18 Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito. 19 Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, 20 edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. 21 In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; 22 in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito.

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La nostra preghiera di oggi riprende il ver.18 del testo di ieri. Qui Paolo ci parla dell’ “accesso” che “gli uni e gli altri”, e cioè sia gli ebrei sia noi pagani, abbiamo verso il Padre. Si ritroverà lo stesso termine in Ef.3,12 per dire che Gesù Cristo è questo accesso al Padre. Dunque, in Lui abbiamo questo accesso, e Lui stesso è questo accesso. Osserviamo come qui e anche nelle altre affermazioni in questo senso si vuole sottolineare l’uguale possibilità per gli uni e per gli altri, e nello stesso tempo ricordare con delicatezza agli ebrei che non hanno diritti superiori, e ai cristiani provenienti dal paganesimo che entrano in una realtà resa possibile per loro attraverso la fede e la storia del popolo ebraico.
Non più stranieri, ma finalmente “concittadini dei santi”; non più ospiti, ma “familiari di Dio”: un’unica famiglia composta da entrambi, ebrei e pagani. Il miracolo di questa costruzione così composta si dilata nel tempo e tutte le generazioni della storia ne sono coinvolte. Anche chi oggi accede alla fede cristiana lo fa per il dono divino che lo accoglie in questa famiglia che vive “in un solo Spirito”(ver.18), dove quindi nessuno, nè ebreo nè gentile, è membro di essa se non insieme all’altro. Questo dato supremo della storia dell’umanità, e cioè la comunione piena, in Cristo, di ebrei e gentili, cioè cristiani provenienti dalle “genti”, quindi da tutti i popoli del mondo che non essendo ebrei entrano nelle loro stesse promesse e profezie, è un dato di importanza fondamentale per il tema centralissimo della pace: la pace – che è il Cristo stesso, secondo quello che abbiamo ascoltato al ver.14 – è sempre comunione di diversi e non omologazione in un unico volto o modo di essere. Con il rischio di una pace che sia imperiale e imposta. E’ sempre l’incontro e la comunione di diversi.
Questa nuova realtà viene paragonata da Paolo, ai vers.20-21, ad un edificio: forse il nuovo Tempio? Certo questo edificio ha alcune caratteristiche straordinarie, che ne fanno in ogni modo una realtà del tutto particolare. La prima è l’esistenza e la presenza di un punto assoluto di unificazione e di armonia, che è il Cristo stesso, che viene chiamato “pietra angolare” di questo edificio. Il fondamento costituito da apostoli e profeti dice la permanenza della presenza viva del Signore nella storia e nelle sue vicende. La seconda caratteristica di questa costruzione è la sua crescita dinamica e incessante. In questo senso la traduzione italiana impoverisce forse il testo quando al ver.21 dice che essa cresce “per essere” tempio santo del Signore; si potrebbe pensare che quindi ora non lo sia. Invece lo è, ma proprio per questo la sua non è un’esistenza statica, ma esige la sua incessante crescita. Allo stesso modo, al ver.22, è stata aggiunta l’espressione “per diventare dimora di Dio”: ma lo è già, e proprio per questo la sua edificazione deve continuare incessantemente. Proprio per questo ogni definizione e concettualizzazione, come ogni norma etica che ne scaturisca, deve sempre tener presente l’incessante azione dello Spirito che apre al popolo di Dio sempre nuovi orizzonti. Così Papa Giovanni rispondeva al suo segretario che gli riportava un’osservazione della gente secondo cui “il Vangelo era tutto cambiato”. Diceva Papa Giovanni, con molta semplicità:”Non è che il Vangelo sia cambiato. E che lo si conosce di più!”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Apritemi le porte della giustizia:
voglio entrarvi e rendere grazie al Signore.
È questa la porta del Signore,
per essa entrano i giusti.
Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito,
perché sei stato la mia salvezza.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta testata d’angolo;
ecco l’opera del Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Salmo 117
Ecco la novità nata dalla morte e risurrezione di Cristo: la chiesa, la famiglia di Dio, il vero tempio, la dimora di Dio, che siamo noi tutti insieme. La roccia stabile e sicura, la pietra angolare, su cui noi siamo edificati, è Cristo. E noi siamo la chiesa, unita sotto l’azione dello spirito, edificata nella storia, incarnata nella storia come il suo Dio, segno per tutti dell’amore di Dio che tutti vuole salvare. Ap 21,1-3.22-26:”Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: «Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio-con-loro”….Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello. Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra a lei porteranno la loro magnificenza. Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, poiché non vi sarà più notte. E porteranno a lei la gloria e l’onore delle nazioni.”