3 Quanto alla fornicazione e a ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice a santi; 4 lo stesso si dica per le volgarità, insulsaggini, trivialità: cose tutte sconvenienti. Si rendano invece azioni di grazie! 5 Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro – che è roba da idolàtri – avrà parte al regno di Cristo e di Dio.
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Ci sono due parole importanti che ci guidano oggi nell’ascolto della Parola di Dio: al ver.4 il termine “azioni di grazie” e al ver.5 il termine “idolatra”. Ed è da questo che vi propongo di partire nella vostra preghiera, ricordando che per la fede dei padri ebrei – e forse, purtroppo, un po’ meno nell’attenzione di noi cristiani – il grande nemico della vera fede è l’idolatrìa. La seduzione dell’idolo incombe sulla fragilità dell’esistenza umana, e il pericolo più drammatico per il popolo del Signore è quello di abbandonare il vero Dio per prostrarsi all’idolo. Il sesso e il denaro sono figure eminenti di tale pericolo di idolatrìa. In questo senso è molto interessante che Paolo dica che di tali cose “neppure se ne parli”(ver.3), che alla lettera è “neppure si nomini”. Il “nominare” infatti è tema delicatissimo, a partire dallo stesso Nome di Dio, impronunziabile nella fede ebraica, perchè non deve essere profanato. Ma in tal senso il fatto stesso di “nominare”, non può essere ridotto alla regola di “non dire brutte parole”, ma deve essere accostato al pericolo che la semplice evocazione possa trasformare in idolo ciò che non deve essere “adorato”.
Per questo è molto importante la grande alternativa indicata dall’Apostolo, l’atteggiamento che contrasta ogni pericolo di idolatrìa restituendo tutto e sempre solo a Dio stesso. Ed è appunto il “rendere azioni di grazie” del ver.4. Rendere grazie a Dio per tutto e sempre, significa ricevere tutto da Lui, alla sua luce, nel mistero infinito del suo Amore. Compreso il sesso e il denaro. Perchè tali realtà si possano veramente cogliere e accogliere è necessario riceverle da Dio stesso. Solo per questa via esse hanno il loro valore reale e profondo, e nello stesso tempo,in quanto “doni” di Dio, non si impongono come idoli da adorare, ma appunto come grazie da accogliere e di cui far uso secondo il senso profondo della loro esistenza per il bene dell’umanità e del cosmo. E questo riguarda sia i grandi temi della vita e dell’esperienza umana, sia le realtà minori che la versione italiana chiama “volgarità, insulsaggini, trivialità”. Ed è duplice la considerazione che se ne deve fare: da una parte sono possibili rischi di idolatrìa, davanti ai quali è sbagliato muoversi con disinvolta temerarietà; dall’altra sono doni del Signore che risplendono in tutta la loro reale bellezza quando sono ricevuti da Lui; e quando per essi ringraziamo Lui che ce li dona.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo? Glorificate dunque Dio nel vostro corpo.”
1 Corinzi 6,15
Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo.
Salmo 50
“Il cuore per essere puro deve essere povero, libero, umile, mite, pacifico. Dio ama un cuore credente e generoso, senza ambiguità; non ama una purezza esteriore e rituale, ma una purezza interiore e spirituale.”
Anna Maria Canopi