vangelo di Gesù. In ogni cosa buona, giusta e vera è possibile riconoscere la presenza del Signore! Mi pare derivi da questo l’invito di Paolo a “provare”, dice alla lettera il ver.10, cioè a dimostrare-mostrare, ciò che è gradito a Dio! Mi sembra bellissima questa specie di sfida-scommessa che invita a cogliere in tutta la realtà il “sapore” – cioè la luce sapienziale – del mistero cristiano. In tal senso l’opposizione al mondo delle tenebre è radicale ed esige una radicale non-partecipazione da parte del cristiano. Tali opere delle tenebre non devono neppure essere prese in considerazione. Mi sembra notevole quindi l’invito di Paolo verso atteggiamenti fortemente positivi, tesi a dimostrare nei fatti quello che è buono, giusto e vero.
E tutto questo non è tanto opera nostra, quanto, appunto, frutto della luce. Il ver.13 afferma che è la luce stessa a denunciare e a mettere in evidenza le tenebre.
Grande è infine la rilevanza del ver.14: un grande avvertimento e un grande invito alla celebrazione incessante del mistero pasquale nella vita di ciascuno e dell’intera comunità credente. Anche oggi, dunque, qualunque sia la nostra condizione esteriore o interna, questo è l’invito pressante:”Svegliati, o tu che dormi…”. Svegliarsi come è stato all’inizio della vita nuova, svegliarsi anche oggi, per ricevere la luce del Signore Gesù.
Di ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il Signore è mia luce e
mia salvezza, di chi avrò paura?
Salmo 26
Benedici il Signore,
anima mia, Signore, mio Dio,
quanto sei grande!
Rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come in un manto.
Salmo 103
Li fece uscire dalle tenebre e dall’ombra della morte
e spezzo le loro catene.
Salmo 106
Dio, il Signore, è nostra luce!
Salmo 117
“Svegliati, tu che dormi – e dèstati dai morti – e Cristo ti illuminerà”. – Queste preziose citazioni (una analoga è in 1Tim. 3,16) ci avvicinano alle preghiere, agli inni o canti, quindi allo spirito stesso dei cristiani dei primi decenni. Qui, l’immagine del sonno e del risveglio è completata con quella della illuminazione: il ricevere luce da Cristo. Come un aprire gli occhi sulla vita nuova: una cosa possibile perché ci si impone una luce potente, che è Cristo stesso.