1Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, 2ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.
3Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, 4divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.

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Il primo versetto della nostra Lettera raccoglie in un istante tutta la storia della salvezza, e con due avverbi ne definisce i tempi – “molte volte” – e i modi –“in diversi modi” – che possono alludere sia alle diversità delle circostanze e dello svolgersi dei fatti, sia anche ai “generi letterari” che li hanno tramandati nelle “Scritture”, e cioè i primi cinque Libri che sono la Torah, i profeti, i testi sapienziali, i libri storici… Quella Parola – “Dio, che molte volte e in diversi modi aveva parlato ai padri…” – non solo non deve essere dimenticata, ma è in certo senso la grande base sulla quale si erige tutto il contenuto della Lettera agli Ebrei. Tutte le “Scritture”, e cioè gli scritti custoditi per secoli dalla fede dei padri ebrei, hanno custodito e tramandato alle generazioni credenti la Parola che Dio ha comunicato al suo Popolo come “profezia”.
Tutta quella Parola è stata ed è profezia del Figlio! “Ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio”(ver.2)! L’espressione “ultimamente” fa fatica a darci il senso di questo “tempo ultimo”, che non dice solo la “quantità”, ma anche e soprattutto la “qualità” del tempo: infatti la Parola del Figlio è l’ultima, la suprema, è la rivelazione e la pienezza di tutta la Parola profetica che nel passato Dio ha donato ai padri ebrei. Questo è sottolineato anche dal fatto che dove in italiano è detto che Dio ha parlato “per mezzo del Figlio”, alla lettera dice che Dio ha parlato a noi “nel Figlio”. Questo Figlio dunque è l’ultima e la piena Parola di Dio! E’ il principio e la fine – e “il fine”! – di tutto. E’ l’erede e la fonte di tutta la creazione e di tutta la storia.
Il Figlio, dice il ver.3, è la piena presenza di Dio nella creazione e nella storia. Infatti Egli è “irradiazione della sua gloria” (“splendor gloriae”, dice la versione latina), e “impronta della sua sostanza” (“figura substantiae eius” dice il latino). Sono espressioni per dire che il Figlio tra noi è veramente Dio tra noi e con noi e in noi! Dico io banalmente: Gesù è Dio! Gesù “tutto sostiene con la sua parola potente”!! Il Vangelo di Gesù è la potenza che sostiene tutto, tutta la creazione e tutta la storia! Per questo, “dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli”. Per pensare di avvicinarci al significato di questa “purificazione dei peccati”, io mi permetto di suggerire di pensare alla Pasqua e alla risurrezione dai morti, e quindi alla “nuova creazione”, che Gesù viene a portare e a donare. Adesso Gesù, Figlio di Dio e Figlio dell’Uomo, siede “alla destra della maestà nell’alto dei cieli”. In Lui, questa nostra povera umanità è pienamente accanto a Dio! Questa è l’immensità dell’opera di Dio. E’ la sua gloria.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Riprendendo anch’io a scrivere qualche riflessione, sono rimasto perplesso nel vedere la prima parola di questa lettera: “Dio…” (mentre sia il greco che il latino cominciano con “Molte volte…”). Scriviamo e parliamo di Dio forse con troppa facilità, col rischio di dire superficialità e anche sciocchezze. Possiamo però stare attaccati alle parole che Egli stesso ci ha detto con i profeti e “nel Figlio”. – Il Signore Gesù è stato stabilito erede di tutte le cose; mi piace pensare che noi in conseguenza, in quanto co-eredi, abbiamo a disposizione un patrimonio immenso, una ricchezza senza limiti… Bella la conclusione del v.2, dove l’autore, senza l’uso della congiunzione che compare nell’italiano, aggiunge “per quem fecit et saecula”, “attraverso il quale anche ha fatto i mondi”. Ed Egli tutto sostiene “con la parola della sua potenza” (così alla lettera). – Riguardo alla “impronta della sua sostanza”, segnalo la spiegazione della Bibbia di Gerusalemme: “come l’impronta che lascia un sigillo”.
Mi è molto piaciuto l’inizio della lettera,un nuovo viaggetto nella Parola di Dio, con il tema di Dio che parla. Dio che ha parlato e che parla,in questi giorni,per mezzo di Gesù.
Ho trovato molto importante e rassicurante questo chiarimento. Come si volesse partire da qua.
Dio vuole parlare all’uomo, parlarci del Vangelo,di Sè,di noi, di noi con Lui, della nostra vita, dei rapporti tra di noi,dell’amore,di un sacco di cose forse anche un pò differenti nella vita di ciascuno.
Al capitolo 12 della lettera l’ammonizione è severa ‘Guardatevi perciò di non rifiutare Colui che parla..’.
A questo proposito mi sembra molto efficace la parte della Regola sul silenzio,come tutela dell’ascolto del Signore: il silenzio è l’unica lode vera e degna, esso stesso puro dono di Dio, il silenzio interiore, che è progressivo venir meno di ogni fantasia, di ogni programma, di ogni apprensione per il futuro, di ogni pensiero non richiesto dal dovere immediato, dono che va invocato, predisposto e custodito con la fedeltà al silenzio esteriore.