1Ogni sommo sacerdote, infatti, è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. 2Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. 3A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo.
4Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. 5Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato, gliela conferì 6come è detto in un altro passo:
Tu sei sacerdote per sempre,
secondo l’ordine di Melchìsedek.
4Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. 5Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato, gliela conferì 6come è detto in un altro passo:
Tu sei sacerdote per sempre,
secondo l’ordine di Melchìsedek.
La preziosità del nostro testo sta nel mostrarci come l’antico sacerdozio del tempio sia efficace profezia della persona e dell’opera di Gesù. Ovviamente, l’adempimento della “profezia” ha sempre contenuti e rivelazioni del tutto inaspettati, ma questo ancor più stupisce, perché ci mostra come il mistero di Dio sia presente e insieme “nascosto” nella storia. Questo suggerisce atteggiamenti di attenzione e insieme di umiltà, e soprattutto di grande supplica perché il Signore ci aiuti a guardare con sapienza spirituale la storia nella quale siamo immersi. Quindi, in Gesù la profezia si compie, e si compie in modi, misure e prospettive che non sono la semplice conseguenza sul piano razionale, ma contengono e svelano meraviglie inaspettate.
Innanzi tutto, il ver.1 afferma che il compito privilegiato del sommo sacerdote è quello di essere “costituito nelle cose che riguardano Dio”, proprio come Gesù è venuto per riaprire – o per aprire pienamente – la via di Dio nella storia dell’umanità. Per questo il sommo sacerdote deve “offrire doni e sacrifici per i peccati”. Gesù offre se stesso! E con questo Egli porta salvezza all’intera umanità!
Il ver.2 evidenzia la “debolezza” umana del sacerdote, che condivide in tutto l’ordinaria situazione di tutti, ed è quindi “anche lui rivestito di debolezza”. E’ quello che Gesù assume nella sua assoluta innocenza: dalla sua nascita a Betlemme, al battesimo di Giovanni Battista, fino alla morte tra i malfattori! Per questo, il sacrificio che il sacerdote deve offrire “anche per se stesso”, Gesù lo offrirà nella sua assoluta giustizia, come osserva il malfattore crocifisso accanto a Lui: “Egli non ha fatto nulla di male”(Luca 23,41).
Il sommo sacerdote, ascoltiamo ai vers.4-6, non può “attribuire a se stesso questo onore, se non è chiamato da Dio, come Aronne”. E “Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote”, ma è stato eletto dal Padre stesso, e con motivazioni, compiti e luci infinitamente più grandi! Lo proclamò Figlio: “Tu sei mio Figlio, oggi ti ho generato”, come dice il Salmo 2,7. E sacerdote: “Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchisedek” come dice il Salmo 109(110),4.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
v. 2 “[Il sommo sacerdote] è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore…” . Secondo l’A.T. i peccati per cui vengono offerti sacrifici sono quelli commessi per ignoranza. Ma Gesù ha ampliato molto il numero di peccati che rientrano in questa categoria, infatti sulla croce ha detto: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno!”. In qualche modo Gesù inserisce ogni sorta di peccato in questa tipologia.
“Sentire giusta compassione”: è vero anche per noi. Gesù infatti davanti alla donna adultera dice agli accusatori: “Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei”: tutti veniamo invitati a capire ce siamo deboli e che non possiamo accusare gli altri, neanche quelli che secondo la legge di Mosè sarebbero degni di morte. E Gesù, che è senza peccato, potrebbe condannarla; ma, se i sommi sacerdoti dell’A.T. erano chiamati a essere misericordiosi secondo la misura umana, Gesù che ha preso la nostra debolezza e perciò la conosce, può avere misericordia in modo divino.
Gesù, presentato già da ieri come grande sommo sacerdote, viene presentato nel suo ruolo di mediatore tra Dio e gli uomini con due caratteristiche importanti, in riferimento alla condizione di noi uomini, deboli, peccatori e mortali. Ieri ci veniva detto che Gesù “sa prendere parte (simpatheo) alle nostre debolezze, egli stesso è stato messo alla prova come noi…” (4:15); e oggi ci viene detto che ogni sommo sacerdote, e tanto più Lui, “è in grado di sentire giusta compassione (metriopatheo) per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore”. Proprio perché ha patito, fattosi solidale alla nostra condizione, proprio perché Gesù ha assunto la nostra stessa debolezza, ci conosce e può “moderare le proprie passioni, soprattutto l’esplosioni d’ira davanti alle nostre colpe; può sopportarci pazientemente e cercare il modo e l’occasione per correggerci con dolcezza, senza mascherare la gravità del nostro peccato; e in tutto sentire piena compassione per noi. E inoltre, non sembra che Gesù, nostro Dio, sia mai “indifferente, senza passioni né attenzioni, insensibile, non partecipe delle nostre sofferenze” (apatheo e derivati non si trova mai in tutta la bibbia greca).
Si parla di “sacerdozio”, ma io, che sono donna, vorrei dire al Signore che sì, mi sarebbe piaciuto, in qualche modo… mi piacerebbe, esserGli Sposa.
Francesca.