1Dovremmo dunque avere il timore che, mentre rimane ancora in vigore la promessa di entrare nel suo riposo, qualcuno di voi ne sia giudicato escluso. 2Poiché anche noi, come quelli, abbiamo ricevuto il Vangelo: ma a loro la parola udita non giovò affatto, perché non sono rimasti uniti a quelli che avevano ascoltato con fede. 3Infatti noi, che abbiamo creduto, entriamo in quel riposo, come egli ha detto:
Così ho giurato nella mia ira:
non entreranno nel mio riposo!
Questo, benché le sue opere fossero compiute fin dalla fondazione del mondo.
Così ho giurato nella mia ira:
non entreranno nel mio riposo!
Questo, benché le sue opere fossero compiute fin dalla fondazione del mondo.
Domandiamoci quale sia il significato di questo “riposo”. Io mi orienterei a pensare ad una condizione di pienezza. Pienezza di comunione. La si può pensare per la fine della vita terrena. Ma credo che la si possa considerare anche un’esperienza nel tempo e nello spazio di questo nostro pellegrinaggio come piena accoglienza e piena esperienza del dono di Dio. Il nostro stesso volerci bene. Certo, ne percepiamo sempre la necessaria transitorietà, perché mai si arriva in fondo. Tuttavia l’amore è sempre anche un’esperienza di totalità. Nel momento in cui perdoniamo e ci perdoniamo, mi sembra che cogliamo qualcosa di quello cui allude il canto dell’amore di 1Corinti 13.
Sono molto incerto circa la traduzione del ver.2, perché qualcuno suggerisce che si potrebbe rendere l’espressione “con fede”, come “mediante la fede”, quindi un rimanere uniti, mediante la fede, a quelli che hanno ascoltato. In ogni modo mi pare si voglia dire che la fede non è separabile dalla comunione. Penso come ad esempio l’ultimo capitolo del Vangelo secondo Marco sottolinei che la fede è credere a coloro che hanno visto il Risorto e l’hanno annunciato. La mia piccola fede è possibile solo perché e se mi custodisco nella comunione con i miei fratelli.
Certamente questa possibilità di entrare nel riposo di Dio è connessa a quell’ “oggi” nel quale ascoltiamo la sua voce, e cioè riceviamo il dono del Signore. L’imperativo morale della nostra vita è quello di custodire il dono ricevuto. Abbiamo ricevuto il dono della Parola, che è Spirito e vita. Si tratta di custodirlo. E forse oggi ci viene detto che la comunione fraterna è via privilegiata per questa custodia.
L’ultima parte del ver.3 – “..benchè le sue opere fossero compiute fin dalla fondazione del mondo” – allude ai giorni della creazione e al settimo giorno, quello del riposo di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
La terra promessa, secondo il Salmo 94 citato oggi e anche secondo Dt 12,9 (“ancora non siete giunti al luogo del riposo e nel possesso che il Signore, vostro Dio, sta per darvi”),è un luogo di RIPOSO. Riposo per il popolo e riposo anche per Dio (“Sì, il Signore ha scelto Sion, l’ha voluta per sua residenza:Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre:qui risiederò, perché l’ho voluto.” Sal 131/132, 13-14). Mi sembra bellissima la promessa di un luogo in cui riposare INSIEME. Nei versetti che seguono al LUOGO del riposo verrà accostato anche un TEMPO del riposo: il sabato, il giorno in cui Lui ha riposato e in cui per questo invita a riposare anche i Suoi figli (“Per sei giorni lavorerai, ma nel settimo riposerai” Es 34,21).
Luoghi e tempi per il riposo insieme, per la comunione.
