4Quelli, infatti, che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste, sono diventati partecipi dello Spirito Santo 5e hanno gustato la buona parola di Dio e i prodigi del mondo futuro. 6Tuttavia, se sono caduti, è impossibile rinnovarli un’altra volta portandoli alla conversione, dal momento che, per quanto sta in loro, essi crocifiggono di nuovo il Figlio di Dio e lo espongono all’infamia. 7Infatti, una terra imbevuta della pioggia che spesso cade su di essa, se produce erbe utili a quanti la coltivano, riceve benedizione da Dio; 8ma se produce spine e rovi, non vale nulla ed è vicina alla maledizione: finirà bruciata!
Seleziona Pagina
Perché non ci spaventiamo davanti alla Parola che oggi il Signore dona alla nostra preghiera e alla nostra vita, mi permetto di proporre un’immagine che spero non scandalizzi nessuno. Quando un uomo o una donna incontrano la “persona della loro vita”, hanno la profonda convinzione che senza quella persona sarebbero irrimediabilmente perduti. Tutto vedono, ascoltano, ricevono, soffrono e gustano nel loro rapporto vitale e totale con lei. E’ in questa direzione che mi pare si possa orientare oggi la nostra preghiera e la nostra riflessione. Il dono di Gesù è l’apice dell’esperienza della luce della nostra vita. E’ imperdibile.
Tale dono viene descritto in modo sublime ai vers.4-5. E’ la luce che illumina la nostra vita, cioè ne rivela la sostanza, il significato, la sublime vocazione dei figli di Dio…la vita nuova. Capita che qualcuno, avendo ricevuto il dono di Dio, non riesca più a ricordare come poteva essere prima la sua vita, come se solo allora avesse incominciato a vivere. Ha “gustato il dono celeste” della mensa eucaristica, come fonte e apice di tutta la sua esistenza. Nel dono dello Spirito Santo ha tutto visto e vissuto nella bellezza e nella bontà del Signore. Ha gustato magari ogni giorno e insieme a qualcun altro la “buona Parola di Dio” e la presenza nella sua umile esistenza dei grandi segni “del mondo futuro”, e quindi la pienezza della carità che ci chiama in termini incalzanti alla comunione con il Signore e tra noi tutti….
Ora, quale potrebbe essere e come potrebbe darsi una simile sventura? Perdendo la centralità assoluta della persona, dell’opera e dell’operante mistero di Gesù! Perdendo Gesù! La nostra vita è sempre esposta a tante vicende non buone, ai nostri “peccati”. Ma nessun peccato è rottura della relazione con il nostro Signore. Anche nella condizione estrema del peccatore la presenza di Gesù rimane. L’importante dunque è non perdere Lui! Questo mi sembra voglia dire, al ver.6, l’espressione “se sono caduti”. Quindi, questa pericolosa eventualità, non è comune, ma è condizione delicata proprio di coloro che il dono del Signore l’hanno ricevuto e in modo sovrabbondante.
Ed è severa l’immagine dei vers.7-8, dove si mettono a contrasto la sovrabbondanza della pioggia che spesso cade sulla terra e la negatività del frutto prodotto da quella terra stessa. Neanche un frutto modesto, ma addirittura il contrario di quello che dovrebbe avvenire. Se fossimo noi stessi quelli che “la coltivano”, quella terra noi stessi la ripudieremmo. In conclusione: le Parole che oggi ascoltiamo devono essere ricevute, come sempre, tenendoci strettamente abbracciati al nostro Signore. E un peccatore come me, ancora di più! Senza questo abbraccio, come farei a campare?
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Sulla “impossibilità” alla metanoia, alla conversione, ha già detto don Giovanni. Sottolineo, invece, nei primi versetti odierni la bella descrizione del credente, e di tutti noi: siamo stati “illuminati” dalla grazia di Dio e nel nostro battesimo; abbiamo gustato i doni, “quelli del cielo”, in particolare alla mensa eucaristica; siamo resi partecipi dello Spirito del Signore; abbiamo gustato e gustiamo “la bella parola di Dio”, la parola buona, eccellente; abbiamo esperienza delle “forze”(TOB) dell’altro evo, degli effetti della potenza di Dio già ora nella nostra piccola vita (vv.4-5). Ci auguriamo di essere una terra che “riceve benedizione da Dio”(v.7).
Il rimprovero di oggi, che è severo e che dobbiamo accogliere così come è, può essere unito alle parole iniziali della lettera: “Come potremo scampare noi se trascuriamo una salvezza così grande?” (2:3). Il fondamento del rimprovero è che non dobbiamo disprezzare la salvezza che abbiamo ricevuto per il sangue di Cristo, pensando magari che dobbiamo aspettare e rivolgerci a qualcun altro.
Stupore per il piano di Dio in favore degli uomini. Noi viviamo in libertà: possiamo scegliere di accogliere la salvezza e la vita eterna e l’amore di Gesù, o possiamo rifiutare ciò, e chiudere il cuore davanti all’amore di Dio che ci salva. C’è un pericolo nella nostra vita; bisogna che stiamo sempre attenti e pronti a fare attenzione; che il nostro cuore non si appesantisca. Ogni giorno dobbiamo decidere di proseguire nella vita nuova.