2 Non entrerà nella comunità del Signore chi ha i testicoli schiacciati o il membro mutilato. 3 Il bastardo non entrerà nella comunità del Signore; nessuno dei suoi, neppure alla decima generazione, entrerà nella comunità del Signore. 4 L’Ammonita e il Moabita non entreranno nella comunità del Signore; nessuno dei loro discendenti, neppure alla decima generazione, entrerà nella comunità del Signore. 5 Non vi entreranno mai, perché non vi vennero incontro con il pane e con l’acqua nel vostro cammino, quando uscivate dall’Egitto, e perché, contro di te, hanno pagato Balaam, figlio di Beor, da Petor in Aram Naharàim, perché ti maledicesse. 6 Ma il Signore, tuo Dio, non volle ascoltare Balaam, e il Signore, tuo Dio, mutò per te la maledizione in benedizione, perché il Signore, tuo Dio, ti ama. 7 Non cercherai né la loro pace né la loro prosperità; mai, finché vivrai. 8 Non avrai in abominio l’Edomita, perché è tuo fratello. Non avrai in abominio l’Egiziano, perché sei stato forestiero nella sua terra. 9 I figli che nasceranno da loro alla terza generazione potranno entrare nella comunità del Signore.
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Può essere utile accogliere queste parole verificando nella nostra persona e nella nostra storia come saremmo esclusi dall’assemblea santa. I vers.2-3 richiamano tutte le nostre responsabilità di frante alla generazione e alla vita, e soprattutto la nostra aridità e infecondità interiore. I vers.4-7, attraverso la vicenda dell’Ammonita e del Moabita ricordano le nostre colpe riguardo alla carità (“non vi vennero incontro con il pane e con l’acqua..”) e addirittura i nostri pensieri e i nostri gesti di maledizione e di morte contro i figli di Dio, colpiti da noi e salvati dall’amore del Signore. Infine, ai vers.8-9, sono segnalate le nostre attuali difficoltà di accoglienza nei confronti di fratelli che non ci sono graditi, e che non ci sembrerebbero degni di far parte della santa assemblea del Signore. Se facciamo questo percorso, penso che nessuno che leggerà le mie storielline penserà di avere diritto di ingresso nel popolo di Dio! Con in più l’assurdo che invece bisogna trattar bene Edomiti ed Egiziani! Forse solo uno vi può entrare: il Cristo del Signore! E credo sia proprio così. In fondo la grande vicenda dei nostri padri ebrei trova la sua suprema potenza di fecondità proprio nel togliere ogni illusione alla nostra istintiva pretesa di “essere degni”. Siamo davanti alla grande polemica di Gesù nei confronti dell’osservanza farisaica, inevitabilmente esposta a ipocrisie e contraddizioni proprio perchè cerca una sua giustizia nelle opere della Legge. L’ebraismo è la sentenza di condanna nei confronti del “mondo religioso”. E prepara la via a quella che si presenterà come l’unica strada : la fede, e cioè l’accoglienza di Colui che solo ci può condurre nel popolo santo. Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Questo tema del non poter entrare nella comunità del Signore risulta a una prima lettura molto imbarazzante. Poi però ci accorgiamo che anche nel Vangelo è un tema che ritorna con una certa frequenza. Lì infatti sono spese molte parole su “entrare e non entrare”. Anche ieri ne abbiamo incontrate, quando Gesù diceva che “Chi non accoglie il regno dei cieli come un bambino non vi entrerà”. E dopo il brano del ricco che lo interroga sul primo comandamento, questo tema ritornerà, stupendo gli stessi apostoli, che si sentiranno compartecipi di quella situazione di ricchezza che non permette di “entrarvi”. E questo accade perchè il Signore possa rispondere come ha risposto ai discepoli: “questo è impossibile agli uomini”, e rinnovare il Suo dono. Sugli Ammoniti e Moabiti: fanno nei confronti di Israele in viaggio verso la patria, due cose molto gravi: 1. non gli vanno incontro con pane e acqua, e 2. vogliono provocare la maledizione su di lui. Sono categorie che rimangono. Il popolo di Dio, se rimane fedele al suo cammino nel deserto, nel suo bisogno diventa occasione di giudizio: “Se uno vi darà anche solo un bicchiere d’acqua fresca non perderà la sua ricompensa!”, assicurerà Gesù. Il giudizio operato da Dio è legato al bisogno del popolo. “Non ricercherete la loro pace e il loro bene”: non deve entrare nel popolo di Dio una ipotesi di pace così crudele come quella dei moabiti e degli ammoniti che hanno rifiutato l’aiuto al bisognoso. Non sono neppure chiamati ad aiutare questo tipo di “benessere” negli altri. IN Rom leggiamo il comando di non aiutare la malvagità; e al nemico, al malvagio, dai da bere e da mangiare, vinci il male con il bene. L’ammonita e il moabita non potrà entrare nel popolo “fino alla decima generazione”: dunque Gesù è la undicesima generazione! Nasce infatti da Ruth la moabita! “Piacque a Dio riconciliare in Lui, Gesù, tutte le cose”: in Lui, Dio muta la maledizione in benedizione. Anche a proposito dell’eunuco, come agli stranieri, ci sarà un cambio di prospettiva, per quello che leggiamo in Isa 56: “anche l’eunuco può entrare nell’assemblea del Signore”.