4Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato 5e avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli:
Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore
e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui;
6perché il Signore corregge colui che egli ama
e percuote chiunque riconosce come figlio.
7È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? 8Se invece non subite correzione, mentre tutti ne hanno avuto la loro parte, siete illegittimi, non figli! 9Del resto noi abbiamo avuto come educatori i nostri padri terreni e li abbiamo rispettati; non ci sottometteremo perciò molto di più al Padre celeste, per avere la vita? 10Costoro infatti ci correggevano per pochi giorni, come sembrava loro; Dio invece lo fa per il nostro bene, allo scopo di farci partecipi della sua santità. 11Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.
12Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche 13e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.
Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore
e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui;
6perché il Signore corregge colui che egli ama
e percuote chiunque riconosce come figlio.
7È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? 8Se invece non subite correzione, mentre tutti ne hanno avuto la loro parte, siete illegittimi, non figli! 9Del resto noi abbiamo avuto come educatori i nostri padri terreni e li abbiamo rispettati; non ci sottometteremo perciò molto di più al Padre celeste, per avere la vita? 10Costoro infatti ci correggevano per pochi giorni, come sembrava loro; Dio invece lo fa per il nostro bene, allo scopo di farci partecipi della sua santità. 11Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.
12Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche 13e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.
E’ molto importante la Parola che oggi ascoltiamo dal Signore perché ci conduce a interpretare in modo giusto e profondo le prove della vita, e in particolare le prove che sono legate alla nostra condizione di discepoli di Gesù, e quindi di figli di Dio. Le prove non sono una sventura né una punizione per il male fatto. Il termine privilegiato è quello reso in italiano con la parola “correzione” e con il verbo “correggere”. La correzione ha il compito di condurci verso la vita di fede, allontanandoci da un’interpretazione “mondana” della vita per portarci progressivamente nell’orizzonte della nostra appartenenza figliale a Dio. Per questo, accanto al termine della correzione, l’altra parola dominante nel nostro testo è la parola “figlio”.
La Lettera cita ai vers.5-6 il testo di Proverbi 3,11-12. Se lo andate a cercare sulla vostra Bibbia, lo troverete in forma un po’ diversa perché la Bibbia che abbiamo è tradotta dal testo ebraico, mentre la Lettera cita la versione greca della Bibbia, quella che viene anche chiamata “I settanta”. Si tratta di un duplice invito in queste parole: non trascurare la correzione, e non farsene scoraggiare. Dunque una lettura positiva degli eventi, delle parole e di ogni situazione che razionalmente giudicheremmo negativa, e che invece contiene elementi importanti di crescita della nostra relazione figliale con il Padre. Ricorderete come questo progresso viene attribuito a Gesù stesso nelle parole della Lettera agli Ebrei 5,7-10.
Senza l’esperienza di questi passaggi correttivi non ci potremmo considerare veramente figli, e figli amati dal Padre. I vers.9-10 richiamano l’esperienza che si fa nel rapporto con i genitori terreni, esperienza importante, eppure piccola rispetto all’azione educatrice di Dio, che in tal modo vuole “farci partecipi della sua santità”. Per questo motivo, il dolore è esperienza propria del credente, ma è vicenda orientata verso la gioia, perché “arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati”(ver.11). E’ proprio vero che tutto concorre al bene per quelli che Dio ama e che lo amano.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
L’argomentazione dei primi versetti – come ricorda la Bibbia di Gerusalemme – è da comprendere in riferimento alla concezione educativa del tempo biblico (e del mondo antico). – La “correzione” da parte di Dio, il suo “riprenderci” ha un risvolto della medaglia bello e luminoso: in questo modo capiamo che siamo davvero suoi figli. Alle prove della vita abbiamo dato spesso un significato negativo: pensate a quando dicevamo che erano “croci” inviate da Lui. No: Dio non manda croci (e anche il Vangelo non parla in questo senso); le vicissitudini, anche dolorose, della nostra esistenza sono “per avere la vita”(v.9) e possiamo viverle sostenuti da Colui che ci ama (v.6). I versetti precedenti, con bella immagine sportiva, ci dicevano di correre con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù; oggi ci viene detto di “camminare diritti con i nostri piedi”; il piede che zoppica – come sono spesso i nostri sul cammino della vita – non deve storpiarsi, ma piuttosto guarire (v.13).