foto: www.maXarios.com - preghiera ecumenica a gerusalemme 2008

Che fatica, questo povero ecumenismo. E che noia, alla fine. Non succede mai niente. Eppure mi sembrava che si dicesse che la Chiesa Cattolica sentisse ormai come irrinunciabile, ma anche urgente, un passo decisivo e definitivo. Lettera firmata

Non sono per niente d’accordo. Soprattutto per alcune espressioni molto pesanti che lei mi scrive e che io non penso bene riscrivere nella nostra piccola rubrica, che vuole ricordare che la cortesia e la gentilezza sono qualità importanti della Carità. Mi sembra un po’ assurdo invocare con sdegno l’urgenza ecumenica dimenticando di usare termini e modi ecumenici con la gente di casa. Ma non voglio fare la predica. Il suo messaggio mi sollecita a rivolgere a me stesso le domande che lei pone. Bene. Devo dire che porto nella testa e nel cuore avvenimenti e insegnamenti del passato e del presente, che mi fanno ben sperare per i tempi prossimi. Nella mia memoria trovo, quasi cinquant’anni fa, Papa Giovanni. Mi incantò la sua proposta ecumenica: non limitiamoci a dire ai fratelli separati che possono e devono rientrare nella Casa che hanno lasciato. Proponiamo di aprire il Vangelo insieme e di ascoltarlo insieme. Facciamoci dunque prendere per mano dal Signore Gesù e camminiamo insieme a Lui, il Buon Pastore che raccoglie da più ovili le pecore che sono tutte sue, per portarle verso l’unico Padre. E se qualcuno dicesse: però, quanto tempo abbiamo perso, a lui PapaGiovanni rispondeva: magari noi abbiamo perso del tempo a non volerci bene, ma il Signore non ha perso tempo, e in questi secoli ha fatto regali belli all’una e all’altra chiesa; regali che oggi ci consentono confronti e incontri molto fruttuosi,e soprattutto il concepire l’ecumenismmo non come progetto di rigida uniformità, ma come unità piena di vari e splendidi doni. Questa è memoria del passato. Anche per il presente ho esperienze felici. Ne cito una per tutte: Gerusalemme. Ci sono stato per la prima volta nel 1972, prima di essere ordinato Prete. Allora ho sperimentato la durezza e lo squallore delle comunità cristiane nella Basilica del Santo Sepolcro, divise, incattivite e ancorate a modi e manifestazioni nè sapienti nè fecondi. Nel tempo le cose sono cambiate. E la ragione principale sta nella triste divisione dei due popoli che più numerosi abitano in Terra Santa: gli ebrei e i palestinesi. Mosse e commosse dal dramma dell’odio e della guerra, le Chiese hanno avvertito l’opportunità e l’importanza della loro preghiera per la pace. Si sono avvicinate tra loro e si sono unite in concorde preghiera per rispondere all’insolubile problema del conflitto con la potenza della supplica allo Spirito. In questi tempi di preghiera comune, ogni chiesa, a turno – a Gerusalemme ci sono più di quindici chiese cristiane, con il loro Vescovo e il loro piccolo popolo – ospita le altre e guida la preghiera. Ovviamente, cercando di esprimere il meglio della sua tradizione spirituale. Oggi, se mi unisco alla preghiera di un’assemblea cristiana, vengo subito circondato da segni di accoglienza e di riguardo. Oggi mi è più facile lasciarmi prendere dalla bellezza dei doni. Celebrare i Primi Vespri domenicali nella Cattedrale Russa è esperienza di paradiso. Tante cose sono ancora in sospeso. Ma gli animi vengono condotti dall’unico Spirito, l’uno verso l’altro. Dunque, coraggio, e speriamo. Buona Domenica. d.Giovanni.

foto: www.maXarios.com