1 Queste sono le leggi e le norme che avrete cura di mettere in pratica nella terra che il Signore, Dio dei tuoi padri, ti dà perché tu la possegga finché vivrete nel paese.
2 Distruggerete completamente tutti i luoghi dove le nazioni che state per scacciare servono i loro dèi: sugli alti monti, sui colli e sotto ogni albero verde. 3 Demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuoco le statue dei loro dèi e cancellerete il loro nome da quei luoghi.
4 Non farete così con il Signore, vostro Dio, 5 ma lo cercherete nella sua dimora, nel luogo che il Signore, vostro Dio, avrà scelto fra tutte le vostre tribù, per stabilirvi il suo nome: là andrete. 6 Là presenterete i vostri olocausti e i vostri sacrifici, le vostre decime, quello che le vostre mani avranno prelevato, le vostre offerte votive e le vostre offerte spontanee e i primogeniti del vostro bestiame grosso e minuto; 7 mangerete davanti al Signore, vostro Dio, e gioirete voi e le vostre famiglie per ogni opera riuscita delle vostre mani e di cui il Signore, vostro Dio, vi avrà benedetti.
8 Non farete come facciamo oggi qui, dove ognuno fa quanto gli sembra bene, 9 perché ancora non siete giunti al luogo del riposo e nel possesso che il Signore, vostro Dio, sta per darvi. 10 Ma quando avrete attraversato il Giordano e abiterete nella terra che il Signore, vostro Dio, vi dà in eredità, ed egli vi avrà messo al sicuro da tutti i vostri nemici che vi circondano e abiterete tranquilli, 11 allora porterete al luogo che il Signore, vostro Dio, avrà scelto per fissarvi la sede del suo nome quanto vi comando: i vostri olocausti e i vostri sacrifici, le vostre decime, quello che le vostre mani avranno prelevato e tutte le offerte scelte che avrete promesso come voto al Signore. 12 Gioirete davanti al Signore, vostro Dio, voi, i vostri figli, le vostre figlie, i vostri schiavi, le vostre schiave e il levita che abiterà le vostre città, perché non ha né parte né eredità in mezzo a voi.

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Cerchiamo di cogliere il significato profondo dei vers.2-3, dove, a nome di Dio, Mosè prescrive che siano distrutti tutti i luoghi e tutti gli oggetti delle religioni idolatriche. E’ sbagliato pensare che si tratti di una competizione tra religioni. Il senso profondo è qui quello della “distruzione della religione”. Di fatto ogni “religione” dice un rapporto idolatra. Non è quindi che israele sostituisca con la sua religione le altre religioni. Per cercare di capire un po’ di più del Dio di Israele bisogna pensarlo come un nemico della religione, un distruttore delle religioni! E’ dunque un’operazione che Israele fa soprattutto con se stesso e per se stesso. Se non li distruggerà, gli idoli religiosi lo sedurranno e lo conquisteranno.
Infatti, al ver.4, ecco l’affermazione forte: “Non farete così con il Signore vostro Dio”! E al ver.5, l’affermazione importantissima: “Lo cercherete”. E’ l’esigenza irrinunciabile del rapporto con la sua Persona! Non un rito ma un incontro. Dobbiamo allora chiederci che cosa vuol dire il ver.6 con le sue prescrizioni riguardo a olocausti, sacrifici, decime…Qui è necessario volgere lo sguardo ai vers.8-10, dove si dice che questa relazione con Dio potrà aver luogo quando il popolo sarà entrato nella Terra e vi abiterà tranquillo. Chiede dunque che ci sia la possibilità di considerare una storia che ha avuto il suo svolgimento e si è compiuta. Adesso tutto è ancora molto provvisorio, come dice il ver.8, che io commenterei sospettando che in questa situazione ci siano ancora elementi di religiosità idolatrica. Ma quando tutto sarà pacificato, allora si potrà celebrare l’incontro con Dio, un incontro che raccoglie tutte le diverse forme di sacrificio nel segno di un banchetto di gioia e di comunione con Dio e tra tutti. Così al ver.7 e, più ampiamente, al ver.12. Quando noi ci riuniamo per la Santa Cena, usciamo da quel provvisorio che è la nostra storia ordinaria, “al di qua del Giordano”, e entriamo nella Terra del nostro incontro con il Signore, anticipo del Paradiso, cioè della vera Terra Santa di cui la terra in cui viviamo è segno ed è passaggio.
