9 Anche se a vostro riguardo, carissimi, parliamo così, abbiamo fiducia che vi siano in voi cose migoliori, che portano alla salvezza.10 Dio infatti non è ingiusto tanto da dimenticare il vostro lavoro e la carità che avete dimostrato verso il suo nome, con i servizi che avete reso e che tuttora rendete ai santi. 11 Desideriamo soltanto che ciascuno di voi dimostri il medesimo zelo perchè la sua speranza abbia compimento sino alla fine, 12 perchè non diventiate pigri, ma piuttosto imitatori di coloro che, con la fede e la costanza,divengono eredi delle promesse.
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Dopo la grande severità del rimprovero che ci è stato rivolto nei versetti precedenti – perchè così dobbiamo ascoltare sempre la Parola del Signore, come rivolta oggi a noi! – ora la nostra Lettera riconosce note di positività e incoraggia le persone. Se infatti da una parte si sono notate le deficenze del cammino di fede delle persone, dall’altra si sottolinea la loro carità e il loro servizio nei riguardi dei fratelli, che al ver.10 vengono chiamati “i santi”. E questo, Dio non lo dimentica.
Ora è desiderabile che quello zelo nella carità diventi zelo nel cammino della fede e della speranza. Quello che conosceranno e accoglieranno del mistero di Gesù, e della sua potenza di salvezza, porterà a pienezza la loro speranza, imitando la fede e la costanza di coloro che hanno ereditato le promesse di Dio. Nei versetti seguenti si ricorderà la vicenda di Abramo e della sua fedeltà.
Mi piace oggi chiedere al Signore che tale sia anche per noi il cammino che ci aspetta lungo la strada che stiamo percorrendo nella Lettera agli Ebrei.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Siamo abituati a pensare che gli uomini sono santi per le loro opere, invece secondo la parola di Dio, gli uomini sono chiamati santi per la grazia di Dio che penetra in loro (v. 10). Dobbiamo meditare sulla grazia che abbiamo ricevuto nel battesimo, e noi ogni giorno dobbiamo sperare che questo seme che abbiamo ricevuto (v.7) possa portare frutto. Dio ha fatto entrare nella nostra umanità la sua santità affinchè noi possiamo assomigliare a Lui.
v. 9 “Carissimi, amati”: questo nome è un grande onore che viene dato a chi si vuole bene. Ci sono cose belle nella vita dei cristiani “amati” a cui scrive, e in esse si riconosce con speranza la salvezza.
Il rimprovero dei vv. precedenti (5:11ss: “siete diventati lenti a capire, pigri ad ascoltare, … dovreste essere ormai maestri … invece siete ancora bisognosi di latte”) e l’ammonimento severo di ieri (v. 6ss: “se sono caduti, è impossibile rinnovarli una seconda volta…”) sono rivolti a fratelli “carissimi” (v. 9). Ammonisce e rimprovera perché non ci accada di peggio, cioè di lasciare cadere la speranza, e così non portiamo a perfezione il dono di salvezza che già ci è dato.
v. 11 “Soltanto desideriamo che ciascuno di voi dimostri il medesimo zelo…” il desiderio
dell’autore è che “ognuno” mostri zeo per la pienezza della speranza, fino alla fine.
Ha desiderio che “ciascuno”… : dice così parlando secondo Dio, il quale desidera che ciascuno di noi viva così, tutti abbiamo speranza. Il pericolo è che la nostra speranza si raffreddi. E lui desidera che ciascuno di noi abbia zelo per la sua salvezza. Anche i rimproveri di ieri sono perché Dio non vuole che noi viviamo senza speranza.
Ci vuole zelo nella vita. Ma tante vole ci impegnamo solo in modo privato, in ciò che ci interessa. Avere zelo per la nostra salvezza con la speranza che accompagna la fede in Gesù e la carità verso i santi.
Anche considerare la fede e la perseveranza di chi ci ha preceduto è motivo di crescita nello zelo e nella speranza, sapendo che anche i fratelli prima di noi hanno dovuto affrontare con pazienza le fatiche della fede e le sofferenze e prove della vita.
Dunque, ci sono luci ed ombre nella comunità dei credenti cui l’autore si rivolge: proprio come nelle nostre comunità e nelle nostre case… E’ bello però che prevalga lo sguardo positivo, piuttosto che la sottolineatura dei difetti, dei limiti di ognuno: siamo “santi” e “amatissimi”. Dio non dimentica l'”agape” che abbiamo verso il suo nome, la sua persona, verso l’amato Signore Gesù; e vede “la diaconìa” che ci rendiamo reciprocamente. La prima caratteristica del discepolo di Gesù dovrebbe essere il grembiule della lavanda dei piedi.