Caro don Giovanni, quando mia figlia mi ha detto che sarebbe venuta da lei per chiedere di potersi sposare nella sua parrocchia, ho cercato di dissuaderla. La mia famiglia la conosce solo per la rubrica del Carlino, come anche mia figlia le avrà detto. Mi spiaceva metterla in imbarazzo data la situazione irregolare e molto singolare nella quale mia figlia vive il suo legame sentimentale con questo giovane, che del resto io giudico positivamente. Desidero ringraziarla adesso attraverso la rubrica, e dirle che sono rimasto stupito di vedere mia figlia contenta di essere stata trattata bene da lei, e anche con molta serenità. Io vivo insieme a mia moglie questa vicenda poco serenamente da molto tempo. Non avrei pensato che volesse chiedere il matrimonio religioso. Io sono un credente non praticante e rispetto la chiesa anche se non condivido certe idee. Adesso mi sembra di dover dire che per questa cosa di mia figlia la chiesa è più avanti di me. Grazie, in ogni modo, e ci conosceremo. lettera firmata

Caro amico, siccome sua figlia sta per trasferirsi in una casa situata nel territorio della parrocchia di Calamosco, è naturale che mi abbia cercato per il matrimonio. Sono stato contento di conoscere sia lei sia il suo compagno, persone molto simpatiche e molto pronte a spiegare con semplicità le difficili vicende della loro relazione. Mi sembra che a questo punto il Signore abbia aperto per loro una strada di pace che sembrava impossibile solo poco tempo fa. Io non posso far altro che rallegrarmi per come nella sua misericordia Egli voglia sempre preparare regali che noi non potremmo lontanamente sperare. Capisco bene che lei e la mamma foste afflitti e in grande difficoltà. Ora vedete come il Signore non abbia paura delle strade contorte della nostra vita, e non desista mai dal venire a cercare i suoi amati figli anche là dove noi non vedremmo possibilità di bene. Le confesso che mi ha fatto un po’ sorridere il suo accenno all’imbarazzo nel quale lei temeva io venissi a trovarmi: questa è per me la vicenda quasi quotidiana del mio incontro con le persone e con le vicende della loro vita.Il rischio è se mai quello di prenderci l’abitudine e quindi di correre il pericolo di osservare tutto con un certo distacco. Per questo le devo dire che sua figlia mi ha molto aiutato ad entrare nel suo problema con partecipazione fraterna e paterna. Mi ha fatto conoscere con umile chiarezza il suo dramma, e mi ha portato con semplicità verso la gioia di una strada trovata come all’improvviso per pura misericordia di Dio. Cosa vuole, il dramma della lotta del bene e del male dura da sempre! Nel nostro tempo corriamo il rischio di non accorgerci nè dell’uno nè dell’altro. E quindi, per non rischiare di patire, ci rassegnamo a non saper veramente gioire. Qualcuno mi ha sapientemente parlato del "cancro dell’indifferenza". E’ un male di cui sua figlia non è certamente affetta. Per questo, credo, il Signore non poteva far altro che pazientare con lei, cercandola e aspettandola senza mai smettere di volerle bene. Lui è fatto così! Ognuno di noi sa bene di essere una pecora perduta che il Signore non cessa di cercare finchè non l’abbia ritrovata. Sua figlia oggi è partecipe della gioia di Dio che si rallegra di averla con Sè, e chiede alla sua Chiesa di fare festa con Lui. Mi aiuti anche lei a preparare una bella festa, capace di celebrare e di esprimere non solo la nostra gioia, ma anche quella del cielo. Con amicizia. d.Giovanni.