1L’amore fraterno resti saldo. 2Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli. 3Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere, e di quelli che sono maltrattati, perché anche voi avete un corpo. 4Il matrimonio sia rispettato da tutti e il letto nuziale sia senza macchia. I fornicatori e gli adùlteri saranno giudicati da Dio.
5La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: Non ti lascerò e non ti abbandonerò. 6Così possiamo dire con fiducia:
Il Signore è il mio aiuto, non avrò paura.
Che cosa può farmi l’uomo?
7Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente l’esito finale della loro vita, imitatene la fede. 8Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre! 9Non lasciatevi sviare da dottrine varie ed estranee, perché è bene che il cuore venga sostenuto dalla grazia e non da cibi che non hanno mai recato giovamento a coloro che ne fanno uso.
5La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: Non ti lascerò e non ti abbandonerò. 6Così possiamo dire con fiducia:
Il Signore è il mio aiuto, non avrò paura.
Che cosa può farmi l’uomo?
7Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente l’esito finale della loro vita, imitatene la fede. 8Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre! 9Non lasciatevi sviare da dottrine varie ed estranee, perché è bene che il cuore venga sostenuto dalla grazia e non da cibi che non hanno mai recato giovamento a coloro che ne fanno uso.
Ci potremmo forse domandare se il ver.1 non si possa considerare il “titolo” di tutto quest’ultimo capitolo della Lettera. In ogni caso, il verbo reso in italiano con “resti saldo” esprime la stabilità dei pensieri, dei sentimenti e delle azioni. E l’amore come amore fraterno esprime bene la vita cristiana come vita dell’intera famiglia di Dio, con le sue vicende e le sue diverse condizioni, tutte ampiamente condivise. Mi rallegrano questi primi nove versetti del cap.13 che danno il senso profondo di un’esistenza del tutto condivisa. Il ver.2 ci offre il prezioso paradigma dell’ospitalità di Abramo che, in Genesi 18 accoglie, nei tre pellegrini che egli ferma perché entrino nella sua tenda ospitale, gli Angeli di Dio, e, nella grande tradizione cristiana, Dio stesso, nell’”ikona” del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E tutto questo, “senza saperlo”, per affermare che ogni ospitalità è ospitalità degli Angeli e quindi di Dio stesso!
Al ver.3 ci viene regalata l’immagine della condivisione della sorte dei carcerati che sono da considerare nostri “compagni di carcere”, perché anche noi, pur non essendo in galera, dobbiamo pazientemente sopportare tante piccole e grandi prigionie. E nei confronti di coloro che subiscono maltrattamenti possiamo essere in grande comunione perché anche noi abbiamo “un corpo”, e quindi sperimentiamo anche noi le fatiche e le sofferenze dei mali che ci colpiscono. Al ver.4 si illumina la condizione matrimoniale come da “onorare”, perché condizione espressiva del mistero dell’amore divino, e quindi da celebrare e non da possedere o da stravolgere. Su di esso sta il giudizio di Dio stesso.
Accontentarsi di quello che si ha è il segreto di sapienza che tiene lontana ogni cupidigia e che consegna a Dio stesso, che ha detto: “Non ti lascerò e non ti abbandonerò”(Deuteronomio 31,6.8). Principio e garanzia di un abbandono fiducioso all’aiuto che viene dal Signore. Così i vers.5-6.
Ci è caro e prezioso il ricordo di coloro che ci “hanno annunciato la Parola di Dio”(ver.7). E’ sempre vivo in noi il ricordo della loro vita, esemplare sino alla fine, e dunque modello da imitare pur nel variare dei tempi e delle situazioni, perché ”Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre”(ver.8). Concentrare su di Lui tutta la nostra attenzione interiore è garanzia per la nostra vita e salvaguardia da dottrine e mode inutili e dannose (ver.9).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“L’amore fraterno resti saldo”: perché “fraterno”? Perché – ricorda la TOB – i cristiani si chiamavano (e si consideravano) fratelli. E l’ospitalità era davvero importante quando i viaggi erano così difficili e pericolosi. Allora come oggi, si può accogliere, “senza saperlo”, il Signore stesso. – Infine, le parole di Dio: “Non ti lascerò e non ti abbandonerò”: se nemmeno un passero cade a sua insaputa, che cura avrà di noi, quale attenzione amorosa, nel nostro impegnativo cammino…