(continua)
Perchè si farà questo? Ecco la ragione fondamentale e fondante: “..gioirete voi e le vostre famiglie..” e, alla lettera “godendo di tutto ciò a cui avrete messo mano, e in cui l’Eterno, il vostro Dio, vi avrà benedetti”. Dunque, la memoria e il riconoscimento di una storia dove abbiamo conosciuto la salvezza, dove non siamo stati soli, dove la nostra fragilità è stata visitata e soccorsa. Allora non costruiremo piramidi dedicate a faraoni divinizzati, nè statue a “vittoriemanuelipadridellapatria”, e neppure a persone chiamate “santità”…tutti rischi più o meno sottili di idolatrìa… Anche la famiglia che si riunirà insieme per mangiare e gioire davanti al Signore non adorerà il padre-padrone, e farà posto agli schiavi e alle schiave come ai figli e alle figlie. Ed è bella la figura del “levita”, che “abiterà le vostre città, perchè non ha nè parte nè eredità in mezzo a voi”, cioè è persona radicalmente “povera”, perchè deve essere in mezzo agli altri la memoria viva che tutto quello che siamo e che abbiamo non è merito, conquista, diritto, preda..ma solamente dono di Dio. Forse in questo modo cominceremo ad entrare nel mistero di Dio, come unica sorgente della vera pace, della fraternità, e dell’intera umanità come un’unica famiglia dell’unico Dio. E permettimi di aggiungere un’affermazione che ci possa aiutare quando ci venisse il sospetto che però alla fine questo Dio, pur diverso dagli altri, giganteggia in mezzo a noi cime gli altri dèi. Allora ricordiamoci che ci è stata data nnegli ultimi tempi l’ikona, la perfetta immagine di Dio, che è Gesù il crocifisso. L’ultimo di tutti noi! E per questo il primogenito della nuova umanità.
E a questo incontro ci dobbiamo portare dietro olocausti, sacrifici, decime…che sono i segni di quello che abbiamo e che noi offriamo al Signore perchè con questo significhiamo che non è roba nostra, ma ancora dono suo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
E’ importante oggi la presentazione del passaggio del Giordano come linea di demarcazione: bisogna distruggere tutti i simulacri per cercare esclusivamente la comunione con Dio nell’unico luogo che Lui ha scelto. Segna anche il passaggio da una legge “naturale”, dove “ciascuno fa quello che sembra bene ai suoi occhi”, alla obbedienza alla volontà di Dio, obbedienza puntuale a tutto ciò che Lui comanda. E in questo consiste il “riposo” (v. 9), che il popolo troverà nella terra. Come il buon pastore rassicura le sue pecore che seguendolo e ascoltandolo troveranno pascoli e riposo (Gv 10), e come entrando nella Passione, in obbedienza perfetta al Padre, Gesù dice ai suoi, incapaci di vegliare e pregare con Lui, di “riposare ormai”, nel riposo della Sua obbedienza. Dio ha un luogo prediletto, che ha scelto e dove pone il Suo nome: questo luogo è santo. E non possono lì esserci altre cose diverse da Lui. Bisogna distruggere tutto ciò che è collegato alle divinità pagane. Anche Gesù, che a 12 anni nel tempio, ricorda ai suoi che deve “rimanere ed essere occupato nelle cose del Padre suo”, poi entra nel tempio e cacia tutto ciò che non favorisce l’adorazione di Dio nella sua casa di preghiera. Dopo aver confermato al popolo la promessa della terra, che il Signore ha scelto per loro e darà loro in eredità in nome della promessa fatta ai