Come concepirlo questo “riposo”? A noi “veterani” avevano spiegato che nella vita futura saremmo stati pienamente appagati della contemplazione di Dio. Molti però pensavano (senza dirlo apertamente) che non era una prospettiva allettante…; forse ci saremmo annoiati in questo eterno riposo. Oggi si tende ad affermare che quella vita indistruttibile (di cui già ora godiamo) sarà una vita sempre più piena e che ci permetterà di realizzare le tante potenzialità che per vari motivi sono rimaste inattuate in ognuno di noi. Una piena realizzazione della nostra persona, in un crescendo senza fine. Don Giovanni parla qui di “una condizione di pienezza. Pienezza di comunione…, piena accoglienza e piena esperienza del dono di Dio. Il nostro stesso volerci bene”. I versetti di oggi e quelli di ieri indicano che solo “insieme” si può attuare tutto questo. Solo con gli altri si può essere “beati”, felici… Mi piacerebbe che gli esperti di ebraico, aramaico e greco ci chiarissero meglio il significato del “riposo” biblico.
Ho trovato un parallelo stranissimo ma molto intrigante guardando queste due parole:
1) essere escluso, mancare, perdere un’occasione
v.1 “Dovremmo avere il timore che qualcuno di voi sia giudicato ESCLUSO dal riposo promesso”.
2) mescolare, comporre, congiungere, unire
v.2 “A loro la parola udita non giovò affatto, perché NON SONO RIMASTI UNITI a quelli che avevano ascoltato con fede”.
A pensarci bene sono due parole attualissime, che riguardano il nostro mondo, il nostro stare insieme, il nostro vivere la fede! Sono due parole, soprattutto la seconda, abbastanza rare nel NT.
Si ritrovano insieme in un testo stupendo, il cap. 12 della 1 Corinti, v.24, che parla dell’immagine del corpo, formato da tante membra, avente come capo Cristo. Ne copio solo un pezzettino:
22 Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie; 23 e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza, 24 mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio HA COMPOSTO il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne MANCAVA, 25 perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. 26 Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. 27 Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte.
Beh… quindi, in questo salmo 94, possiamo pensarci come “un corpo”. Tutti insieme, composti, mescolati, combinati nella diversità da Dio stesso ci sosteniamo e ci riempiamo a vicenda di quello che ci manca (la fede!). Tutti insieme si riposa!
Questi vv. sono una messa in guardia, perché Dio nel suo Cristo vuole salvarci. E noi ciascuno da solo, ma tutti insieme. Perciò ciascuno ha il dovere di custodire i suoi fratelli. E anche il modo di Dio di salvarci è quello di unirci insieme.
v.2: Ai nostri padri nel deserto “la parola udita non giovò a nulla, perché non sono rimasti uniti a quelli che avevano ascoltato con fede”. Possiamo ascoltare in parellelo a queste parole, quello che Paolo scrive ai Corinti (1Cor 12:24s): “Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre.”.
La volontà di Dio è che noi veniamo salvati, e che nessuno si perda, e Dio fa questo dandoci la fede e per mezzo della parola. E vuole che ci custodiamo a vicenda, affinchè nessuno si perda restando da solo.
La promessa che rimane ancora in vigore è quella di entrare nel “riposo” di Dio. Per tre volte ritorna nel brano di oggi questa parola, ripresa dal cap. precedente. Entrare nel suo riposo è l’annuncio e la promessa fatta anche a noi, a tutti gli uomini, stanchi per il peso dei propri peccati, o stanchi per l’incapacità di ritornare a Dio osservando della sua legge.
Allora si deve temere e stare attenti che non ci sia qualcuno che “sia giudicato escluso” da questa promessa. Queste ultime parole possono forse contenere anche un altro significato, anche esso utile per la nostra vita: “non ci sia nessuno che ritiene di essere arrivato tardi, e quindi di mancare la promessa di Dio.” È quindi anche un avvertimento a non amareggiarci, o peggio disperarci, considerando le proprie lentezze, magari nel confronto con altri.
v. 3 “Noi che abbiamo creduto, entriamo in quel riposo come egli ha detto: Così ho giurato nella mia ira, non entreranno nel mio riposo!” Per la fede in Gesù salvatore ci è data la promessa, per la fede in Gesù abbiamo scampo dalla tremenda ira di Dio, e siamo da Lui accolti, come figli insieme al Figlio, nel suo riposo.