padri, oggi ci dice che anche per Sè, per porvi il suo nome, Dio ha scelto un posto unico e santo. A questo luogo il popolo, terminato il cammino nel deserto, dovrà “andare” (v.5) per incontrarsi con il Suo Dio. Il cammino continua anche una volta che si è arrivati nella terra di eredità, e soprattutto continua l’opera di “ricercare Dio” (v.5) chiesta al popolo. Gesù nel vangelo oggi ci mostra che questo comando poi avrà una ulteriore precisazione: non si tratta più o tanto di un luogo geografico (infatti oggi Gesù sale a pregare “sul monte”, e non in Gerusalemme) e alla donna samaritana, precisamente a proposito del luogo in cui bisogna adorare spiegherà che “da ora i veri adoratori del Padre non lo adoreranno più sul monte di Samaria, nè in Gerusalemme, ma in Spirito e verità”. Il nuovo luogo di adorazione del Padre, dove Lui ha posto il Suo nome santo, è ormai Gesù, per quanti da tutti i popoli Dio raccoglie nel Suo popolo. E come oggi ci viene detto che “la andremo e la Lo cercheremo”, alla Samaritana Gesù dice che è Dio che “cerca” per sè tali adoratori. Ancora ritorna il tema della reciprocità d’amore tra Dio e il suo popolo. Dio si sceglie un luogo solo per porvi il suo nome, e dà al suo popolo il comando di andare là per farvi ogni sua offerta. Questo ritornerà molte volte nel nostro libro. Oggi Dio dice lo scopo, la ragione di questo: la gioia del popolo, tutti insieme, le famiglie e con le famiglie anche i poveri, qui rappresentati dai leviti, che non hanno terra nè parte tra le altre tribù. Questo è importante perchè dice lo scopo finale dell’agire di Dio: il popolo possa offrire per la Sua gloria, e per avere gioia davanti a Lui. Per due volte (vv. 7 e 11) questo della gioia è un comando che Dio dà al suo popolo: “Gioirete!”. Per la sua parola e per la sua opera buona per il popolo, il popolo è chiamato a gioire davanti a Lui, e non tanto per qualcosa che fa, o trovando in sè stesso motivi per questa gioia, ma tutto avendo ricevuto dal suo Dio.
Non farete così con il Signore… Non farete come facciamo oggi qui, dove ognuno fa quanto gli sembra bene…
Che bel contrasto tra le alture, gli altari, le statue da distruggere… e il Signore da “cercare” nel l’unico luogo che lui ha scelto di abitare. Là devono andare, là devono convergere tutti, da ogni tribù, là devono puntare gli occhi e il cuore!
Cercare!
Don Giovanni lo ha scritto chiaro e tondo: Dio è un distruttore delle religioni, un nemico della religione! E invece i nostri predecessori e noi stessi abbiamo fatto anche del cristianesimo “una grande religione”. Già da vari anni, però, teologi, biblisti, alcuni parroci… hanno colto questo aspetto e ci hanno aiutato a capire: i seguaci di Gesù si collocano nel mondo della fede, e non della religione. Nella religione è l’uomo che deve fare, dare qualcosa per il Dio trascendente; per noi è vero proprio il contrario: è Dio che ha preso l’iniziativa ed è sceso tra noi… Se pensiamo poi a come Gesù abbia “liquidato” il tempio, il culto, i sacrifici, il sacerdozio… Sì, anche il sacerdozio: i nostri, in realtà, non dovrebbero essere chiamati sacerdoti, ma – come era all’inizio – “preti”, cioè presbiteri, gli anziani delegati per l’organizzazione della comunità. – Questa volta mi darete dell’eretico…, ma allora anche il Vangelo è un po’ eretico!